Tra i giornalisti eroi della 1^ guerra mondiale nati o vissuti in Campania identificato, dopo un'attenta ricerca del collega Pier Luigi Franz, Antonino o Nino o Nino Florio Caravaglios - Medaglia d’argento al v. m. alla memoria.
Nato il 4 marzo 1889 ad Alcamo (Trapani). Sottotenente della Milizia Territoriale del 21° Reggimento Fanteria della Brigata Cremona. Morto il 1° novembre 1916 sul Carso a Doberdò (Gorizia) per le gravi ferite riportate in combattimento. Figlio di Raffaele Caravaglios, musicista e autore dell’Inno dei Giornalisti, riscoperto dalla Federazione Nazionale della Stampa ed eseguito dalla Banda Regionale Lazio al Teatro Capranica a Roma nel 2008, in occasione del Centenario del Sindacato dei giornalisti.
Antonino, diplomato al Conservatorio musicale di San Pietro a Maiella, laureato in Giurisprudenza, diplomato in scienze consolari, avvocato, direttore d'orchestra, critico musicale e studioso di storia della musica, giornalista e agguerrito polemista, conseguì la laurea in Giurisprudenza e scrisse un Manuale di Diritto Ecclesiastico e un Compendio di Medicina Legale.
Sulla scia del padre (che dirigeva la banda musicale di Napoli ed era considerato una vera istituzione nell'attività bandistica napoletana), si dedicò anche alla musica sia sotto l'aspetto storico-critico che creativo, tanto da contribuire al movimento futurista in questo ambito. Da futurista convinto fece conoscere per la prima volta a Napoli nel 1910 alcuni brani di Mussorgskij e alcune composizioni di Elgar. Figlio d'arte ha composto la musica di canzonette dialettali apparse nei fascicoli di Piedigrotta campagnola nel 1912 e 1913.
Fu anche Direttore de "I ribelli", introvabile rivista d'avanguardia. Collaborò con varie riviste: "La Rivista musicale italiana", "Il Domani", "Aprutium", "Eco della Cultura", "Vela latina".
ECCO CHI ERANO I 3 GIORNALISTI EROI DELLA 1^ GUERRA MONDIALE INDICATI SULLA LAPIDE E SINORA IDENTIFICATI, NATI O VISSUTI IN SARDEGNA
1) Nunzio o Annunzio CERVI - “Don Marzio”- 2 medaglie d’argento al v. m. alla memoria.
N.B. Le 2 medaglie d’argento non sono indicate sulla lapide.
Nato il 6 agosto 1892 a Sassari. Figlio di Antonio.
Tenente di complemento della 125^ batteria Bombardieri.
Morto il 25 ottobre 1918 a Bassano del Grappa a seguito delle gravi ferite riportate sul monte Grappa.
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Poeta e scrittore morì a soli 26 anni e fu uno degli ultimi caduti della Grande Guerra. «Uno di quei poeti morti giovani, come Gozzano, Carazzini, Gaeta e Locchi, di fronte ai quali l’interrogativo più spontaneo è quello di chiedersi dove mai sarebbero arrivati se non fossero stati stroncati così presto».
Laureato in lettere, nonostante la giovane età fece parte del Cenacolo napoletano "La Diana", assieme ai più noti Paolo Buzzi, Arturo Onofri e Giuseppe Ungaretti. Volontario nella Prima Guerra Mondiale, guadagnò due medaglie d'argento col grado di tenente.
Nel 1915 scrisse “Le cadenze di un monello”(ristampato poi nel 1991dalla Edisud di Salerno – pagg. 198 - con revisione testuale, introduzione e note di Nicola D'Antuono), mentre nel 1917 uscì un’altra sua pubblicazione “Restiamo bombardieri del re: parole militari”, 25 pagg. edite da Zoppelli di Treviso. Nel 1922 uscì postumo a Lanciano (Editore Masciangelo) un suo importante libro di 122 pagg. “Liturgie dell’anima”, liriche scritte tra il 1911 ed il 1915, che fece di lui una delle migliori promesse della poesia contemporanea. Postuma è uscita nel 1968 anche una sua monografia Milano “Poesie scelte: 1914-1917 “/ con un saggio di Lionello Fiumi, 124 pagg. edite da Ceschina, Milano / con un saggio di Lionello Fiumi.
Cervi é stato anche paroliere di partiture di musica come “Odore di terra: canto e pianoforte “ di Salvatore Musella, Milano, Ricordi & C., 1927, “Stasera, le campane... : canto e piano” di Salvatore Musella, Milano, G. Ricordi & C., 1927, “Ciclamini : frammento di una poesia di Annunzio Cervi : canto e pianoforte / Salvatore Musella, Milano, G. Ricordi, 1926, 5 pagg. e “Custodia di violino” / parole di Annunzio Cervi ; musica di Salvatore Musella, 1932, 4 pagg. (supplemento al fascicolo 10 del 1933 di Musica d'Oggi).
Viene citato nei volumi di Lionello Fiumi “Parnaso amico : saggi su alcuni poeti italiani del secolo ventesimo”, Genova, E. Degli Orfini, stampa, 1942, pagg. 649 e “Li ho veduti così: figure ed episodi nella Verona della mia adolescenza”, Verona : Vita veronese, 1952, pagg. 183. E ricordato da Lionello Fiumi nella monografia con lettere inedite “Annunzio Cervi , il poeta morto sul Grappa (1892-1918)”, Fiume , Quaderni di Termini, 1939, pagg. 36, nonché da Enrico Pappacena, “Da Lucifero al Cristo itinerario spirituale di un uomo rinato”, Casa del libro 1933 e Valeria Pusceddu, “Il monello sardo. Annunzio Cervi, ritratto di un poeta”, Cargeghe, Biblioteca di Sardegna-Documenta Edizioni, 2007. Infine nel 2008 in occasione del 90° anniversario della sua morte è stato rievocato con una rilettura di “Cadenze sarde : Annunzio Cervi” / presentazione critica di Valeria Pusceddu ; Roberto Piana pianoforte, Lella Cucca voce recitante, Emanuele Floris voce recitante, Pubblicazione edita da Cargeghe con 1 cd audio.
Gli sono state intitolate vie a Roma, Milano, Sassari e Cagliari.
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2) Attilio DEFFENU - “Popolo d’Italia” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
N.B. La medaglia d’argento non é indicata sulla lapide.
Nato il 28 dicembre 1890 a Nuoro. Figlio di Giuseppe e Giovanna Sechi.
Sottotenente di complemento del 152° Reggimento Fanteria della Brigata Sassari.
Morto tra Croce e Fossalta di Piave il 16 giugno 1918 per le gravi ferite riportate in combattimento.
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Uomo politico sardo. Collaboratore del “Popolo d’Italia”.
Il 4 novembre 1921 (stesso giorno della cerimonia a Roma di tumulazione del Milite Ignoto presso l'Altare della Patria) Deffenu fu commemorato presso l'Associazione della Stampa a Roma insieme agli altri giornalisti caduti (all’epoca se ne conoscevano, però, solo 46). Erroneamente, però, il suo nome compare come Deffienu appunto a pag. 217 del XIX capitolo "Giornalisti soldati" del libro "Giornalismo eroico" di Arturo Lancellotti, Edizioni Fiamma, Roma, 1924 di 264 pagine oltre a 7 pagine di prefazione di Giovanni Biadene, Segretario Generale della Federazione Giornalistica Italiana, consultabile in 49 biblioteche italiane tra cui la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma (vedere allegati 7-8-9 e 10 alla scheda di Angelo Astolfoni).
Terzo di 11 figli, nato in una famiglia fortemente politicizzata, manifestò sin da ragazzo vivi interessi culturali e politici. Entrato in contatto con gli esponenti democratici e socialisti che facevano capo a Sebastiano Satta, fu socio fondatore del primo circolo socialista nuorese (1907). Trasferitosi a Sassari, collaborò al settimanale “La Via” di orientamento socialista e libertario. Nel 1908, iscrittosi a Pisa nella facoltà di giurisprudenza, si inserì nei circoli di sinistra della città toscana. Collaborò alla rivista anarchica “Il Pensiero”, e a “La Lupa” di Paolo Orano. Laureatosi con una tesi su “La teoria marxista della concentrazione capitalistica”, tornò a Sassari, dove Michele Saba gli offrì la corrispondenza per la pagina sarda del “Giornale d’Italia”, di cui il Deffenu, sotto lo pseudonimo di Elia Spina, si servì come di un’arma politica per agitare i gravi problemi della Sardegna. Ed iniziò in questo periodo un’intensa corrispondenza con Nicolò Fancello. Trasferitosi a Milano nel 1913, divenne il legale dell’Unione sindacale e nel 1914 fondò la rivista “Sardegna”.
Partecipò al movimento sindacalista-rivoluzionario di Filippo Corridoni. Interventista, prese parte volontario alla prima guerra mondiale e vi trovò la morte in combattimento a soli 27 anni sul Piave.
Queste le sue principali opere: “ La Sardegna di fronte al nazionalismo e al protezionismo” in “La Nuova Sardegna”, Sassari, 1913, n. 113; “Noi e gli altri”, in “L’Avanguardia”, 12 dicembre 1914; “Scritti in varie riviste e giornali”; “Teoria marxista del valore-lavoro”, inedito; “La tendenza dei profitti al pareggiamento”, inedito.
Il suo Epistolario (1907-1918) é stato pubblicato nel dicembre 1972 a cura di Mario Ciusa Romagna, Editrice Sarda Fossataro di Cagliari. Nel libro, a cura di Simona Pilia, di 431 pagine scaricabili dal sito http://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_59_20080605155357.pdf#_blank sono invece riportate le lettere di Francesco Cucca al suo amico fraterno Attilio Deffenu dal 1907 al 1917.
Bibliografia:
• C. BELLIENI, Attilio Deffenu, “Volontà”, Cagliari, 30 settembre 1921;
• C. BELLIENI, Attilio Deffenu e il socialismo in Sardegna, “Il Nuraghe”, Cagliari, 1925, nn. 26, 29-30, 34;
• C. BELLIENI, Attilio Deffenu e il socialismo in Sardegna, Cagliari, Edizioni della Fondazione Il nuraghe, 1925;
• R. CIASCA, Bibliografia sarda, Roma, 1931-34, vol. II, p. 40, nn. 5341-5344;
• M. CIUSA ROMAGNA, Rapporti tra intellettuali e artisti in Sardegna, “Ichnusa”, 1958, n. 23;
• L. DEL PIANO, Attilio Deffenu e la rivista “Sardegna”, Sassari, 1963;
• G. SOTGIU, Alle origini della questione sarda, Cagliari, 1967;
• G. PIRODDA, Sardegna, Brescia, Editrice la Scuola, 1992, pp. 320-322.
• M. BRIGAGLIA, La Sardegna dall’età giolittiana al fascismo, in L. BERLINGUER- A. MATTONE (a cura di), Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Sardegna, Torino, Einaudi, 1998;
• S. PILIA, I perché di viaggio nella Nuoro di primo Novecento, “Nae”, I, 1, 2002;
• N. TANDA, Un’odissea de rimas nobas. Verso la letteratura degli italiani, Cagliari, Cuec, 2003;
• G. MARCI, In presenza di tutte le lingue del mondo. Letteratura sarda, Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2005.
Il 2 dicembre 2008 nel suo sito internet il deputato e giornalista Bruno Murgia (Pdl) ha ricordato Deffenu con questo interessante articolo dal titolo:“Attilio Deffenu, il maestro sul quale fondare la nuova identità”.
“Di Attilio Deffenu, a Nuoro, è rimasta solo la via. Nessuno se lo ricorda più. I ragazzi delle scuole sanno solo che è, in certi casi, il personaggio che ha dato il nome all’istituto. Poi più niente. Nel resto dell’Isola neanche a parlarne. Il motivo è tutto sommato semplice. Decenni di cultura marxista e operaista hanno cancellato la possibilità che nell’Isola potesse crescere un concetto di autonomia senza per forza essere retaggio sardo-comunista.
Non ne abbiamo la controprova storico-culturale: è però probabile che Deffenu potesse diventare quell’intellettuale con la I maiuscola che è mancato ai sardi. L’eroica fine sul Piave ha concluso una storia già delineata, soprattutto attraverso le colonne della rivista “Sardegna”.
Deffenu univa i pensieri alle azioni. Per questo morì sul Piave. Quello era il suo posto e quella la dimensione di sardo che combatte per l’Italia, con onore e senza retorica.
A rileggerlo oggi – con l’occhio indiscreto e clinico dello studioso – ciò che colpisce è l’elaborazione di uno spirito autonomistico che già allora fuggiva dalle lamentele e dalle recriminazioni verso lo Stato centrale. Deffenu era un anti-protezionista: sosteneva che la Sardegna dovesse avere pari possibilità rispetto alle altre regioni italiane. Come per le sorelle meridionali: il protezionismo, la difesa ottusa di piccoli interessi avrebbero frenato la crescita delle zone depresse. Un ragionamento più che mai attuale e che può essere ripreso e declinato alla luce della nascita di un grande partito unitario del centrodestra.
Il “Sardegna” di Deffenu è, a ben vedere, a distanza di parecchi anni, ancora una pubblicazione che non ha avuto seguito. Possiamo dire che nessuno di noi ha cercato di onorarla.
Se la sinistra sarda (e italiana) ha costruito alternative e altri intellettuali, la destra ha lasciato perdere un profondo retroterra di idee, contenuti e suggestioni di un’ Isola che cercava un proprio ruolo nell’Italia nascente.
Qualcuno può perfino tacciarci di voler compiere un’operazione di facile recupero culturale in mancanza di altri riferimenti. Mi è stato detto, di recente, che di Deffenu ci piace riprendere una sorta di eroismo infantile poetico ma irrimediabilmente morto. E le cose morte, per alcuni, non producono più niente. Il rischio c’è sempre, ma non è questo il caso.
Già nel 1913 Attilio Deffenu parlò di liberismo capitalistico contro il protezionismo doganale che favoriva le industrie del nord a danno delle isole e del sud.
Dunque la questione sarda si risolveva passando per un radicale mutamento nei rapporti tra lo Stato e le regioni: non con provvedimenti speciali ma favorendo lo sviluppo dell’impresa, la libertà economica e la giustizia fiscale per tutti.
L’ elaborazione del “Sardegna” resta insuperata. Non c’è niente nel pensiero di Deffenu che possa apparire poetico o nostalgico quando ci si concentra sulle cose concrete.
E a distanza di quasi cento anni quelle idee stanno lì, sul tavolo: hanno bisogno di qualcuno che se le riprenda e che le metta a disposizione di un popolo e persino di una parte politica. Non c’è niente di male: per lunghi decenni, l’Isola ha avuto politiche che hanno puntato a tutt’altro e che sono andate nella diametrale direzione opposta rispetto a ciò che scriveva Deffenu. La stagione della Cassa per il Mezzogiorno, le politiche speciali, l’industrializzazione pesante; il fallimento delle cattedrali nel deserto.
Quel lucido ragionamento su regionalismo, autonomia e possibilità di sviluppo ispirarono nel dopoguerra i movimenti degli ex combattenti e in misura minore il Partito Sardo d’Azione. Furono idee che però non presero piede perché vinse la conservazione e un’idea per la quale la Sardegna dovesse vantare aiuti economici e autonomia presunta.
La verità è che la sfida di oggi è quella di rompere il vecchio schema. Si è veri autonomisti se siamo in grado di competere con le altre regioni e il resto d’ Europa. Se sappiamo portare in giro un’idea di Sardegna fuori dagli stereotipi di questi ultimi decenni, Soru compreso.
Ecco perché ripartire da Deffenu. Studiarlo e capirlo. Rileggerlo anche nelle lettere dal fronte e da Milano, dove non smetteva di parlare della sua Isola. Oggi, è un insegnamento ancora fondamentale nella sua semplicità. Fu in quelle trincee che si difendeva l’Italia per salvare l’onore dell’Isola. Fu durante le schioppettate con gli austriaci che Deffenu strinse rapporti con molti altri sardi con i quali discuteva delle difficili condizioni economiche e sociali.
Diciamoci la verità: esiste oggi un intellettuale con quell’impeto? Uno che sappia guidare con autorità morale un popolo? Disposto a sacrificare la propria vita?
Se la risposta è no, ed è no, sta a noi che amiamo Deffenu compiere gli atti culturali e politici per dare all’Isola una grande prospettiva di cambiamento. Senza retroterra di cultura e idee forti non nascerà il nuovo sardo e la nostra autonomia rimarrà sempre una parola senza futuro.”
Vi è una lapide in sua memoria in corso Garibaldi 50 a Nuoro.
Ha strade intitolate a suo nome a Milano, Nuoro e Sassari e un’importante piazza a Cagliari.
L'”Attilio Deffenu” fu una motonave postale-passeggeri costruita nel 1927 e trasformata dalla Marina Regia in incrociatore all'inizio della II Guerra Mondiale ed equipaggiato con due cannoni da 100mm, alcune mitragliere antiaeree e bombe di profondità, Fu riclassificato come incrociatore ausiliario ed impiegato in missioni di scorta. All'inizio del 1941, l'”Attilio Deffenu” stava scortando un piccolo convoglio dalla Base di Taranto a Patrasso (Grecia), quando fu avvistato ed attaccato da un sommergibile britannico: un siluro colpì l'incrociatore ausiliario, che affondò rapidamente. Il relitto giace su un fondo sabbioso ad una profondità di 30 metri, circa 3 miglia al largo di San Cataldo (Lecce). Lo scafo è in discrete condizioni, leggermente sbandato a destra: parte del ponte in legno è ancora visibile. Il cannone di prua si drizza ancora dal ponte parzialmente crollato, mentre quello di poppa giace sulla sabbia, circondato da bossoli esplosi. Un'elica è ancora in posizione, parzialmente sepolta nella sabbia, mentre la seconda è scomparsa.
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3) Salvatore DE ROSA -“Giornale di Sicilia” - Medaglia d'argento al v. m. alla memoria
Nato a Cagliari il 6 dicembre 1890. Figlio di Michele.
Tenente di complemento del 213° Reggimento Fanteria della Brigata Arno.
Morto il 25 ottobre 1917 sul Medio Isonzo nel pianoro di quota 1000 a ovest di Monte Kuk (oggi Slovenia).
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