"Vivo allarme e forte preoccupazione per la libertà di stampa e il diritto all’informazione dei cittadini": li esprime in una nota il Comitato di redazione del Corriere Adriatico in seguito all’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche
"E' un bavaglio all’informazione - rileva il Cdr - che anestetizza tutte le inchieste giudiziarie, comprese quelle più importanti su mafia, terrorismo, corruzione politica, traffico dei rifiuti e malasanità. Se fosse stata in vigore, questa norma avrebbe impedito la rivelazione dei contenuti di indagini storiche, come Tangentopoli, e attuali, come quella sulla cosiddetta clinica degli orrori, l’istituto Santa Rita di Milano, che hanno cambiato la percezione pubblica della nostra realtà sociale". "Questa norma, che renderebbe intempestiva e incompleta l'informazione, rinviando anche di oltre due anni la pubblicazione delle notizie rispetto agli atti di indagine, contrasta - conclude il Cdr - con i principi ispiratori del nostro ordinamento sulla libertà di informazione, sanciti solennemente dall’articolo 21 della Costituzione". La norma produce anche, secondo il Cdr del Corriere Adriatico, due rischi "gravi per una democrazia: la mancata consapevolezza dei cittadini sui fatti e i fenomeni rilevanti per la vita individuale e sociale, il mancato controllo pubblico sull'operato della magistratura nella delicata fase delle indagini preliminari, che si accompagna spesso a limitazioni della libertà individuale". "A questa disciplina di fondo - continua la nota del Cdr - si aggiungono altre norme punitive, come la pena di tre anni di carcere per chi pubblica le intercettazioni telefoniche, che dimostrano una ipersensibilità su questo tema dell’intera classe politica, la quale asserisce di voler tutelare in questo modo il diritto alla riservatezza dei cittadini". "Le intercettazioni sono, al pari di ogni altro atto di indagine, un elemento di conoscenza per l’opinione pubblica su fatti rilevanti la cui pubblicazione - evidenzia ancora la nota - deve essere misurata sui principi che già regolano l'informazione, i quali contemplano anche il diritto alla privacy. Per eliminare gli abusi sarebbe sufficiente una norma che sanzioni la pubblicazione di ciò che non è pertinente con l'indagine e non è di interesse pubblico". Pertanto, il Cdr del Corriere Adriatico "condivide e rilancia l’allarme della Federazione nazionale della stampa, dell’Ordine nazionale dei giornalisti e dell’Unione nazionale cronisti italiani per il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche fortemente limitativo del diritto-dovere di cronaca, a danno dell’interesse dei cittadini per un’informazione completa, trasparente e puntuale". La speranza è che "gli aspetti negativi del testo possano essere sanati in Parlamento"; a questo proposito il Cdr "auspica un confronto sereno e senza pregiudiziali, sulla difesa del diritto all’informazione dei cittadini, tra i giornalisti e i parlamentari, a partire da quelli del territorio marchigiano". (ANSA)