È mancato nella serata di ieri, domenica 22 marzo, il collega Severino (Rino) Felappi. Nato a Piancogno, in provincia di Brescia, nel novembre del 1923, Felappi è stato tra i fondatori del quotidiano "Il Giorno" di Gaetano Baldacci. Cronista di prim'ordine è stato corrispondente per l'Ansa, la Rai, il Corriere della Sera, il Corriere d'Informazione e La Notte. Nella sua carriera ha fondato e diretto numerose testate territoriali.
Felappi ha ricoperto in più occasioni un ruolo a livello ordinistico e sindacale. È stato prima consigliere dell'Ordine dei Giornalisti di Milano (1994) e poi presidente del Collegio dei revisori dei conti (1999) dell'OdG della Lombardia. Quindi consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti (2001), ed è stato segretario della Commissione giuridica e della Commissione cultura, nonché (dal 2013 al 2016) primo presidente del Consiglio di disciplina dell'Ordine nazionale. In Associazione Lombarda dei Giornalisti, dal 2019 Rino Felappi era revisore dei conti.
Ai famigliari di Rino, il cordoglio del Presidente, della Giunta, del Consiglio Direttivo, del Collegio sindacale e di tutta l'Associazione Lombarda dei Giornalisti e della Federazione nazionale della Stampa italiana.
Di seguito il ricordo di Rino Felappi del collega consigliere Alg Giuseppe Gallizzi.
Maledetto Coronavirus, mi hai portato via Rino Felappi, primo maestro di giornalismo e di vita. Hai interrotto così, all'improvviso, una frequentazione che durava da più di 60 anni. Il mio direttore era nato a Piancogno, in provincia di Brescia, nel 1923 ma da bambino è cresciuto e ha sempre vissuto a Sesto San Giovanni.
Ricordo ancora, come se fosse ieri, il nostro primo incontro in via Fratelli Bandiera a Sesto nella redazione de "Il Nuovo Informatore". Tu eri il direttore. Sorridente, con il tuo sguardo bonario ma autorevole mi accogliesti con tanta affettuosità. Tu, affermato giornalista, già redattore e tra i fondatori del quotidiano "Il Giorno" di Gaetano Baldacci. Io, aspirante cronista appena arrivato dal Sud e con un marcato accento calabrese. Ricordi Rino, entrammo subito in sintonia. Mi accogliesti come un fratello minore. Ricordo quanto ti infastidiva il fatto che ti dessi del "Voi". Solo il tempo e la tua benevolenza mi permisero , dopo qualche mese, di darti del "tu" e da allora quanta strada abbiamo percorso insieme.
Mi hai introdotto alla scrittura, mi hai insegnato a redigere il primo articolo, a scrivere la prima didascalia, a fare il primo titolo e ad inserire in pagina la prima fotografia. Ah, il taglio delle foto e quel mio primo errore nel calcolare la giustezza dell'immagine. Affettuoso, comprensivo e generoso quella volta sei tornato con me in tipografia da Beveresco per cambiare l'impaginazione e per tagliare con le pinze le righe del piombo. Sì il piombo, abbiamo vissuto quell'epoca per lungo tempo. Allora mi aiutasti a trovare lo spazio giusto per rimediare al danno che avevo causato. Era venuta una lastra sproporzionata. Forse per la prima volta avevamo scoperto l'importanza della fotografia.
Ricordo quella volta che mi lasciasti da solo in redazione per realizzare uno dei tuoi tanti scoop giornalistici. Erano gli anni '60 e a Sesto venne realizzata una delle prime vincite record del totocalcio. Per primo ti recasti nella casa del fortunato vincitore e lo convincesti a seguirti a Sanremo. Per giorni i tuoi racconti occuparono la prima pagina del quotidiano milanese riportando i pensieri e le attese di un sestese milionario. Cronache esclusive, raccontate in punta di penna da te, affermato giornalista e scrittore di razza. Grande Rino.
Mentre il mio cuore è straziato dal dolore, mi vengono in mente i tuoi tantissimi consigli preziosi. Come quella volta che mi aiutasti a seguire in esclusiva il caso di uno dei primi vincitori della lotteria di Capodanno, sempre negli anni '60. Sesto allora, oltre che città operaia, era diventata città fortunata, premiata con vincite straordinarie.
E che dire dei nostri incontri in via Solferino e delle tue raccomandazioni per farmi gestire al meglio la redazione ed i redattori del più importante quotidiano italiano. Eri bravissimo nella titolazione e mi hai aiutato a primeggiare come titolista. Quanti titoli di libri e di film famosi ho spulciato in biblioteca per richiamare l'attenzione dei lettori con titoli originali e di impatto.
Abbiamo dato tanto alle istituzioni del giornalismo. Prima con il nostro impegno all'Ordine di Milano. Poi all'Ordine Nazionale dei Giornalisti. Due sestesi alla conquista di via Parigi. Io alla presidenza del Collegio Nazionale dei Revisori dei Conti. Tu primo presidente del Consiglio Nazionale di Disciplina dell'Ordine dei giornalisti con l'attuazione della legge Severino.
Mentre scrivo e trattengo le lacrime, non sai quanti colleghi consiglieri nazionali dell'epoca mi continuano a telefonare per parlarmi di te e per ricordare la tua alta professionalità nei giudizi, nei comportamenti e nella giustizia ordinistica.
Ti ricordano come giornalista di grande cultura, di grande spessore e di grande umanità; campione del mondo di professionalità, eleganza e sobrietà; giornalista con un profondo senso dell'onore, del dovere, dell'onestà, dell'amicizia e della famiglia; l'uomo del sorriso, dell'altruismo, della disponibilità, aperto e generoso verso gli altri.
Ci siamo visti circa 20 giorni fa e ti avevo convinto a scrivere insieme le tue memorie per raccontare 60 anni di vita sestese, partendo dalla tua esperienza di giovane studente e di ex deportato nei campi di sterminio di Auschwitz.
Il discorso ora si è interrotto, ma tu da lassù continua a guidarmi e a starmi vicino.
Ciao Rino.
(Da Alg.it)