Domani, mercoledì 24 maggio, dalle 9.30 alle 10.30, il Consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana manifesterà in piazza, davanti Montecitorio, per chiedere al Governo e al Parlamento provvedimenti concreti sui temi della lotta al precariato e del contrasto ai fenomeni delle querele temerarie e delle minacce ai cronisti. Ma l'appuntamento sarà anche l'occasione per «riaccendere i riflettori» sulla vertenza che coinvolge l'Unità, i cui giornalisti sono arrivati oggi al settimo giorno consecutivo di sciopero.
Il segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, in una conferenza stampa alla Camera assieme ai giornalisti del quotidiano e al presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano (Pd), ha messo in guardia dal rischio che la vicenda diventi una «vertenza pilota» per tante altre aziende editoriali, ma in negativo, «e non possiamo permettercelo».
Per questo, «abbiamo deciso di procedere con un'azione per comportamento antisindacale, perché l'azienda finora ha ritenuto di poter adottare una serie di decisioni sulle spalle dei lavoratori senza alcun confronto. Fino ad oggi non c'è nessuna disponibilità da parte dell'azienda a confrontarsi, non abbiamo un interlocutore», ha spiegato Lorusso.
I giornalisti, a cui è stato pagato solo il 5% dello stipendio e sui quali incombe la minaccia di 20 licenziamenti, chiedono che il Pd si faccia carico di quanto sta accadendo e intervenga per tentare di risolvere la situazione e soprattutto «porre fine al vergognoso ricatto fatto dall'azienda di voler barattare gli stipendi con i diritti. Ma la dignità e i diritti di chi lavora non hanno prezzo», dice Umberto De Giovannangeli.
Oltre al Pd, i giornalisti chiamano in causa direttamente il governo, nella persona del ministro Luca Lotti. Anche per Damiano «il Pd va chiamato in causa e sollecitato a trovare una soluzione. Il punto essenziale è conquistare un tavolo di confronto e trattativa». (AGI – Roma, 23 maggio 2017)