Rimuovere quell'articolo dal sito, «che se poi non arrivo con le denunce arrivo con le mani». Questa e altre minacce, approdate dopo sei anni in un'aula di tribunale a Reggio Emilia, sono costate una condanna in primo grado a sei mesi e venti giorni ad Alfonso Mendicino, un artigiano edile di 47 anni. Lo rende noto l'Associazione Stampa dell'Emilia-Romagna.
«L'uomo – ricorda l'Aser – sta già scontando una condanna per estorsione. Il 20 gennaio 2017 telefonò alla Gazzetta di Reggio per far rimuovere la cronaca del suo arresto, effettuato dai carabinieri, che lo avevano sorpreso a guidare con la patente del cugino anche quando era sottoposto a regime di sorveglianza speciale. In quella telefonata al giornale le minacce riguardarono l'intera redazione».
Il direttore dell'epoca, Stefano Scansani, decise di denunciare l'accaduto, anche grazie alla puntuale registrazione effettuata dal collega Evaristo Sparvieri, che rispose al telefono.
La condanna risale al febbraio 2023. La notizia della pubblicazione delle motivazioni della sentenza è stata data il 31 maggio dalla stessa Gazzetta di Reggio. Il quarantasettenne - riporta il quotidiano - è stato anche condannato a pagare le spese processuali e una provvisionale alle parti civili: 5.000 euro a Sparvieri e 6.500 al direttore Scansani. L'avvocato difensore ha già annunciato che farà appello.
«È una sentenza importante – commenta Evaristo Sparvieri sul sito web dell'Assostampa – anche se siamo ancora in primo grado. Stabilisce un concetto semplice ma spesso dimenticato: i giornalisti non possono essere minacciati, neanche telefonicamente. È importante ricordarlo soprattutto in una fase come questa, in cui il nostro ruolo è sempre più spesso svilito e bistrattato, diventando talvolta oggetto di inutili e dannose strumentalizzazioni. Per esperienza posso dire che ci sono tanti colleghi anche nelle redazioni locali come la nostra che lavorano con scrupolo e passione, con il solo scopo di informare le proprie comunità di lettori, spesso rischiando molto di persona, senza tutele o sottopagati».