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Editoria 27 Giu 2008

Intercettazioni, la Fieg contraria al Ddl Alfano: “Stupore per il divieto di pubblicare” Siddi: “Rischia di essere colpito l’intero sistema dell’informazione”

Da un articolo di Repubblica del 27 giugno 2008«Stupore e preoccupazione». In una nota, il comitato di presidenza della Federazione italiana degli editori di giornali (Fieg) ha ribadito ieri il suo allarme «per la norma del disegno di legge sulle intercettazioni che, nel suo tenore letterale, sembra configurare il divieto di pubblicare non più solo gli "atti" di indagine relativi a procedimenti penali in corso, ma anche qualsiasi notizia - pur parziale, per riassunto o nel contenuto - ad essi relativa, sino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare».

Da un articolo di Repubblica del 27 giugno 2008
«Stupore e preoccupazione». In una nota, il comitato di presidenza della Federazione italiana degli editori di giornali (Fieg) ha ribadito ieri il suo allarme «per la norma del disegno di legge sulle intercettazioni che, nel suo tenore letterale, sembra configurare il divieto di pubblicare non più solo gli "atti" di indagine relativi a procedimenti penali in corso, ma anche qualsiasi notizia - pur parziale, per riassunto o nel contenuto - ad essi relativa, sino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare».

La Fieg fa un esempio per sottolineare le conseguenze paradossali della formativa proposta dal governo: «risulterebbe vietata perfino la pubblicazione della notizia relativa al conducente di un'auto che abbia investito dei passanti e che sia risultato positivo all'esame del tasso alcolico». Gli editori osservano che, «ben al di là del proposito del governo di limitare l'uso delle intercettazioni e la loro pubblicazione impropria, si tratterebbe di una più grave violazione del principio costituzionale della libertà d'informazione». Anche la Fnsi ieri è intervenuta sullo stesso tema. Il segretario Franco Siddi ha preso spunto dalla nota della Fieg per affermare che il giudizio degli editori «rende ancora più evidente quanto tutto il sistema dell'informazione possa essere colpito». Perciò viene ritenuta «necessaria una grande iniziativa che veda insieme giornalisti, giuristi, editori, società civile per far valere i diritti dei cittadini a sapere come procedono le inchieste giudiziarie».

@fnsisocial

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