''Non si è cittadini italiani a pieno titolo se non si è pienamente informati''. È il parere espresso all'Adnkronos Cultura da Franco Siddi, presidente della Federazione Nazionale della Stampa e presidente della Commissione Informazione e Comunicazione del Consiglio Generale degli Italiani all'estero, reduce da due giorni di riunione per parlare della stampa italiana all'estero. Due giorni di intenso dibattito tra i membri della Commissione Informazione e Comunicazione del Cgie, provenienti da tutto il mondo e dall'Italia, durante i quali sono stati affrontati i temi della riforma dell'editoria, di Rai International e del monitoraggio della stampa italiana all'estero.
''C'è bisogno di un progetto di informazione circolare, quindi anche di ritorno, perché gli italiani in patria capiscano quanto l'Italia nel mondo sia importante per la vita del paese - ha spiegato Siddi - Per questo, è partito un progetto di riforma della Legge sull'Editoria da parte della Presidenza del Consiglio, nel quale, però, non veniva fatto riferimento alla stampa italiana all'estero. Abbiamo fatto notare la cosa al capo Dipartimento dell'Editoria, il consigliere Peluffo, dal quale abbiamo ottenuto il primo successo: la disponibilità a includere il Cgie, e quindi il mondo degli italiani all'estero, nella fase di consultazione che il Governo intende avviare per riformare la legge e per ottenere quel riconoscimento anche moraleche la comunità italiana all'estero merita''. Due, secondo il presidente Siddi, i livelli di intervento necessari per riformare la stampa italiana all'estero e garantire una migliore informazione: potenziare gli strumenti tradizionali dell'informazione e procedere con la revisione del servizio pubblico, ovvero Rai International. In questo senso, sarà fondamentale il lavoro che faranno, da qui a un mese, le Commissioni Continentali che sono già state convocate e, soprattutto, l'assemblea generale del Cgie che si terrà nella prima decade di maggio. ''Per quanto riguarda il primo punto - ha spiegato Siddi - devono essere potenziate le risorse e le convenzioni con le agenzie, con gli organi di stampa e d'informazione on line, digitale e multimediale, creando anche dei momenti di formazione e interscambio tra giornalisti che si trovano all'estero e giornalisti italiani. È giunto il momento di fare un salto di qualità e di differenziare il 'prodotto' informazione che può essere anche un veicolo per diffondere l'immagine italiana nel mondo. Un particolare riferimento va fatto alle radio all'estero e al loro importante ruolo, non ancora riconosciuto dallo Stato attraverso i suoi interventi''. ''Rai International, croce e delizia della nostra comunità italiana nel mondo - ha continuato Siddi - rappresenta, soprattutto per i connazionali fuori dal continente europeo, l'unico canale di collegamento con la patria, un canale non sempre all'altezza di assicurare pluralismo di informazione, intrattenimento e programmi di qualità''. Secondo Siddi, ''non basta certo cambiare direttore e i vicedirettori per migliorare le cose''. Tra le priorità, quella di portare su Rai International, attraverso la nuova convenzione con il governo e all'insegna dello slogan ''Più Italia nel mondo, più Italia dal mondo'', il meglio della produzione televisiva italiana; fare in modo che Rai International porti in Italia quanto di meglio l'Italia nel mondo produce, ramificando la sua presenza nelle grandi aree e creando una rete di collegamento con i giornalisti presenti sul territorio; mandare in onda i telegiornali in orari compatibili per assicurare il pluralismo d'informazione. Secondo Siddi, però, ''le cose non cambieranno finché l'azienda Rai, nel suo complesso, non assumerà il capitolo Rai International come un capitolo centrale da considerarsi come un canale alla stregua di Rai 1, Rai 2 e Rai 3, in cui investire risorse e progetti''. C'è poi la questione di Rai International in Europa. ''Durante le elezioni, abbiamo sperimentato l'impossibilità di seguire il dibattito politico attraverso il canale televisivo - ha spiegato Siddi - in quel caso, è stato fatto male e poco. Il capo dipartimento dell'Editoria ci ha comunicato che non ci sarà convenzione se non ci sarà Rai Internazionale in Europa''. Sulla proposta avanzata da Badaloni di cambiare il nome del canale in Rai Italia, il presidente Siddi ha dichiarato di aspettare ''indicazioni dalle commissioni continentali, perché riteniamo che sia giusto che siano gli italiani all'estero a scegliere''. Il presidente Siddi ha poi ricordato il problema europeo che riguarda i grandi eventi sportivi, visto che la Rai compra i diritti per l'Italia e per la diffusione nei continenti extra europei, ''in un meccanismo di acquisizione, vendita e riacquisto dei diritti'', e il problema dei costi. ''In Australia, Oceania, Canada, Venezuela, Ecuador e Brasile, la Rai ha stipulato convenzioni con società che trasportano il segnale e lo irradiano che costano parecchio, mentre negli stessi Paesi ci sarebbero società più economiche che consentirebbero di accedere a Rai International con un canone più basso. Poi c'è poi l'evoluzione verso la tv digitale: irradiare la nostra tv attraverso il digitale - conclude Siddi - costerebbe praticamente zero, o quasi, al pubblico e l'obiettivo è quello di rendere un servizio pubblico''. (ADNKRONOS CULTURA)