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Editoria 01 Gen 2009

"Liberazione", Sansonetti: "Farò la mia parte fino in fondo" Bonaccorsi: "Sansonetti ha perso e dietro di me non c'è nessuno"

"La mia battaglia la farò fino in fondo: posso vincere o perdere, ma non mi tiro indietro e spero che Ferrero consideri l'offerta formulata da me e da altri colleghi della testata, alla pari con quella di Bonaccorsi". Così il direttore di 'Liberazionè Piero Sansonetti parla del futuro del quotidiano del Prc, assurto alle cronache per le polemiche roventi sulla vendita, data per quasi fatta, a Luca Bonaccorsi, già direttore editoriale del settimanale 'Left' e vicino sia all'ex-Presidente della Camera, Fausto Bertinotti che allo psichiatra Massimo Fagioli

"La mia battaglia la farò fino in fondo: posso vincere o perdere, ma non mi tiro indietro e spero che Ferrero consideri l'offerta formulata da me e da altri colleghi della testata, alla pari con quella di Bonaccorsi". Così il direttore di 'Liberazionè Piero Sansonetti parla del futuro del quotidiano del Prc, assurto alle cronache per le polemiche roventi sulla vendita, data per quasi fatta, a Luca Bonaccorsi, già direttore editoriale del settimanale 'Left' e vicino sia all'ex-Presidente della Camera, Fausto Bertinotti che allo psichiatra Massimo Fagioli

Ed è proprio la 'presenza a distanzà di Fagioli ad aver scatenato un putiferio di critiche, in particolare di omofobia. «Ci tengo a chiarire che non ce l'ho con Fagioli, con lui ci sono molti punti in comune e lo ritengo un interlocutore interessante: ci dividono e tanto problematiche come l'omosessualità, il sesso, il rapporto uomo-donna - chiosa Sansonetti - Tant'è che è stato lui a darmi 'bottè e non io a lui: comunque considero dei complimenti le sue 'bottè come che sarei un bambino rimasto al '68 o un malato di mente». Eppure è arcinoto che Fagioli non è nè editore nè imprenditore, ma fa di professione lo psichiatra, con una lunga storia di ricerca che ha attraversato mezzo secolo, sulla malattia mentale. «Quel che non accetto è Fagioli editore, questo proprio no: nè lui e nè Bonaccorsi - chiarisce - è del tutto evidente». Insomma, Bonaccorsi uguale Fagioli, ma a Ferrero pare che vada bene, tanto che, si dice, che Bonaccorsi abbia già in mano il quotidiano. «Ha già vinto Bonaccorsi? Non lo so, di certo io non mi ritiro e darò battaglia fino in fondo: sono sereno e per nulla amareggiato, tanto che insieme ad altri colleghi abbiamo fatto e formulato la nostra offerta d'acquisto: ora tutto è nelle mani della segreteria». Forse tutto si deciderà entro metà gennaio, alla prossima Direzione, quando - si dice - anche Claudio Grassi che con Ferrero gestisce il Partito, dirà la sua. «Non so come stiano le cose nel Partito: quel che mi preme e mi interessa, al di là di altre centinaia di soluzioni che ci sono, oltre quella di Bonaccorsi, di salvare Liberazione - nota Sansonetti - è che il patrimonio culturale ed il grande lavoro d'iniziative e d'idee nuove immesse nel giornale, fatto in questi anni, non vadano dispersi, buttati alle ortiche: ne ha bisogno innanzitutto la sinistra». Il destino di 'Liberazionè passa anche per le mani del tesoriere Sergio Boccadutri che, dopo la revoca del CdA, si è offerto, su mandato del partito, la carica di amministratore unico e si è dato trenta giorni di tempo per accettare. Il suo scopo: rendere più fluide le decisioni per il risanamento dei conti e riferire poi a Ferrero. «A noi non resta che aspettare fiduciosi», conclude Sansonetti. (AGI) A contendersi 'Liberazionè, quotidiano del Prc, uscito con ossa rotte dalle elezioni del 13-14 aprile scorso, due diverse generazioni: quella del '68, impersonata dal 60enne Piero Sansonetti e quella che rifiuta il '68, impersonata dal 40enne Luca Bonaccorsi. «Piero Sansonetti ha già perso, è l'unico che non se ne è ancora reso conto: la sua proposta di risanamento e d'acquisto? Come può essere credibile la proposta di risanamento fatta da chi ha portato Liberazione al disastro, a perdere 3,5 milioni di euro l'anno?», attacca Bonaccorsi molto vicino sia a Fausto Bertinotti che a Massimo Fagioli. «Dietro di me non c'è nessun altro se non Luca Bonaccorsi - spiega - E non escludo che una volta risanato, il giornale non potrà divenire davvero oggetto d'interesse e d'investimento da parte di altri imprenditori di sinistra». La sfida è lanciata. «Voglio anche far notare a chi critica il mio interesse per 'Liberazionè che se lanciarsi nel salvataggio del giornale vorrebbe dire fare un affare - aggiunge - significa essere a digiuno delle basilari nozioni di aritmetica dal momento che le perdite sono di 3,5 milioni di euro l'anno». Dovute, ovviamente, ad una gestione non brillante. «Sansonetti si è lanciato in una campagna d'insulti, contumelie e insinuazioni verso la maggioranza del Prc e contro la cessione del giornale al sottoscritto, inaudita, fantasiosa e la più incredibile, assurda delle accuse è l'omofobia - chiosa Bonaccorsi - oppure paventare la svolta a destra del giornale sulla base della mia amicizia con Massimo Fagioli». Bonaccorsi ci tiene a sottolineare il suo impegno diretto ed indiretto con le tante manifestazioni degli omosessuali per i diritti civili, dai pacs agli stessi gay-pride. «È pure accaduto che in molte di queste manifestazioni ho incontrato Fagioli - osserva - anche nell'ultimo gay-pride: si tratta come si vede chiaramente di una accusa, quella di omofobia, del tutto fantasiosa, meglio di una plateale bugia». E rispetto alla maggioranza del Prc? «Ferrero nell'aprire a un imprenditore dell'area bertinottiana - risponde Bonaccorsi - ha dimostrato una lungimiranza ed un atteggiamento democratico, di gran lunga superiore a quello di alcuni compagni storici i quali ossessionati dall'idea di perder le loro piccole aree d'influenza si scagliano contro di me». Dunque, Sansonetti «il neo Villari», si rassegni: «ha già perso», parola di Luca Bonaccorsi, «imprenditore editoriale solitario, dietro di me non c'è nessuno», interessato all'acquisto di Liberazione. (AGI)

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