«Lavorare per un giornale che non sarà in edicola, senza essere pagati. Lavorare per un giornale che non c’è: l’Unità. Questa da tre giorni è la nostra condizione – incredibile, umiliante – da quando lo stampatore ha fermato le rotative perché da mesi non viene pagato dall’azienda». Inizia così il comunicato del Cdr dell’Unità pubblicato oggi in prima pagina sul quotidiano che, appunto, da tre giorni non esce in edicola.
Il Comitato di redazione fa sapere di aver chiesto formalmente all’amministratore delegato di avere notizie circa il regolare ritorno in edicola del quotidiano, senza ottenere però alcuna risposta. «È un silenzio insultante verso chi ogni giorno comunque continua a svolgere il proprio lavoro: una situazione che deve finire quanto prima», commentano i giornalisti che da mesi chiedono all’azienda un piano industriale, strumento fondamentale per il rilancio del quotidiano e per la stessa sussistenza di qualunque impresa che decide di misurarsi sul mercato.
«Dopo quasi due anni – spiega il Cdr – non solo non c’è un piano industriale, ma ancora non è stato avviato alcun tavolo di confronto, chiesto anche dalla Federazione Nazionale della Stampa e da Stampa romana, aggravando ulteriormente una situazione finanziaria già molto compromessa».
Ieri, 31 maggio, la redazione riunita in assemblea ha stigmatizzato duramente l’atteggiamento dell’azienda «che – proseguono i giornalisti – neanche di fronte alla decisione dello stampatore di interrompere il proprio servizio ha ritenuto di dover intraprendere iniziative per garantire il ritorno in edicola quanto prima dell’Unità. Come se non bastasse, senza alcuna comunicazione, l’azienda non ha pagato le retribuzioni dei dipendenti. Ecco perché l’Assemblea e il Cdr hanno deciso di dedicare questa prima pagina alle vicende che stiamo vivendo (e che non hanno precedenti nell’editoria italiana) e di garantire comunque la fattura del giornale, seppur con una foliazione ridotta, che però potrete leggere soltanto nelle rassegne stampa o con l’abbonamento online».
Il Cdr ricorda poi gli otto giorni di sciopero a oltranza e gli importanti attestati di solidarietà e di sostegno ricevuti, a cominciare dai presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, che hanno più volte sottolineato l'importanza di un giornale come l'Unità nel panorama editoriale del nostro Paese, non soltanto per la storia che ha rappresentato ma per il ruolo che può ancora avere.
«Ma oggi – conclude il Comitato di redazione – è necessario che avvengano fatti concreti da parte di chi ha la responsabilità di questa vicenda: ci rivolgiamo al socio di maggioranza, la Piesse, e al socio di minoranza, Eyu (che fa riferimento al Partito democratico), affinché svolgano tutte le azioni necessarie a ripristinare il normale svolgimento delle attività aziendali, il ritorno in edicola del quotidiano, il pagamento delle retribuzioni e un serio piano di rilancio che salvaguardi il futuro de l'Unità, le professionalità esistenti al suo interno e i livelli occupazionali. Inoltre torniamo a chiedere al ministro Luca Lotti, che ha la delega all'editoria, di affrontare la vertenze Unità con la stessa energia riservata in passato ad altre imprese editoriali. Ai nostri lettori, in qualunque modo riescano a leggerci, chiediamo di sostenere la nostra battaglia. Noi continueremo a fare il nostro lavoro per loro. Come sempre, anche se ci hanno impedito di raggiungere le edicole».