Alleanza Verdi-Sinistra ha scritto alle altre opposizioni per chiedere «di unirsi per una iniziativa sulla riforma del servizio pubblico Rai e sulla libertà di informazione». Lo hanno annunciato in una conferenza stampa alla Camera il segretario di Si, Nicola Fratoianni, e il coportavoce dei Verdi, Angelo Bonelli.
L'iniziativa politica si basa su una mozione «per chiedere al Parlamento di impegnarsi per delle modifiche normative necessarie e urgenti», ha spiegato la deputata di Avs Elisabetta Piccolotti. Fra i temi, le querele temerarie, la modifica delle norme sulla diffamazione, il gender gap, la protezione delle fonti e la governance della Rai.
«Abbiamo scritto a Schlein, Conte, Calenda, Magi e Renzi - ha spiegato Bonelli - per capire se si può costruire insieme un'iniziativa politica».
«L'approccio che vogliamo dare è di sistema - ha aggiunto Fratoianni - C'è una dimensione complessa che questa mozione intende affrontare. Abbiamo inviato una lettera a tutte le opposizione per dire: incontriamoci, vediamoci. Credo che serva un salto di qualità. Per le opposizioni questo tema non può più essere rinviato, serve uno spirito unitario».
Alla conferenza stampa sono intervenute delegazioni di Fnsi, Ordine dei Giornalisti, Associazione Stampa Romana, associazione Articolo 21, Associazione Move On, Rete No Bavaglio e dei Cdr de Il Domani, Repubblica, Fatto Quotidiano.
«La Federazione della stampa aderisce e aderirà a tutte le iniziative fondate sulla necessità di difendere la libertà di stampa in questo Paese - ha detto Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi - La categoria dei giornalisti è compatta quando si tratta di difendere l'articolo 21: su quello c'è da aprire una grande vertenza. Siamo di fronte a un puzzle che disegna un inquietante attacco al diritto dei cittadini ad essere informati. Urge una missione europea in Italia».
«Questo è il momento di rivolgerci ai cittadini - ha aggiunto Paola Spadari segretaria nazionale dell'Ordine dei giornalisti - per dire che siamo qua difendere un bene comune, la libertà di informazione è di tutti quanti, perché stabilisce lo stato di salute di una democrazia».