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Fnsi 04 Lug 2006

Intercettazioni: “Siddi (Fnsi): No bavagli sugli scandali, si Giurì per lealtà informazione”

Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, intervenendo al dibattito organizzato dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti sulle intercettazioni telefoniche, ha dichiarato: "No alla censura, nessuna restrizione della libertà di stampa, né a leggi liberticide. Gli scandali venuti fuori di recente, anche grazie ad intercettazioni disposte dalla Magistratura, non sono fabbricati dai giornalisti ne dai giornali che ne hanno, doverosamente dato notizia. Le intercettazioni sono state uno strumento per le indagini dei magistrati e materiale di interesse pubblico su cui l’opinione pubblica aveva e ha il diritto di sapere.

Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, intervenendo al dibattito organizzato dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti sulle intercettazioni telefoniche, ha dichiarato: "No alla censura, nessuna restrizione della libertà di stampa, né a leggi liberticide. Gli scandali venuti fuori di recente, anche grazie ad intercettazioni disposte dalla Magistratura, non sono fabbricati dai giornalisti ne dai giornali che ne hanno, doverosamente dato notizia. Le intercettazioni sono state uno strumento per le indagini dei magistrati e materiale di interesse pubblico su cui l’opinione pubblica aveva e ha il diritto di sapere.

Qualche eccesso c’è stato, ma non può essere utilizzato come motivo di sostegno a qualsivoglia legge restrittiva della libertà di stampa. I giornalisti dispongono già di un buon codice deontologico, anche per la privacy e per il trattamento dei dati personali. Si tratta di renderlo efficace e immediatamente percepibile come strumento di autoregolamentazione utile innanzitutto ai cittadini. La politica anziché esercitarsi alla minaccia o alla stesura si norme bavaglio per i giornalisti, dovrebbe preoccuparsi di fare le piccole-grandi riforme utili, istituendo, per esempio, il Giurì per la lealtà dell’informazione che entro tre giorni possa pronunciarsi su eventuali abusi dell’informazione rispetto ai diritti delle persone. Ciascun cittadino deve aver ristoro in pochi giorni se effettivamente danneggiato da una informazione che ha violato il codice deontologico. Divieti e censure in origine impedirebbero invece di far luce su i letamai e sui misteri d’Italia che meritano di essere scoperti perché ciascun cittadino possa conoscere situazioni, atti di personaggi che siano di pubblico interesse, e formarsi di conseguenza libere opinioni. E’ bene inoltre ricordare che non è accettabile neppure l’equazione che vorrebbe pubblicabili solo le notizie che costituiscono fatti di reato. A questi devono pensarci i giudici. I giornalisti hanno il dovere di pubblicare tutte le notizie di pubblico interesse, con il criterio della corrispondenza alla veridicità , della responsabilità, del rispetto della dignità delle persone. Hai giornalisti spetta trattare certamente materiali come quelli delle intercettazioni telefoniche con intelligenza e professionalità, con esercizio del proprio sapere critico e con valutazioni rispettose della deontologia. In questo quadro per gli abusi vale il codice che c’è, non servono altre leggi. E’ necessario, appunto, fare le riforme concretamente possibili della legge dell’ordine professionale: dal Giurì alla revisione dei meccanismi e dei tempi del procedimento disciplinare. Ma in nessun caso è lecito pensare di poter cancellare gli scandali per legge impedendone che siano conosciuti. Sarebbe una grave lesione democratica. La disponibilità al dialogo del Ministro Mastella e del garante della privacy, la notizia di un’indagine conoscitiva della commissione giustizia del Senato appaiono già strade più utili se si vuol davvero capire dove stanno i veri problemi e come affrontarli."

@fnsisocial

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