Le solidarietà di Assostampa Toscana, Assostampa e cronisti Liguri, Mediacoop (Associazione delle cooperative editoriali e di comunicazione) e Giuseppe Giulietti di Articolo21
Domani il Corriere di Livorno non sarà in edicola: le modalità davvero inaudite delle perquisizioni e dei sequestri disposti dalla procura di Livorno in seguito alla fuga di notizie dagli ambienti investigativi livornesi destano sgomento e preoccupazione per la libertà dell’informazione. Il sequestro dei file pc redazionali con la copiatura dei file di ciascun computer ha impedito il normale lavoro di redazione delle notizie e di impaginazione del giornale. E poteva anche andare peggio: all’inizio, infatti, era stato ipotizzato il sequestro di tutti i computer di scrittura e di memoria. Insomma un modo nemmeno tanto nascosto per censurare, per vietare l’uscita in edicola del quotidiano: un atteggiamento esagerato e inaccettabile. Come inaccettabili sono state le perquisizioni domiciliari dei giornalisti e i modi in cui sono state eseguite. La magistratura ha diritto di svolgere i propri accertamenti alla ricerca di chi – al suo interno – fa uscire notizie ritenute riservate. Ma non si possono per nessun motivo ledere i diritti fondamentali dell’uomo e del giornalista che cerca di informare i suoi lettori nella maniera più completa e tempestiva. Giulia Baldi Presidente dell’Associazione della stampa toscana Intercettazioni, limiti e bavagli bipartisan che traslocano da un governo all'altro. Procure blindate e chiuse per i giornalisti come a Genova. E a Livorno la Procura "chiude" il Corriere di Livorno, con un provvedimento inaudito e difficilmente comprensibile: perquisiti tutti i giornalisti, le abitazioni e in quella del direttore, assente per ferie, si forza la porta come se si dovesse arrestare un camorrista o un terrorista. Il motivo? Le notizie, quelle terribili e maledette notizie che sempre più danno fastidio, a tutti poteri e le lobby. Il motivo? Giornalisti che fanno il loro lavoro obbedendo al diritto dovere di fare informazione per garantire ai cittadini la libertà di scegliere il media che preferiscono. Il provvedimento di Livorno è gravissimo, perché vuole "trovare" le fonti sulle quali lavorano i giornalisti. A Genova si cercarono anche le responsabilità di capi redattori e capi cronisti con i loro cronisti per sanzionare la pubblicazione dell'identikit di un violentatore che colpiva in città. A Livorno da oggi il ceppo a taccuini, computer, microfoni perché, non sia mai, che una notizia diventi pubblica. Ai colleghi del Corriere di Livorno la migliore solidarietà che un giornalista può offrire: quella di continuare, con loro, a dare la caccia alle notizie. Soprattutto a quelle meno gradite e più difficili da trovare. Marcello Zinola Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti. Alessandra Costante Presidente Gruppo Cronisti Liguri Mediacoop: “Un fatto gravissimo che contrasta con la tutela costituzionale della libertà di stampa” ''Stamattina il Corriere di Livorno non è in edicola. Le perquisizioni e le modalità in cui si sono svolte ieri presso la redazione e presso il domicilio del direttore, dei redattori e praticanti hanno impedito, di fatto, ogni possibilità di lavoro''. E' Mediacoop a sottolineare che ''si tratta di un fatto gravissimo, mai accaduto prima, anche in casi più delicati e controversi, che contrasta con la libertà di stampa tutelata dall'art. 21 della Costituzione e che stravolge la protezione del segreto professionale dei giornalisti prevista dall'art. 10 della Carta dei diritti fondamentali dell'uomo e confermata anche da pronunce giudiziarie. E' da tempo, ormai, che giornalisti e testate sono sottoposti, in vario modo, a tentativi di censura''. Mediacoop manifesta ''la più viva preoccupazione e protesta e, in attesa di conoscere tutti gli elementi del caso, esprime la solidarietà dei colleghi agli operatori del Corriere di Livorno. Si augura che il Ministro di Grazia e Giustizia faccia al più presto chiarezza sulla vicenda''. (ADNKRONOS) La mia solidarietà al Corriere di Livorno di Giuseppe Giulietti Articolo 21 esprime solidarietà ai giornalisti e al direttore del Corriere di Livorno. Quello che è successo è un atto di inaudita gravità. Non è possibile impedire l'uscita di un giornale ed è una palese violazione dell'Articolo 21 della Costituzione Italiana. Sulla vicenda è necessario che sia fatta piena luce e che tutti gli organismi sindacali e lo stesso Ordine dei giornalisti chiedano i motivi e l'urgenza che ha portato la Procura della Repubblica a imbavagliare per un giorno un'intera redazione, a perquisire abitazioni e redazione, a togliere la possibilità di esercizio del proprio lavoro ai colleghi del Corriere. Chiederò attraverso le mie prerogative di Parlamentari e nel rispetto del regolamento al Ministro della Giustizia di comprendere che cosa è successo. E' tanto più grave quel che accaduto se le ragioni esposte sono quelle secondo cui i colleghi avrebbero pubblicato parti di intercettazioni per trarne un 'profitto', e cioe' la vendita di piu' copie in edicola. Ogni giornale esce in edicola con la speranza di riscuotere interesse ogni mattina fra i lettori. Una motivazione del genere rappresenta un precedente pericolosissimo per la libertà di stampa nel nostro Paese. La mia solidarietà a direttore e redazione è anche disponibilità a farmi portavoce in Parlamento delle perplessità e delle reazioni che Mediacoop, Unci e Fnsi hanno avuto sulla vicenda.