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Fnsi 06 Set 2011

Mistero dopo mistero ecco cos’è l’articolo 8: un attacco gravissimo ai diritti di chi lavora e alla sua privacy

Di mistero in mistero si comincia a capire finalmente che cosa nasconda in verità l’articolo 8 della manovra del governo. Un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora e della sua stessa privacy. Non capiamo infatti i riferimenti “a materiali audiovisivi e alla introduzione di nuove tecnologie” se non come tentativi di cassare l’autonomia delle persone che qualcuno, sempre misteriosamente, sembra far credere provenienti da richieste di istituzioni internazionali.

Di mistero in mistero si comincia a capire finalmente che cosa nasconda in verità l’articolo 8 della manovra del governo. Un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora e della sua stessa privacy. Non capiamo infatti i riferimenti “a materiali audiovisivi e alla introduzione di nuove tecnologie” se non come tentativi di cassare l’autonomia delle persone che qualcuno, sempre misteriosamente, sembra far credere provenienti da richieste di istituzioni internazionali.

Tutto ciò è assolutamente inaccettabile anche nella nostra ottica professionale; questo nulla sarebbe se non un gravissimo vulnus alla autonomia dei giornalisti.
Dopodomani la Fnsi farà una rigorosa disamina del testo dell’intera manovra e le decisioni che ne scaturiranno non potranno escludere nessuno sviluppo”

COMUNICATO ASSOSTAMPA TOSCANA

Sconcertati dall’approvazione in Commissione al Senato della norma capace di facilitare i licenziamenti, preoccupati da una deriva disastrosa che potrebbe essere generata da rappresentanze di base di comodo, l’Associazione stampa toscana e i Consiglieri nazionali della Fnsi della toscana, invitano la Federazione a indire una mobilitazione generale immediata del sindacato e rivolgono un accorato appello a tutte le forze politiche, affinché l’articolo 8 venga modificato o addirittura cancellato nei successivi passaggi parlamentari.

SIDDI: "MASSIMA COPERTURA INFORMATIVA ALLE INIZIATIVE ANTI MANOVRA"

 “Non si capisce proprio il senso di alcune operazione della manovra bis del Governo che nulla hanno a che vedere con la messa in sicurezza dei conti dello Stato. Le misure che intervengono sulla materia del diritto del lavoro e a punire i redditi dei pensionati, per esempio, sono le più inutili e ingiustificate di tutte. Nessun riscontro reale sui conti pubblici: misure che non trovano neanche il consenso delle parti sociali, che hanno già regolato la materia dei contratti, e che paiono invece figlie di un furore ideologico fuori dal tempo, rimesse in primo piano per ragioni di parte.
Nel momento in cui le personalità più responsabili delle Istituzioni, della società civile e anche del mondo delle imprese invocano il massimo di coesione e di solidarietà per privilegiare l’interesse generale, e non quello di una maggioranza o di alcuni interpreti, il voto di ieri in Commissione in Senato sull’art. 8 e sul prelievo aggiuntivo dei redditi di pensione appare rispondere ad una logica contraria.
A parte i dubbi di legittimità costituzionale, da più parti già sollevati, ci sono questioni di diritto sociale che si pongono in maniera allarmante e che andrebbero rimosse dal tavolo.
D'altronde dovrebbe far riflettere il fatto che, soprattutto su questi punti, non c’è consenso delle parti sociali ancorché divise sugli strumenti per contrastarli. Ma argomentare e confrontarsi a fondo su queste materie così delicate per i rapporti civili ed economici fondamentali per le persone, per le imprese, per i mercati non può essere considerato né perdita di tempo né cedimento dei poteri di sovranità di qualcuno. Anche il mondo dell’informazione, che nel suo complesso sta compiendo uno sforzo straordinario per rendere intellegibile una manovra che emerge e si inabissa continuamente, per riapparire poi con nuovi contenuti non rassicuranti come quelli sui diritti del lavoro, è chiamato ad uno sforzo supplementare.
Il Sindacato dei giornalisti continua ad operare per la tutela dei diritti universali del lavoro in una visione di massima unitarietà. Le divisioni che si sono insinuate nel mondo del lavoro non possono essere per i media terreno improprio per regolazione di conti altrui. Circolino le posizioni diverse il più possibile, ma si assicuri il massimo di copertura informativa a ciascuna, con il necessario arricchimento sull’informazione di base.
Davanti alle proteste che montano legittimamente, la gran parte condivise dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, occorre assicurare ai cittadini il massimo di conoscenze possibili perché possano scegliere cosa fare ed eventualmente come reagire. Lo sciopero generale di domani della Cgil, che interesserà anche alcuni giornali per l’astensione dal lavoro dei poligrafici, è un’iniziativa di massa di un sindacato che fronteggia le scelte che ritiene ingiuste e si misura con posizioni di altri sindacati che hanno optato per strumenti diversi di protesta. Soprattutto al servizio pubblico Rai è lecito chiedere la massima copertura informativa, gli approfondimenti indispensabili, la messa a confronto puntuale delle varie opzioni sindacali come del mondo delle imprese di chi condivide le scelte del Governo e di quelle parti che invece ritengono inutile e dannoso rompere le relazioni sociali consolidate con uno scontro continuo.
Lo scontro continuo non paga ma nella tutela dei diritti fondamentali la Fnsi non rinuncia ad esercitare fino in fondo la sua funzione di Sindacato autonomo e di unità nella professione e nel mondo economico”.

NATALE: "MODERNITÀ? SOLO ANNIENTAMENTO DEI DIRITTI"

Lo smantellamento dei diritti dei lavoratori contenuto nell’articolo 8 della manovra governativa investe pesantemente anche il lavoro dei giornalisti, dentro e fuori le redazioni. La possibilità di derogare alle leggi e al contratto nazionale su una quantità enorme di materie rappresenterà - se questo sciagurato testo sarà approvato - una sponda legislativa agli editori più spregiudicati e refrattari al rispetto delle regole, favorendo l’ulteriore abbassamento di livelli di tutela già minimi in molte aziende. Anche nell’area editoriale si vuole incoraggiare una libertà d’impresa che ha il volto del caporalato. Rischiano di farne le spese non solo i cosiddetti “garantiti”, ma il diffusissimo precariato per il quale la manovra non ha saputo individuare alcun intervento di sostegno. Il sindacato dei giornalisti è pertanto al fianco di tutti coloro che, in questi giorni, stanno reclamando dal governo la radicale revisione di una misura che non porta benefici ai conti pubblici, ma che vuole solo consumare ideologiche e tardive vendette. La modernità delle relazioni industriali non si può costruire sull’annientamento dei diritti.

Forte intervento della Fnsi sulla manovra del Governo

FRANCO SIDDI: "L'ARTICOLO 8 È REGRESSIVO, MOTIVO DI TENSIONE
E SCONTRO SOCIALE. MOLTE INIQUITÀ PER L'EDITORIA"

Serve un'iniziativa sociale per cancellare le norme dannose

"Tutto ciò che, derogando, non aggiunge al contratto nazionale è regressivo e diventa materia di tensione sociale e possibile scontro continuo. L’art. 8 della manovra bis del Governo appare questo quando ipotizza deroghe aziendali al ribasso sia per le condizioni di lavoro che per i salari, aprendo la strada al ritorno delle gabbie salariali e a un mercato ancora più squilibrato dell’esistente. Gli accordi del sindacato dei giornalisti, la Fnsi, con la Federazione Italiana Editori, la Fieg, prevedono un saldo ancoraggio al contratto nazionale, caposaldo di sistema, e responsabilmente, aprono alla devoluzione di possibili materie di efficienza e miglioramento negoziabili a livello aziendale, secondo intese che dovranno essere stabilite dalle parti sociali a livello nazionale.
L’articolo 8 della manovra appare una scelta che va contro la necessaria costruzione di un intervento condiviso per mettere in sicurezza i conti dello Stato e per nulla incidente sotto questo profilo. La ripresa indispensabile, anche per il mondo dell’informazione, non può passare attraverso l’indebolimento dei diritti sociali, che non possono essere legati a capricci politici né definiti dagli indici di Borsa. Nello specifico questo significa mettere sotto schiaffo tutte le figure deboli del sistema. Si rischiano povertà più pesanti per le persone precarie e nuove povertà per i cittadini. Un capriccio ottuso e incomprensibile. La Fnsi, che a inizio settimana riunirà i quadri dirigenti di settore, rafforzerà perciò la sua azione sociale per il contrato nazionale e la lotta alla precarietà, nella sua autonomia e con spirito di unità con il mondo del lavoro sui fondamentali diritti sociali e di libertà ".

MANOVRA BIS: SIDDI (FNSI), PESANTI INIQUITÀ ANCHE PER IL SETTORE E IL LAVORO IN EDITORIA; INIZIATIVA SOCIALE APERTA PER FARE CHIAREZZA E CANCELLARE NORME DANNOSE E SLEALI

Roma 2 settembre - “La confusione che regna sulla manovra bis del Governo aggrava il disagio e le preoccupazioni per diversi elementi di iniquità sociale che conteneva all’inizio e di cui ora poco o nulla si parla, dandoli evidentemente per fatti acquisiti.
Il Sindacato dei giornalisti - rispettoso del pluralismo dell’informazione e serenamente convinto che i media debbano fare comunque ancora di più per rendere chiaro l’impatto economico e sociale di ogni intervento proposto - non può non osservare con preoccupazione i tentativi di attacco a un sistema di welfare condiviso. E’ incomprensibile, per esempio, che si continui a immaginare come esigenza improcrastinabile l’incisione sui redditi di pensione, da colpire con un prelievo che non riguarda nessun’altra forma di reddito, mentre si blocca l’incremento degli assegni stessi. Non basta: sul sistema previdenziale si sta facendo molto chiasso quasi si volesse rompere ad ogni costo la coesione sociale tra generazioni. Non si può giudicare equo tassare in forma supplementare le pensioni e continuare a tassare i risultati dei rendimenti sugli investimenti previdenziali, ancorché oggi – tra le tante ipotesi – ritorni l’idea di mantenere l’aliquota al 12% e non al 20%. Questo è un punto dirimente anche per la Previdenza dei giornalisti (gestita dall’Inpgi) che, nell’autonomia negoziale delle parti sociali e nel rispetto degli obblighi di legge, hanno con lungimiranza operato scelte coraggiose e nitide per mettere in sicurezza i conti e i valori delle pensioni. E quanto a quelle di anzianità, hanno da tempo introdotto la “pensione a punti”, ovvero la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro prima del 65° anno di età con penalizzazioni sulla misura degli assegni, sia per uomini che per le donne.
Allo stesso modo preoccupa l’assenza di misure efficaci per combattere il precariato, fenomeno molto diffuso nel mondo dei media che ne intacca anche le condizioni di libertà e di indipendenza. L’idea che tutto sia risolvibile attraverso la contrattazione aziendale appare una visione politica di puntiglio e inefficace sul piano concreto. La Fnsi e la Fieg, nella recentissima rinnovazione contrattuale, hanno peraltro riconosciuto la centralità del contratto nazionale e l'importanza di definire, invece, nel confronto tra parti sociali le materie devolvibili alla concertazione decentrata e la messa a fuoco, nel confronto preventivo, delle questioni aperte sul lavoro autonomo e precario. La contrattazione nazionale. Ancor più in questo settore, resta un pilastro delle garanzie comuni in tema di diritti e doveri e l’unico punto di concorrenza leale del mercato dell’informazione.
Per l’editoria e per il sistema dell’informazione, infine, aldilà di ogni autonoma considerazione specifica di singoli, di gruppi e della libera espressione delle opinioni diverse sui giornali, appare di grave impatto negativo (soprattutto in assenza di riforme di sistema) la previsione di drastici tagli alla fiscalità di vantaggio per le cooperative. Quelle dei giornali, per i quali già si prospetta una riduzione del finanziamento pubblico, subirebbero una doppia crisi, irreversibile, che intaccherebbe in maniera pesante pluralismo e livelli occupazionali. Ed è grave pensare che ciò possa avvenire per mano dello Stato, che legittimamente è chiamato a mettere i conti a posto; ma con giustizia.
Per queste ragioni la Fnsi è impegnata in un dialogo sociale e istituzionale attivo e in una iniziativa sociale aperta perché siano corrette le cose che debbono essere corrette e eliminate le cose che debbono essere cancellate, per il bene di tutti e non di pochi”.

ASSOCIAZIONE LIGURE DEI GIORNALISTI
TAGLI ALL’EDITORIA, ARTICOLO 8, PROFESSIONE
L’INFORMAZIONE NON PUO’ TACERE 

2 settembre - Tagli alle Coop Editoriali, (in Liguria la realtà più importante e in difficoltà è quella de Il Corriere Mercantile-Gazzetta del Lunedì); la messa in discussione (articolo 8) dei contratti nazionali di lavoro faticosamente costruiti nel tempo e rinnovati; l’Ordine professionale a rischio con gravi problemi sulla formazione e accesso alla professione.
Le ricadute sul sistema pensionistico dopo che l’ Inpgi (istituto di categoria dei giornalisti) ha messo mano, con provvedimenti lungimiranti, alla tenuta del sistema previdenziale e sulla cassa integrativa sanitaria dei giornalisti che, è bene ricordarlo, pagano in proprio e senza alcuna assistenza pubblica queste reti di tutela a fine solidaristico e non speculativo: sono tutti argomenti più che idonei per non fare tacere il mondo dei vari giornalismi a fronte delle confuse e contraddittorie proposte sulla cosiddetta “manovra finanziaria”.
L’Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi, sindacato dei giornalisti italiani, condivide le preoccupazioni e le critiche alla manovra e, come accaduto in passato, partecipa e sostiene le iniziative dei sindacati confederali.
Condivide e partecipa allo sciopero del 6 settembre della Cgil.
E parteciperà alle iniziative di Cisl e Uil. Dicendo no a una manovra che rappresenta anche un pericoloso attacco a molti dei diritti del mondo del lavoro, quindi anche all’informazione.
Il mondo dei giornalismi subirà gli stessi contraccolpi di altre categorie, con ricadute pesanti sul piano previdenziale, del precariato e dell’inoccupazione giovanile, dei colleghi espulsi dai piani di ristrutturazione, nella crisi della radiotelevisione locale e degli interessi lobbistici dei grandi gruppi pubblici e privati del settore.
Con la, per così dire, “perla” della punizione al mondo delle cooperative, dove si mette in crisi un sistema di aziende (editoria compresa) colpendo apparentemente una “ragione sociale”, mentre l’attacco è politico ad un mondo che è variegato e “multicolore”, nel terzo settore e nell’editoria. Settore quest’ultimo dove i tagli ai contributi all’editoria vengono spacciati per moralizzatori, colpendo però in modo concreto solo le realtà delle vere cooperative editoriali.
I giornalisti garantiranno, come sempre, l’informazione sulle iniziative sulla finanziaria e sulle manifestazioni con la presenza di loro rappresentanti nelle diverse manifestazioni.
La giunta della Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi

29 agosto - L'Assostampa Fvg e il Coordinamento giornalisti precari e freelance Fvg aderiscono e invitano a firmare l'appello promosso da Articolo 21 contro la parte della manovra economica di agosto varata del governo, che va a modificare i diritti del lavoro. L'appello contesta che il recente decreto legge n. 138 consente “deroghe ai diritti fondamentali dei lavoratori, sinora garantiti da norme di legge imperative”, e precisa che “la delegificazione introdotta in via d'urgenza è un colpo di mano per nulla affatto giustificato dalla situazione economica, che oggi richiede anzi regole certe su cui poter fare affidamento anche per favore gli investimenti di capitali esteri nel nostro paese”. Il testo dell'appello, che annovera tra i suoi firmatari vari giuristi, costituzionalisti e colleghi giornalisti, diversi del quali freelance, assieme a esponenti della società civile, politici, impiegati, pensionati e precari, è sul sito web http://www.articolo21.org/, dov'è possibile aderire on line. Assostampa e Coordinamento sottolineano come il decreto legge crea ulteriori deroghe alle regole collettive e alla tutele dei diritti del lavoro, settore nel quale il lavoratore è già quasi sempre parte debole nei confronti del datore. Si tratta di norme che incidono pesantemente anche nel campo delle libere professioni, come quella giornalistica, ove la maggioranza dei giornalisti attivi è composta da freelance e precari, già pesantemente sottopagati (la maggior parte dei quali guadagna meno di 10.000 euro l'anno, e il 55% meno di 5.000) e con pochissime forme effettive di tutela dei propri diritti di lavoratori. Per queste ragioni l'appello chiede che il Parlamento, nel rispetto della Costituzione, deliberi lo stralcio delle norme sul lavoro dal testo del decreto d'agosto.
L'appello è sottoscrivibile on line al link http://www.articolo21.org/97/appello/respingiamo-lattacco-portato-dal-decreto-dagosto.html

MANOVRA: SIDDI (FNSI), DEROGHE AI CONTRATTI SE MIGLIORATIVE, NO A CAPRICCI POLITICA
CENTO ANNI DI CONTRATTI DEI GIORNALISTI E CONVERGENZA TRA LIVELLI NAZIONALE E AZIENDALE

 

Roma, 13 Agosto - “Deroghe aziendali al contratto nazionale? A giudizio della Fnsi, che ha recentemente rinnovato il contratto dei giornalisti con un’intesa fortemente innovativa e di corresponsabilità con la parte imprenditoriale (la Fieg), questa materia non può essere incatenata a capricci della politica o a tornaconti esclusivi di gruppi economici. La gravità della crisi suggerisce a tutti di lasciare perdere gli stereotipi e di stare ai fondamentali. Il contratto nazionale di lavoro è una convenzione tra parti sociali che regola rapporti civili e economici fondamentali per le persone, per le imprese, per i mercati, non una camicia di forza che impedisce lo sviluppo. E le parti sociali, ovviamente, debbono sapersi assumere le proprie responsabilità. Deroghe, si, allora, ma per migliorare non per ridurre decoro e diritti essenziali stabiliti dai contratti. Una cosa è affrontare particolari situazioni di difficoltà in modo appropriato e nel confronto tra le parti interessate, altro pensare a deroghe di fatto sostitutive e riduttive, che rischiano di generare incertezze e squilibri.
Il sindacato dei giornalisti, la Fnsi, offre al confronto che si va già facendo infuocato, il patrimonio della sua contrattazione collettiva, che va avanti da un secolo esatto e non avverte la necessità di regimi derogativi aziendali speciali. Il suo è il primo contratto collettivo nazionale mai stipulato in Italia (1911) e l’ultimo rinnovato, nel luglio scorso, in ordine di tempo. Contratto nazionale e negoziazione aziendale convivono da decenni e, pur attraversando periodiche e anche gravi difficoltà, sono oggi come ieri i più efficaci strumenti di regolazione e libertà di un settore industriale, quello dei media, che non ha bisogno di nuove differenze in materia di diritti del lavoro e di concorrenza nel mercato, fiaccato invece da ben altri squilibri su cui non si interviene, come quelli del mercato pubblicitario e dei conflitti d’interesse.
Anche il tema dei licenziamenti più facili, che ci auguriamo sia chiarito dai testi della manovra del Governo che non ha ancora pubblicato il decreto, per il mondo dell’informazione sarebbe tutt’altro che una risorsa: un peso enorme sulle condizioni di libertà e autonomia per l’esercizio di questa attività, speciale per la qualità delle società democratiche. Contratto e Statuto dei lavoratori sono strumenti dinamici e generatori di fiducia e responsabilità, quanto mai necessari in questa stagione”.

@fnsisocial

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