"Lo spazio virtuale e le minacce connesse", questo il titolo di un seminario di studi sui temi dei reati informatici che si è tenuto lunedì 12 dicembre 2022 nella sede del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Tra i relatori, anche il segretario generale aggiunto della Fnsi, Mattia Motta. Reati informatici che vedono un "prima" e un "dopo" pandemia, infatti con l'aumento delle connessioni i reati informatici di varia natura sono passati da 121mila nel 2019 ai 234mila del 2021. Tra le vittime figurano sempre di più gli operatori dell'informazione.
«Lo spazio virtuale governato da regole dettate dall'algoritmo aumenta e sono regole con fini "commerciali" che prediligono spesso la polarizzazione dei commenti a una informazione consapevole e ponderata, in questo contesto – ha detto Motta – aumentano le minacce connesse a chi si occupa di certi fenomeni, perché chi si occupa dei discorsi di odio in rete può star sicuro che diventerà vittima di quei discorsi. Il compito dei giornalisti oggi è trovare gli strumenti per far distinguere i loro contenuti da quelli degli operatori non professionali, un compito difficile che dovrebbe passare anche per innovazioni del contratto collettivo di lavoro principale, Fieg-Fnsi, che invece è fermo al palo per le chiusure degli editori sull'inclusione di chi già oggi, di fatto, è giornalista subordinato ma impiegato con contratti precari. I momenti di confronto e dibattito sono vitali per difendere il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente, ma necessari anche gli strumenti come l'Osservatorio alle minacce dei giornalisti costituito in seno al ministero dell'Interno. Minacce e molestie al diritto di cronaca che fanno più male quando a subirle sono giornalisti precari e freelance, la maggioranza dei colleghi attivi oggi».
Di «una formazione che vuole dare consapevolezza agli operatori dell’informazione per superare una certa ritrosia alla denuncia», ha parlato il prefetto Vittorio Rizzi in apertura dei lavori in via Sommacampagna, durante i quali sono state approfondite anche le questioni sul linguaggio di odio in rete, sulla sicurezza digitale e sulla necessaria collaborazione fra diversi soggetti quali forze di polizia e giornalisti.
L'evento, organizzato dalla Direzione centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della Stampa italiana, ha visto la partecipazione di qualificati relatori delle Forze di polizia e di giornalisti.
L'incontro è stato introdotto dai saluti di Carlo Bartoli, presidente del Cnog. A seguire il prefetto Vittorio Rizzi – vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza e Direttore centrale della Polizia Criminale, nonché presidente dell'Organismo di supporto al Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti – il quale, in collegamento da remoto, ha voluto ricordare come l'intesa protocollare raggiunta con l'Ordine e la Fnsi costituisca la cornice che offre l'occasione per condividere momenti di riflessione e formazione su un tema di comune interesse, quale quello dello spazio virtuale, con l'obiettivo di creare giuste sinergie fra vari attori istituzionali in chiave anticrimine.
Gli interventi dei relatori hanno spaziato su diversi temi interessanti lo spazio virtuale offerto dalla rete. Dopo la presentazione dell'attività di analisi sui reati commessi attraverso la rete condotta Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, sono stati approfonditi dal dirigente del Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Riccardo Croce, i principi generali di cyber hygiene quali buone prassi per ridurre i rischi derivanti dall'utilizzo di sistemi informatici e piattaforme.