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Osservatorio sui media 03 Apr 2007

Nasce a Milano l'Osservatorio Mediterraneo. Riunite per la prima volta in Europa le principali testate dell'area

Un Osservatorio permanente sull'informazione del 'grande Mediterraneo', con continui scambi tra giornalisti dell'area che va dal Marocco ai Paesi del Golfo persico. Questa una delle decisioni del primo MediaMed Forum, cui hanno partecipato a Milano una ventina di operatori dell'informazione delle principali testate italiane, del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Un Osservatorio permanente sull'informazione del 'grande Mediterraneo', con continui scambi tra giornalisti dell'area che va dal Marocco ai Paesi del Golfo persico. Questa una delle decisioni del primo MediaMed Forum, cui hanno partecipato a Milano una ventina di operatori dell'informazione delle principali testate italiane, del Mediterraneo e del Medio Oriente.

L'Osservatorio avrà sede a Milano e il suo primo incontro ufficiale avrà luogo nel prossimo luglio al seminario internazionale sulle opportunità non solo economiche fornite dall'area del mare comune, appuntamento ormai fisso voluto dalla Camera di commercio di Milano attraverso Promos, la sua agenzia speciale per l'internazionalizzazione. La stessa Promos, con Ansamed nella veste di 'media partner' e la collaborazione della Regione Lombardia, ha organizzato l'odierno primo focus europeo sullo stato di salute dell'informazione mediterranea presso il palazzo Mezzanotte del capoluogo lombardo. Focus dal quale, oltre l'istituzione di un premio giornalistico euromediterraneo e di stages per giovani reporter tra le due sponde del mare comune, è emerso che la conoscenza reciproca e il dialogo non bastano per superare le oggettive differenze. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, propone la nascita di un canale televisivo mediterraneo, realizzato in quattro lingue diverse con il contributo della Rai. L'idea è nata nel 1994, quando Moratti era presidente della Rai, e il progetto ''è ancora nel cassetto dell'azienda pubblica''. L'informazione ''deve andare oltre'' per sconfiggere gli stereotipi e mostrare non solo l'emergenza, aggiunge Robi Ronza, sottosegretario della Lombardia alle relazioni internazionali - e dobbiamo fare in modo che l'arabo sia di nuovo una lingua parlata'' anche nella riva Nord del Mediterraneo. Appello cui ha subito risposto il ministro al Commercio internazionale, Emma Bonino, che ha annunciato lo stanziamento da parte del parlamento europeo di cinque milioni di euro perché l'informazione di 'Euronews' avvenga anche in arabo. Secondo l'amministratore delegato dell'Ansa, Mario Rosso, il processo di integrazione euromediterraneo disegnato dall'accordo di Barcellona è in ritardo anche perché non si è dato un ruolo strutturale ai media, mentre il presidente di Promos, Bruno Ermolli, ha messo in evidenza un certo strabismo delle imprese italiane verso il Mediterraneo. ''L'Italia, con 53 miliardi di import-export nel 2006, da sola copre circa un quarto del commercio europeo con l'area, ma ancora non investe con forza: l'anno scorso - spiega Ermolli - gli investimenti diretti 'made in Italy' verso il mare comune hanno infatti totalizzato solo 500 milioni di euro. Le piccole e medie imprese sono ancora restie a investire stabilmente nell'area e comunque l'Unione europea sembra essersi dimenticata del mercato comune euromediterraneo che dovrebbe partire nel 2010. Noi facciamo la nostra parte, ma serve un colpo di reni da parte di tutti'', conclude il presidente di Promos. All'appuntamento milanese, moderato da Bruno Vespa, hanno partecipato, rappresentate al massimo livello, le testate italiane Il Sole 24 Ore e il Tg5, con i direttori Ferruccio De Bortoli e Carlo Rossella, Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale. Tra i media mediterranei, che contribuiranno ai lavori dell'Osservatorio milanese, sono intervenuti rappresentati di El Watan (Algeria), Al-Aharam (Egitto), Al Arabiya (Emirati arabi), Al Ghad (Giordania), Eleftheros Typos (Grecia), The Jeruslem Post (Israele), Lbc (Libano), Rtm (Marocco), Al-Jazeera (Qatar), Syrian Tv, Tap (Tunisia) e dei quotidiani turchi Aksam e Vatan. (ANSA-ANSAmed)

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