"La dichiarazione con la quale il segretario dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, si è dissociato dalla manifestazione di Piazza del Popolo è stupefacente perché contraddice il documento di adesione all'iniziativa della Fnsi votato quasi all'unanimità (un solo voto contrario) dal Consiglio nazionale". Lo affermano Gegia Celotti, Francesco De Vito, Beppe Errani, Giancarlo Ghirra e Michele Taddei, coordinatori dei consiglieri nazionali aderenti ad "Autonomia e solidarietà" e "Giornalisti uniti".
"Come ha affermato dal palco di Piazza del Popolo Roberto Saviano", proseguono i cinque consiglieri nazionali, "verità e potere non coincidono mai", qualunque sia il colore del potere. E' stato vero quando Massimo D'Alema invitava a lasciare i giornali in edicola o il governo di centro-sinistra portava in Parlamento il ddl Mastella sulle intercettazioni.Quelle iniziative vennero fortemente contestate dalla Fnsi e dall'Ordine, a cui non fece velo il colore politico di chi le promuoveva. Perché, quando il Presidente del Consiglio in carica definisce "farabutti" e "delinquenti" i giornalisti scomodi, si dovrebbe cambiare atteggiamento? Per fare un favore ai propri amici politici?"."Iacopino dice di aver visto a Piazza del Popolo solo bandiere del Pd, di Rifondazione comunista e della Cgil, organizzazioni che, peraltro, avevano aderito alla manifestazione e hanno ritenuto di essere presenti con i propri simboli. Noi ne abbiamo visto molte altre: quelle della Fnsi, quelle di 'Libertà e Giustizia' e quelle di tantissime associazioni di orientamento diverso. Abbiamo visto tanti colleghi e tantissimo popolo. Quello che più conta, abbiamo visto una manifestazione che si è svolta all¹insegna della piattaforma proposta dal sindacato"."Come scrive il Presidente dell¹Unione cronisti, Guido Columba, un collega che si è speso più di ogni altro nella battaglia contro il ddl Alfano sulle intercettazioni, 'è stata una grande e bella manifestazione politica. Grande e bella perché è stata partecipata, composta e civile.Politica perché aveva l'intento dichiarato di protestare contro idee e comportamenti di maggioranza parlamentare e governo allo scopo di ottenere che cessino attacchi, intimidazioni e tentativi di limitazione della libertà d¹informazione'."La verità", concludono i cinque consiglieri dell'Ordine, "è che in questa fase i giornalisti vivono in un clima di intimidazione che non si era mai visto. Per combatterlo non servono dissociazioni e ambiguità cerchiobottiste. Servono posizioni nette, coraggiose e responsabili".