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Osservatorio sui media 19 Gen 2012

Istat: solo il 39% degli italiani legge quotidiani regolarmente Cresce l'on line, via web più nel nord-ovest e centro

Poco più di un italiano su due (54 per cento) legge un quotidiano almeno una volta a settimana, il 39 per cento almeno cinque giorni su sette. È quanto risulta dalla quarta edizione di "Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo" dell'Istat, dove si sottolinea però la crescita della lettura on line di giornali, news o riviste.

Poco più di un italiano su due (54 per cento) legge un quotidiano almeno una volta a settimana, il 39 per cento almeno cinque giorni su sette. È quanto risulta dalla quarta edizione di "Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo" dell'Istat, dove si sottolinea però la crescita della lettura on line di giornali, news o riviste.

L'analisi del dato in serie storica mostra un andamento oscillante con quote di lettori comprese tra il 57 e il 61 per cento fino al 2006 e una successiva progressiva diminuzione, con una contrazione complessiva della quota di lettori superiore ai 4 punti percentuali nell'arco dell'ultimo quinquennio. La modesta propensione alla lettura di quotidiani che caratterizza il nostro Paese trova riscontro anche nel ridotto numero di copie di quotidiani (a pagamento e gratuite) diffuse rispetto alla popolazione di riferimento.
In Italia, nel 2009, si calcolano in media 168,8 copie di quotidiani diffuse ogni giorno per mille abitanti, un valore che colloca il nostro Paese nella parte bassa della graduatoria europea.
Solo Spagna, Ungheria, Polonia, Portogallo e Slovacchia presentano valori inferiori a quello italiano, mentre a Lussemburgo, Svezia e Finlandia corrispondono valori medi tre volte superiori a quello del nostro Paese. Il valore medio pro capite di quotidiani diffusi risulta, inoltre, in diminuzione rispetto al 2008 (185,4). In compenso si accresce però l'utilizzo della rete (usata da poco più di un italiano su quattro) per la lettura di giornali, news o riviste. Nel 2011, in Italia, il 25,1 per cento della popolazione di 6 anni e più dichiara di leggere o scaricare giornali, news o riviste dal web. La quota maggiore di utilizzatori della rete per la lettura on line si riscontra tra i 15 e i 54 anni con un picco nella fascia 20-24 anni (45,1 per cento).
Il fenomeno mostra un andamento crescente nel tempo (dall'11,0 per cento del 2005 al 25,1 per cento del 2011). Anche l'ultimo anno registra un incremento (dal 20,6 per cento al 25,1 per cento).
Rispetto a questa forma di utilizzo della rete l'Italia si colloca però al di sotto della media europea (34 per cento). Nel 2010, infatti, nel nostro Paese circa il 24 per cento della popolazione tra i 16 e i 74 anni ha letto o scaricato giornali, news o riviste dal web, incidenza di poco superiore a quella dei fruitori della Francia (21 per cento), ma di 18 punti percentuali inferiore a quella rilevata in Germania (42 per cento) e 20 punti sotto quella del Regno Unito (43).
I paesi con la più alta quota di utilizzatori della rete per la lettura di giornali, news e riviste sono la Finlandia (74 per cento), l'Estonia (almeno due persone su tre tra i 16-74enni) e la Danimarca (63 per cento).
In Italia l'utilizzo del web per leggere giornali, news, riviste è poi abbastanza differenziato a livello territoriale: Le aree del Paese in cui questo fenomeno è più diffuso sono il Nord-ovest (28,4 per cento) e il Centro (28,0 per cento), mentre nel Mezzogiorno la quota di popolazione che dichiara di utilizzare Internet per svolgere questa attività scende al 19,9 per cento.
In particolare, le regioni più attive sono il Trentino Alto Adige (30,7 per cento), la Lombardia (29,1 per cento) e il Lazio (28,9 per cento). Sul versante opposto, le regioni in cui l'uso della rete per leggere giornali, news, riviste è meno diffuso sono Puglia e Calabria con valori che si attestano attorno al 17 per cento, seguite da Sicilia e Basilicata con il 18 per cento circa.
Gli uomini mostrano una maggiore propensione verso quest'attività (il 29,2 per cento rispetto al 21,4 per cento delle donne). Va rilevato però che fino a 19 anni le differenze di genere sono piuttosto contenute o inesistenti, mentre si accentuano a partire dai 20 anni dove si riscontra una netta prevalenza maschile.      (ROMA, 19 GENNAIO - ADNKRONOS)

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