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Inpgi 16 Gen 2007

La replica dell'Inpgi: "La Fieg continua a vestire i panni del perseguitato per giustificare l'incredibile decisione di tenere bloccata la riforma delle prestazioni dopo averla approvata in Cda"

Al comunicato della Fieg sul documento votato dal Consiglio Generale dell'Inpgi, replica prontamente anche il presidente dell'Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, Gabriele Cescutti.

Al comunicato della Fieg sul documento votato dal Consiglio Generale dell'Inpgi, replica prontamente anche il presidente dell'Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, Gabriele Cescutti.

Questo pomeriggio la Fieg ha diffuso il comunicato che vi accludo di seguito: “La Fieg esprime profondo sconcerto di fronte alla posizione di assoluta chiusura espressa dalla controparte giornalistica di fronte a ogni ipotesi di riequilibrio degli organi direttivi dell’Inpgi”. (…) “Nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto siedono infatti 12 rappresentanti dei giornalisti a fronte di 2 degli editori, mentre nel Consiglio generale il rapporto è addirittura di 60 a 2. E’ in questo paradossale squilibrio, che non tiene conto del fatto che i fondi dell’Inpgi provengono per il 60% dagli editori di giornali, che risiede la causa prima dell’attuale insoddisfacente funzionamento della gestione politica dell’Istituto”. A precisazione e replica l’Inpgi ha diffuso il seguente comunicato: “Per giustificare l’incredibile decisione di tenere bloccata per 18 mesi la riforma previdenziale dell’Inpgi, dopo averla approvata in Cda, la Fieg continua a vestire i panni del perseguitato. Ma la realtà è ben diversa. I “fondi” (e cioè i contributi previdenziali) che affluiscono all’Inpgi e di cui la Fieg rivendica il merito per il 60%, non sono infatti un grazioso atto di liberalità, ma derivano da una disposizione di legge, che impone a tutti i datori di lavoro di contribuire ad assicurare la pensione dei dipendenti. Per di più all’Inpgi, rispetto all’Inps, la percentuale di contributi Ivs a carico delle aziende e calcolata sulla retribuzione è pari al 20,28%, mentre all’Inps sarebbe del 23,81%. Una differenza a favore delle aziende Fieg che, calcolando altri contributi collaterali complessivamente è pari al 7,32%. Infine il “paradossale squilibrio” (che non deriva da un’invenzione dell’Inpgi ma da un’applicazione di legge) è assai meno paradossale se si considera – ad esempio – che il Cda dell’Inps non comprende nessun rappresentante di parte datoriale. L’Inpgi comunque, anche per rispetto al ruolo del Ministro del Lavoro, non ha mai rifiutato aprioristicamente alcun confronto: a patto che prima il tavolo sia sgomberato dal ricatto che dura da 18 mesi.” Cordiali saluti Gabriele Cescutti

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