''È stato un incontro istituzionale'': così Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa, ha commentato l'incontro di questa mattina con il presidente del Senato, Renato Schifani, al quale hanno partecipato anche il presidente del sindacato Roberto Natale e il direttore generale della Fieg, Alessandro Brignone.
''Questo provvedimento non viene votato questa settimana in Aula, ma viene discusso la prossima settimana in Commissione, e solo la seconda o terza settimana di maggio arriverà in Aula.
Non c'è quindi quella pressione di un voto a tappe forzate entro il 4 o il 5'', racconta Siddi. ''Il fatto che ieri la commissione abbia accantonato il cosiddetto 'emendamento D'Addario', secondo il presidente Schifani fa pensare che ci siano spazi per aprire una riflessione. Il presidente si è voluto informare sulle novità e i problemi introdotti dagli emendamenti, dimostrandosi particolarmente colpito da quelli che vietano di raccontare le inchieste anche solo per riassunto, non solo le intercettazioni ma tutti gli atti dell'inchiesta''.
Il sindacato, sottolinea Siddi, ha ribadito che ''non si può negare ai giornali di dare notizie né alle imprese di organizzarsi per pubblicarle. Noi non siamo lì per distruggere nessuno, ma per conoscere le cose correttamente e comunicarle compiutamente ai cittadini''.
Secondo quanto riferito da Siddi, gli editori condividono le stesse preoccupazioni: dimostrano solo maggiore apertura sulla parte del testo della Camera che consente la pubblicazione degli atti per riassunto ''ma che si fa, si crea un ufficio del riassunto? E chi dice qual è il riassunto che va bene o va male?'', si chiede Siddi. ''Approvare questa legge - conclude - significa impoverire la democrazia e creare un danno anche economico al Paese, mortificando la libertà di tutti. Se le cose resteranno così non toglieremo i presidi e se arriveremo alla Corte di Strasburgo spero ci sia anche gran parte del popolo italiano. Non abbiate paura che nei giornali se ne parli''. (ANSA)
INTERCETTAZIONI: NATALE, UNA LEGGE CHE PORTA AL RICATTO
''Nel momento in cui gli atti di un'inchiesta sono pubblici devono essere anche pubblicabili, questo abbiamo detto al presidente del Senato'', racconta Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa, all'uscita dell'incontro con il presidente Renato Schifani.
Secondo Natale, ''quando gli atti sono resi pubblici alle parti devono essere portati a conoscenza anche del pubblico sottoponendoli però a un ulteriore filtro in accordo con il pm che stralci le parti che riguardano terze persone non coinvolte e senza colpa. Abbiamo ribadito al presidente la volontà di un'ulteriore attenzione da parte nostra per coloro che sono coinvolti, ma per aspetti attinenti alla vita privata, ad esempio il figlio tossicodipendente di un imprenditore indagato per appalti pubblici. Quella roba non va pubblicata perché è di interesse nullo. Noi stessi giornalisti chiediamo che quelle parti vengano secretate. Al presidente del Senato ricordiamo che nel momento in cui ci fossero atti pubblici ma non più pubblicabili si creerebbe un pericoloso mercato del potenziale ricatto. Questa non è un'operazione di testimonianza di categoria. Noi stiamo giocando una partita che siamo certi di poter vincere''. (ANSA)