Se nei primi tre mesi del 2022 si registra un lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2021 del numero di intimidazioni ai giornalisti (44 gli episodi censiti, erano stati 63 nel primo trimestre dell'anno scorso) il fenomeno continua a destare grande preoccupazione. Non solo per la mancanza di specifiche norme che possano dissuadere dall'aggredire il diritto di cronaca, ma anche per l'esigenza di rafforzare il controllo sull'online, irrobustire la tutela delle fonti, contrastare le querele bavaglio.
Questi alcuni dei temi affrontati nel corso della riunione di giovedì 5 maggio del Centro di Coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti istituito dal ministero dell'Interno con Fnsi e Ordine.
«Un incontro importante, come importante è riservare la massima attenzione al fenomeno delle minacce ai giornalisti perché tutelare la libertà di stampa significa difendere la nostra democrazia», ha esordito la ministra Lamorgese, che ha anticipato alcuni altri dati: dei 44 episodi censiti, 12 sono arrivati tramite web e social network; 22 i giornalisti al momento sotto scorta in Italia; Lombardia, Lazio, Campania e Calabria le regioni con più casi registrati nel 2022.
Con la ministra all'incontro hanno partecipato Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, il presidente Carlo Bartoli e la segretaria del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Paola Spadari; il Capo di gabinetto della ministra, Bruno Frattasi; Maria Luisa Pellizzari, vice Capo della Polizia.
«Alla meritoria attività svolta dalle forze dell'ordine, che ha portato talvolta a identificare i responsabili degli attacchi, è necessario seguano azioni concrete per sanzionare i responsabili», ha rilevato il segretario generale Lorusso, che ha anche ricordato i numerosi episodi registrati nel 2021 in relazione alle manifestazioni contro le iniziative del governo per il contrasto alla pandemia.
Sempre nell'ottica di giungere ad adottare o potenziare adeguate sanzioni nei confronti di chi attacca il diritto di cronaca, Lorusso ha evidenziato poi «i sempre più frequenti tentativi di indebolire la tutela delle fonti» e citato, fra gli altri, il caso del conduttore di Report Sigfrido Ranucci, che poco tempo fa ha denunciato di aver saputo dal suo caposcorta che sono state scoperte tre persone che lo seguivano e riprendevano proprio durante un incontro con una fonte. Anche in tema di tutela del segreto professionale «l'auspicio – ha aggiunto Lorusso – è che questi momenti di confronto possano portare a provvedimenti normativi utili a dare ristoro ai colleghi vittime di intimidazioni e minacce».
L'importanza di intensificare il controllo sull'online è stata evidenziata dal presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine, Carlo Bartoli. «È lì – ha osservato – che frustrazione ed esasperazione vengono canalizzate verso l'obiettivo specifico che è diventato il giornalista». Pur ribadendo l'importanza di denunciare ogni caso di violenza e minaccia, «al di là del dato statistico – ha rimarcato Bartoli – preoccupa la percezione che il giornalista sia diventato bersaglio della rabbia sociale e individuale».
La segretaria del Cnog, Paola Spadari, ha messo in luce un altro dato anticipato dal Viminale: l'alto tasso di minacce rivolte contro le giornaliste, «colpite due volte in quanto operatrici dell'informazione e in quanto donne», ha evidenziato.
La ministra Lamorgese ha ribadito la disponibilità all'ascolto e a proseguire nella sinergia che ha caratterizzato l'attività del Centro di Coordinamento. «La polizia postale mette il massimo dell'impegno nel contrasto ai reati sul web, che sono aumentati durante la pandemia», ha sottolineato in chiusura. Mentre sul punto di una normativa più stringente a tutela del diritto di cronaca, Lamorgese ha esortato i rappresentanti della categoria ad avanzare proposte, pur ammettendo che «prevedere una norma ad hoc è da valutare a livello parlamentare, ma se ci sono proposte concrete – ha ripetuto – confrontiamoci».
Confermato anche l'impegno da parte della ministra alla tutela delle fonti, agli incontri sul territorio e, in generale, la disponibilità del ministero dell'Interno a cercare in tutti i modi di evitare episodi come quelli visti in questi mesi. «Solo facendo squadra – ha concluso – possiamo arrivare a risultati soddisfacenti».
Nel 2021 sono stati 232 gli episodi di intimidazioni nei confronti dei giornalisti: 26 riconducibili a contesti di criminalità organizzata, 113 a contesti politico/sociali, 93 riferibili ad altre fattispecie. L'incremento rispetto al 2020, quando i casi registrati erano stati 163, è stato del 42 per cento, con un ulteriore aumento rispetto al 2019, che aveva già fatto registrare un +87 per cento rispetto all'anno prima.
Anche nel 2021 le minacce tramite web si sono confermate quale principale modus operandi (102 episodi). I canali web più utilizzati sono stati Facebook (41 episodi), mail (35), Instagram (15). Quasi un quarto (57 episodi) degli atti intimidatori censiti è stato perpetrato nei confronti di giornaliste. Le regioni che hanno fatto registrare il maggior numero di casi sono stati Lazio, Lombardia, Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna. Ben 53 atti intimidatori sono connessi alle campagne informative relative all'emergenza pandemica e 19 di questi si sono verificati nel corso delle manifestazioni "No vax" e "No green pass".
PER APPROFONDIRE
I Report del Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno con i dati aggiornati al 31 dicembre 2021 e i dati relativi al primo trimestre 2022 sono allegati di seguito.