Cari colleghi, la campagna elettorale per il rinnovo della cariche statutarie all’Ordine dei Giornalisti è ormai entrata nel vivo in molte regioni. Si vota anche nel Veneto domenica 23 e, in caso di ballottaggio, domenica 30 maggio. Una ridda di voci, valanghe di mail riempiono le caselle di posta elettronica dei colleghi. In particolare la campagna punta ad intercettare i voti dei pubblicisti, e del popolo dei giornalisti autonomi, quelli che se la passano peggio.
E che da tempo si stanno organizzando all’interno e fuori dal Sindacato dei giornalisti. Le promesse elettorali si sprecano. Chi fino a ieri i precari e i freelance nemmeno li vedeva e voleva in redazione oggi si erge a difensore dei loro diritti negati, a censore degli “editori sfruttatori”. Fingendo di scandalizzarsi per i compensi di pochi euro a pezzo, quando nella redazione dove lavora o lavorava, l’azienda paga i collaboratori esattamente in questo modo. Un po’ più di coerenza e umiltà e un po’ meno di demagogia non guasterebbero. E certi “toc toc tribù” del segretario uscente dell’ordine Enzo Iacopino, lasciano il tempo che trovano.
Proviamo allora a verificare nei fatti chi ha fatto qualche cosa in questo campo.
La rappresentanza: Il consiglio nazionale della Fnsi ha varato il regolamento per la costituzione della Commissione nazionale dei freelance, che affiancherà il lavoro della Segreteria e della Giunta del Sindacato. Le Associazioni di stampa stanno in questi giorni convocando le assemblee dei freelance per le elezioni dei delegati alla commissione e all’assemblea nazionale. Un passo importante verso una rappresentanza vera del lavoro freelance nella Fnsi è stato compiuto.
Il tariffari l’unico tariffario istituito dall’Ordine dei giornalisti, e comunque non applicato, e utilizzato solo in fase di accertamento giudiziale della congruità dei compensi, è stato spazzato via dal Garante per la concorrenza. Ad oggi esiste solo il recente tariffario, frutto dell’accordo Fnsi-Uspi del 2010, che riguarda i cococo e i fotografi che lavorano nei piccoli periodici locali e nei periodici onlus. Un traguardo importante raggiunto dalla Fnsi, proprio perché si tratta di tariffari concordati dalle parti sociali. E, a proposito di federalismo, proprio a partire da questo accordo si potrebbero aprire a livello regionale dei tavoli per l’estensione articolata dei tariffari alle aziende del territorio. La Fieg invece rifiuta anche il solo confronto con il sindacato che è riuscito a strappare nel precedente contratto un accordo generale sul lavoro autonomo che non aggiunge granché alla precarietà del lavoro autonomo giornalistico.
La Protezione sociale: La protezione sociale in materia di freelance invece è patrimonio dell’Inpgi che ha trovato nel Presidente grande sensibilità. A partire infatti dall’accordo Fieg-Fnsi del settembre 2007 l’Istituto di previdenza dei giornalisti ha varato una serie di delibere che pongono finalmente a carico dell’editore gli oneri amministrativi e previdenziali che prima erano a carico del giornalista, con la gradualità stabilita dal processo di armonizzazione del regime Inpgi con l’Inps. Maternità e malattia entrano finalmente nelle norme di protezione sociale del giornalista freelance.
Ricerca e pubblicazioni: Fnsi e Inpgi hanno fatto quindi un grosso lavoro in questo ambito, anche con l’istituzione degli sportelli freelance (tutela legale e fiscale ai freelance) accompagnato da una serie di ricerche e pubblicazioni a livello regionale e nazionale. Ricordiamo le due versioni del Libro bianco sul lavoro nero”, la pubblicazione dei colleghi abruzzesi frutto di una ricerca sul campo sulle “Identità sospese” alcuni vademecum sul lavoro autonomo dell’Inpgi e le pubblicazioni periodiche delle associazioni regionali di stampa. Il Sindacato inoltre sta lavorando per definire regole minime e normative ed economiche a tutela dei giornalisti co.co.co. e free lance impiegati in uffici stampa sia di ambito privato sia in quello della pubblica amministrazione. In questa battaglia è necessario per altro intensificare l’azione di contrasto a tutte le diffuse forme di concorrenza sleale messe in atto dai molti che continuano a svolgere abusivamente la professione giornalistica.
Cosa potrebbe fare l’ordine per i freelance? Innanzi tutto la cosa più semplice, portarli all’interno dell’Ordine stesso affinché possano dare un contributo calibrato sull’esperienza diretta. Quindi non chiedere il voto ai freelance ma darglielo per farli eleggere. Ricambio generazionale, rappresentanza anche all’Ordine delle figure emergenti nella professione ricordandoci che i freelance hanno da tempo superato quantitativamente i giornalisti stabilizzati. E poi: ridurre drasticamente le scuole ed elevarne il livello formativo. La formazione permanente a livello regionale diventa fondamentale se fatta in collaborazione con il Sindacato puntando al mercato del lavoro dei freelance e fotogiornalisti fornendo loro strumenti per mettere in piedi start up, società o cooperative per proporre il loro prodotto giornalistico. E ancora: drastica cura dimagrante per il Consiglio nazionale che oramai sta raggiungendo le 150 unità e quindi non è assolutamente in grado di giudicare sulla deontologia, controllo degli elenchi degli iscritti che stanno esplodendo. E tanto altro ancora, ma intanto partiamo dal ricambio generazionale e dalla rappresentanza al vertice dell’Ordine di tutti i giornalisti e in particolare dei freelance. In Veneto sono sorti recentemente gruppi di base di giornalisti freelance e fotogiornalisti. Con il nostro voto diamo voce e forza alle loro giuste istanze sindacali e professionali. Solo a partire dalla lotta alla precarietà si potrà vincere la battaglia per la libertà di informazione.
La Giunta esecutiva del Sindacato dei giornalisti del Veneto