Niente gossip per il giornalista che si ispiri alle indicazioni del buddismo e che deve astenersi dalla menzogna e dalla parola che divide (scrivere con pregiudizio), dalla parola ingiuriosa (scrivere diffamando) e dalla chiacchiera oziosa – Anche se le caratteristiche dell’esistenza implicano l’ irraggiungibilità di un giornalismo perfetto, l’ approccio buddista richiede di purificare le proprie menti, poiché un pensiero impuro produrrà un giornalismo impuro - Shelton A. Gunaratne, professore di giornalismo alla Minnesota State University (Usa), ha scritto un breve saggio, che Lsdi pubblica, come introduzione ad un approccio buddista al giornalismo
- Le perplessità del buddismo nei confronti delle relazioni pubbliche e la pubblicità, considerate da qualcuno lesive perché incoraggerebbero “ l’avidità, l’odio e la delusione’’, o corromperebbero la verità.
– Una comparazione fra le principali caratteristiche del giornalismo tradizionale di stampo anglo-americano e il contesto di riferimento buddista fa emergere degli aspetti molto interessanti, e in particolare una notevole distanza di quest’ ultimo da alcuni dei principi essenziali della tradizione giornalistica occidentale
- La prospettiva buddista considera le notizie come un bene sociale e non profittevole e quindi, essendo più interessata al processo, non vede la necessità della tempestività a discapito dell’accuratezza e dell’analisi dell’interazione funzionale dei fattori
– Oppure la prominenza di eventi che coinvolgono istituzioni o persone molto note è un valore antitetico a quelli buddisti: il giornalismo dei vip implica individualismo e atomismo, che generano egocentrismo e dolore
- E poi una eccessiva enfasi sul non convenzionale significa dare maggiore priorità all’evento (notizia come un bene di consumo) piuttosto che al processo (notizia come un bene sociale)
- E anche il principio di oggettività buddista differisce di gran lunga dalle nozioni di oggettività e verità del paradigma giornalistico tradizionale
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