Una giornata di mobilitazione, in programma il 25 luglio, contro ''il bavaglio imposto alla stampa sui centri Cie''. E' quanto annunciato oggi dalla Federazione Nazionale della stampa italiana e dall'Ordine dei giornalisti, in un incontro sostenuto anche da Asgi, Articolo 21, Osf, European Alternatives e alcuni parlamentari dell'opposizione contro la circolare interna con cui il ministro dell'Interno Roberto Maroni vieta ai giornalisti l'ingresso nei centri per migranti, sia quelli di accoglienza che quelli di detenzione.
''Il ministro Maroni - spiega il presidente della Fnsi, Roberto Natale - riapra i cancelli dei Cie o alimentera' terribili sospetti sulle condizioni e su quanto sta accadendo all'interno dei centri''. Questo divieto costituisce un ''bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale'' contro cui, alla vigilia della discussione alla Camera del decreto Maroni, calendarizzata per martedi', Natale annuncia una mobilitazione generale. ''I giornalisti - dice - si troveranno davanti ad alcuni centri, chiedendo di poter entrare e soprattutto che questo decreto venga rimosso''. (ANSA)
GIORNALISTI: 25/7 MOBILITAZIONE STAMPA PER ACCESSO AI CIE
GIORNATA PER RIVENDICARE DIRITTO A INFORMAZIONE
Una giornata di mobilitazione per rivendicare il diritto all'informazione, ma soprattutto per togliere quel muro di omertà che rischia di calare sui centri Cie. È quanto annuncia per il 25 luglio la Federazione Nazionale della stampa italiana e l'Ordine dei giornalisti, in un incontro promosso oggi insieme ad Asgi, Rete Primo Marzo, Osf, European Alternatives, Articolo 21 e alcuni esponenti del mondo politico.
Alla vigilia del passaggio alla Camera del decreto Maroni, previsto per martedi', che, tra l'altro, allunga a 18 mesi i tempi di permanenza dei migranti nei centri, sotto accusa c'è la circolare interna con cui dal 1 aprile il Ministro dell'Interno vieta ai giornalisti l'ingresso nei centri, sia di accoglienza sia di detenzione. Un divieto - è stato detto – che costituisce un ''bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale'' che non può così esercitare il diritto di informazione né verificare il rispetto dei diritti umani all'interno delle strutture, dalle quali, al contrario, escono testimonianze sempre più allarmanti.
''Abbiamo già inviato un appello al Ministro - spiega Roberto Natale, presidente dell'FNSI - Non vogliamo intralciare il lavoro di nessuno, ma solo documentare. Questa è una circolare pericolosa perché vietando l'ingresso e la possibilità di raccontare si legittima ogni possibile sospetto su quanto avvenga lì dentro''. La chiamata è dunque per il 25 luglio, quando i giornalisti ''si ritroveranno davanti ad alcuni centri, chiedendo di poter entrare e soprattutto che questo divieto venga rimosso''. La mobilitazione servirà anche a porre rimedio ad un'attenzione ''schizofrenica'' della stampa al problema dei centri, aggiunge il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino. ''Sono sicuro - dice - che se il paese fosse informato non riuscirebbe a tollerare molte delle cose che vi stanno accadendo''. Sostegno alla mobilitazione, allarmanti testimonianze e dure critiche all'atteggiamento del Ministro dell'Interno, definito a più voci ''un muro di gomma'', arrivano anche da esponesti della politica, tra i pochi a cui è permesso l'accesso ai Cie. ''Nei centri si vive una realtà dove sono sospesi i diritti civili e persino le norme costituzionali'', denuncia Fabio Granata (FLI). ''Tecnicamente siamo entrati in regime di apartheid - aggiunge Jean Leonard Touadi (PD) - Martedì arriverà alla camera il decreto, servito sul prato di Pontida, che chiedeva sangue. Mi piacerebbe invece che martedì ci fosse una rivolta generale''. Situazione ''inumana'' e ''inaccettabile'' che punta a ''criminalizzare le persone e utilizzare l'Europa quando conviene'' anche per Rosa Vilecco Calipari (PD), mentre Furio Colombo (Presidente Comitato per i Diritti Umani - Camera dei Deputati) punta il dito contro Maroni per aver portato in Europa ''un'immagine gravemente deformata dell'Italia, del suo decoro e dignità, che ci si ritorcerà contro'', ma anche contro il Ministro degli Esteri, che avrebbe tradotto un documento delle Nazioni Unite come un ''presunto elogio'' e non invece come ''una drammatica esortazione a che certe cose non avvenissero''. (di Daniela Giammusso) (ANSA)
APPELLO GIORNALISTI A MARONI, CI LASCI ENTRARE NEI CIE
I giornalisti tornano ad appellarsi al ministro degli Interni Roberto Maroni, affinché ritiri il divieto di ingresso nei centri di identificazione, accoglienza ed espulsione degli immigrati, scattato per i cronisti con una circolare dell'aprile scorso. Un veto che, denunciano oggi gli addetti ai lavori in una conferenza organizzata alla Sala della Stampa estera di Roma, "costituisce un vero e proprio bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale".
L'appello segue la lettera inviata al ministro poco meno di un mese fa dalla Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) e dall'Ordine dei giornalisti, "che non ha mai avuto risposta". Eppure il veto di ingresso nei Cie "limita il dovere di informare liberamente i cittadini, in ottemperanza dell'articolo 21 della Costituzione", denuncia Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine. "Evidentemente - riflette - siamo scomodi se facciamo il nostro lavoro".
"Quella del ministro è una circolare pericolosa - gli fa eco Roberto Natale, presidente della Fnsi - il fatto di non farci entrare legittima ogni sospetto su quel che avviene all'interno dei Cie, ogni ipotesi potrebbe essere valida. E quel che più ci ferisce - aggiunge - è stato leggere che il divieto scatta per evitare che i giornalisti intralcino le attività rivolte ai migranti. Noi non siamo d'intralcio, vogliamo solo fare il nostro lavoro: raccontare".
Per Jean Leonard Touadi, deputato del Pd, "l'Italia è ormai entrata in un regime di apartheid", un infelice ingresso segnato dall'"introduzione del reato di immigrazione clandestina: perdendo il diritto di soggiorno si perde il diritto all'esistenza". Eppure il nostro Paese "ha applaudito alla rivoluzione dei gelsomini, peccato che una volta giunti in Italia quei ragazzi che hanno vissuto la rivoluzione sulla loro pelle hanno scoperto che i gelsomini in Italia non crescono affatto".
"I giovani rinchiusi nei Cie - incalza - hanno capito che per loro l'inferno non era finito, e ora guardano al nostro Paese smarriti, derubati del loro futuro". Mentre Touadi parla, alle sue spalle vengono proiettate le immagine dei Cie riprese nei blitz di alcuni parlamentari: a loro l'accesso non è vietato. Mura scrostate, materassi rotti e divelti a terra, nella sporcizia, lavelli che perdono acqua, panni messi ad asciugare sulle inferriate arrugginite.
"E' per questo - accusa - che i Cie vengono resi inaccessibili, ma noi dobbiamo rompere il silenzio su quel che sta accadendo lì dentro".
"La situazione - aggiunge il giornalista e deputato Furio Colombo, presidente del Comitato per i Diritti Umani della Camera - è gravissima. Non esiste una percezione della violazione costante dei diritti umani che abita quei centri. Maroni sta fabbricando nel mediterraneo un'odiosa immagine dell'Italia. E' arrivato il momento di dire basta", conclude. (ADNKRONOS)
A. M. S. I. ASSOCIAZIONE MEDICI DI ORIGINE STRANIERA IN ITALIA
Il Presidente dell'Amsi e Co-mai nonché consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma Foad Aodi è intervenuto il 08.07 presso la sede della Stampa Estera a Roma alla conferenza stampa indetta dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana , l’Ordine nazionale dei giornalisti , ASGI, Rete PRIMO MARZO, OSF - Open Society Foundations , European Alternatives, Articolo 21 e deputati di vari schieramenti politici per illustrare la circolare del Ministro dell'interno la n. 1305 del 01.04.2011 che ha vietato ai giornalisti l'ingresso nei centri per migranti, sia in quelli di accoglienza sia in quelli di detenzione.
L'Amsi solidarizza con il mondo del giornalismo Italiano e ribadisce il suo impegno a favore del diritto della salute per tutti e della libertà d'informazione .
PIÙ IMMIGRATI NEI TG, PIÙ GAY NELL'INFOTAINMENT
EMMA BONINO, IN EUROPA POLITICHE RAZZISTE VERSO IMMIGRATI
ROMA, 19 LUGLIO - Rom, zingari, immigrati, rifugiati, ma anche gay, lesbiche, tossicodipendenti ed detenuti: sono le cosiddette 'minoranze', spesso oggetto di discriminazione sociale, i protagonisti di un monitoraggio sui media italiani.
Nato dalla collaborazione tra il Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva e il Dipartimento dei Comunicazione e Ricerca Sociale dell'Univesità La Sapienza, con il supporto di Open Society Foundations, il progetto Minorities Sterotypes on Media ha analizzato 1.940 casi, di cui 304 televisivi (284 servizi Tg e 20 programmi) e ben 1.636 radiofonici (1.404 servizi di GR e 232 trasmissioni radio). Di questi, il riferimento alle minoranze è prevalente in 1.264 casi.
L'analisi copre i primi 10 giorni del secondo semestre 2010.
Durante le attività di ricerca sono stati monitorati 24 ore su 24 tutti i notiziari e le trasmissioni di attualità e approfondimento in programmazione sui canali tv e radiofonici nazionali. Dal rapporto - presentato a Roma da Mario Morcellini (direttore Dipartimento Comunicazione) e Gianni Betto (direttore Centro d'Ascolto) e a cui ha partecipato il presidente della Fnsi Roberto Natale, risulta che la categoria più presente è quella degli immigrati (58,6%). Lo 'schiacciamento' sul fenomeno migratorio assume caratteristiche più nette se si prendono in considerazione in particolare i tg e i gr (87%).
Anche i gruppi minoritari definibili sulla base delle scelte e degli orientamenti sessuali (gay, lesbiche, transessuali) ottengono un'attenzione significativa, quantificabile nel 13,8%.
Così come le minoranze religiose (13,2%) e i soggetti della categoria 'Minoranze etno-culturali e linguistiche' (rom, sinti, nomadi e altre minoranze), pari all'11,3% dei casi, anche in considerazione dell'allargamento dello spettro di indagine a tutte le news andate in onda, comprese quelle di Esteri. Sono invece il 2,6% i casi in cui sono presenti tossicodipendenti ed ex detenuti. Dal rapporto emerge inoltre che le minoranze relative agli orientamenti sessuali sono più presenti nei contenuti di infotainment, mentre l'attenzione sugli immigrati appare più consistente nelle news e nei programmi di approfondimento.
Per Emma Bonino, vice presidente del Senato, ''in Europa c'è una discriminazione rispetto ai rom, e politiche discriminatorie e razziste verso gli immigrati''. In questo senso è cominciato un lavoro a livello europeo, e uno strumento utile di correzione è un osservatorio sull'informazione e i media, che stiamo chiedendo al Consiglio d'Europa. La gente deve sapere che in Italia ci sono cinque milioni di immigrati e che nei 27 Paesi dell'Ue il declino demografico è tale che da qui al 2050 servono 50 milioni di immigrati''. Luigi Manconi, presidente di ''a buon Diritto'', ha notato che ormai il termine 'minoranze' ''ha assunto quasi esclusivamente una valenza negativa'' e denunciato: ''Stiamo tornando a una concezione del diritto ottocentesca: la pena viene inflitta per non per un reato commesso, ma per la propria condizione esistenziale. Chiamiamo clandestini gli uomini più nudi, inermi e visibili del mondo''. (di Elisabetta Malvagna-ANSA)