I giornalisti vedono nero: quasi il 75% è convinto che molte testate tradizionali andranno in crisi o chiuderanno nei prossimi cinque anni e che i quotidiani nazionali saranno di gran lunga i più penalizzati dalla crescita di Internet. È quanto emerge da una ricerca realizzata in occasione dei 50 anni della legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti, celebrati oggi a Roma.
Secondo lo studio, che ha coinvolto 1681 giornalisti, la radio è considerata il mezzo più rispettoso della deontologia professionale, seguito da quotidiani, Internet e per ultima la tv. Per accrescere l'etica, i giornalisti sono convinti che sia necessario formare meglio i futuri professionisti e sospendere le sovvenzioni alle testate che hanno comportamenti sbagliati.
Ad aprire i lavori il presidente dell'Ordine, Enzo Iacopino.
''Dobbiamo mettere in campo un'idea di riforma della professione - ha affermato - che punti a dare riconoscimento alle migliaia di giovani di tante età che vivono ai margini delle redazioni, a volte senza contributi. Dobbiamo avere il coraggio e la competenza per cambiare con la consapevolezza che qualcosa è stato fatto, a partire dalla Carta di Firenze. Per la riforma serve però il contributo di tutti, non solo i politici, ma anche i giornalisti a prescindere dal bollino che hanno''.
Iacopino ha anche ricordato che dal 2006 ad oggi oltre 1300 giornalisti sono stati minacciati. Una di loro, Francesca Santolini, cronista del Giorno, che dopo essersi occupata di alcune inchieste sulla 'ndrangheta al Nord è stata vittima di un'intimidazione, ha testimoniato dal palco la sua esperienza, chiedendo di dare centralità ai giornalisti di provincia.
È intervenuta anche il direttore di Rainews, Monica Maggioni. ''Dobbiamo avere il coraggio del reality check – ha affermato -, di confrontarci con il pubblico per capire il nostro grado di eticità. In tv c'è l'annosa questione della spettacolarizzazione: se la televisione si desse codici etici e standard superiori la situazione migliorerebbe''. (ROMA, 7 FEBBRAIO – ANSA)
Giornalisti: Siddi (Fnsi) l’Ordine dei giornalisti compie cinquant’anni. Più che mai improcrastinabile una riforma della legge istitutiva che tenga presente il cambiamento epocale della professione.
“Il mezzo secolo di vita dell’Ordine dei giornalisti, che celebra oggi l’anniversario della sua legge istitutiva, è l’occasione per rilanciare con forza l’iniziativa per una improcrastinabile riforma di una professione al centro di epocali trasformazioni. L’appello rilanciato, in questo senso, dal Presidente dell’Ordine nazionale Iacopino è condiviso – credo – da tutta la categoria, che, sui contenuti e gli strumenti del cambiamento, ha una dialettica in corso, utile allo scopo ma sin qui annullata dall’insipienza e dai piccoli opportunismi della politica politicante. Non può sfuggire a nessuno che una legge la può riformare solo il Parlamento e non va dimenticato che la legislatura appena conclusa ha “chiuso” in un cassetto un progetto di legge – già votato in una delle Camere - per non misurarsi con quanti esprimevano dei dubbi e neppure con quanti erano disponibili a migliorarlo: una soluzione all’insegna di una becera “contabilità” di interessi particolari tutelabili da questa o quella figura politica privilegiata, rispetto ad una ricerca di equilibrio per un interesse generale. E’ interesse pubblico primario una professione qualificata per la sua identità specifica, per la sua qualificazione deontologica, per la sua missione al servizio della conoscenza dei cittadini e della circolazione delle idee. L’Ordine professionale è uno strumento che, in questa dimensione ha una sua validità, ma deve essere adeguato alla realtà del lavoro professionale che si esprime in un vasto sistema di mezzi e reti per comunicare, per informare, per creare relazioni di conoscenza e verifica. L’indagine dell’Ordine nazionale sull’etica della professione mette in luce un grave problema: l’adesione ai principi deontologici da parte della categoria è quasi totale, la realtà vissuta è spesso un’altra a causa di interferenze improprie sulle autonomie della professione e sulle garanzie nel lavoro. Gli equilibri del sistema dell’informazione, il rispetto del lavoro di chi professionalmente vi si dedica sono fondamentali. Servono leggi aggiornate di garanzia e di chiara ispirazione alle Carte dei diritti fondamentali dell’uomo, servono strumenti per l’accesso e il rispetto della deontologia, che non siano apparati burocratici ma efficaci e solidi riferimenti per la credibilità del giornalismo e per puntuali risposte ai cittadini. La riforma dell’Ordine dei giornalisti, unitamente a quelle del mercato e di un nuovo welfare attivo per il lavoro e l’industria dell’informazione, per il pluralismo, in tempi in cui la politica si declama per “agende”, sono temi che devono stare ai primi posti delle prossime scadenze dei pubblici poteri. La Fnsi non solo non cancella questi temi, nonostante l’ostentato silenzio di una campagna elettorale “altra”, ma incalzerà i futuri eletti e il nuovo Governo sin dal primo istante del loro insediamento. Nel frattempo, felicitazioni all’Ordine dei giornalisti.”