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Fnsi 12 Mar 2010

“Intercettazioni” AgCom, Siddi: “Fare chiarezza. Se confermate, cambiare registro” Natale: "Se i fatti sono veri, sanzionare Innocenzi" Fnsi e Usigrai su Minzolini: "Questione deontologica, non giudiziaria" Minzolini: "Non cambio

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Franco Siddi, a Milano per l'incontro Fai su democrazia associativa e comunicazione per inclusione sociale della Federazione Acli nel mondo, ha dichiarato: "I dialoghi riportati oggi dal Fatto quotidiano richiamano i peggiori scenari di ‘dittatura dolce’ evocati da alcuni osservatori. Si faccia subito chiarezza e si sgombri il campo da inquietanti ombre. Se tutto è inesistente, non ci sarà problema; in caso contrario si cambi registro e si assicurino azioni idonee per la credibilità di funzioni e di attribuzioni di garanzia.

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Franco Siddi, a Milano per l'incontro Fai su democrazia associativa e comunicazione per inclusione sociale della Federazione Acli nel mondo, ha dichiarato: "I dialoghi riportati oggi dal Fatto quotidiano richiamano i peggiori scenari di ‘dittatura dolce’ evocati da alcuni osservatori. Si faccia subito chiarezza e si sgombri il campo da inquietanti ombre. Se tutto è inesistente, non ci sarà problema; in caso contrario si cambi registro e si assicurino azioni idonee per la credibilità di funzioni e di attribuzioni di garanzia.

Se confermate le interferenze e le pressioni (con relativo ascolto) su un consigliere di un'Autorità di Garanzia, come quella delle Comunicazioni, per cancellare programmi non graditi e gli interventi sul direttore del Tg1, per orientare informazioni altrimenti sgradite dal presidente del Consiglio, significa che si e' passata la soglia della tollerabilità. Non si può considerare normale quanto sta accadendo giacché ci sembra tanto lontano dall'esercizio del potere nel rispetto delle attribuzioni distinte a diversi poteri e a specifiche funzioni; condizione essenziale di normalità democratica.
Si pongono, infatti, motivi di allarme ed interrogativi di compatibilità che investono poteri e funzioni del servizio pubblico radiotelevisivo, dell'Ordinamento professione e che chiamano in causa l'autorità per le Garanzie delle comunicazioni. Chi può e deve, non può non esigere trasparenza e richiedere atti che assicurino credibilità a funzioni ed istituzioni di garanzia, che parrebbero intaccate da interferenze inaccettabili. Va fatta subito luce su eventuali comportamenti fuori, o oltre, la norma e la buona fede.
Servono trasparenza e rassicurazioni tali che il sistema delle autonomie professionali e funzionali possano essere in grado di dissipare ombre pesanti e cedimenti impropri. Anche concedendo il massimo beneficio del dubbio al direttore del Tg1 Minzolini, a cui nessuno ovviamente può impedire di avere idee simili a quelle del presidente del Consiglio, va fermamente ricordato che, come tutti i giornalisti, egli ha il dovere professionale e morale di lealtà e di correttezza verso il pubblico.
Qui l'impressione è che stiano saltando tutti gli equilibri e che si sia scavalcato pericolosamente il confine che definisce l'esercizio dei poteri e delle attribuzioni. L'aderenza alla Costituzione e, per quanto più da vicino ci riguarda, ai principi di un giornalismo etico, pulito, autonomo, credibile, è imprescindibile per evitare il precipizio verso derive devastanti.”.

Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, ha dichiarato:

“Le scandalose intercettazioni di cui oggi parla il Fatto dicono che deve  essere massimo il grado di allarme per il tentativo di stravolgere il ruolo dell'informazione e le funzioni di garanzia. Al vertice Rai, che a maggioranza ha vergognosamente deciso di assecondare almeno per un mese le smanie censorie del Presidente del Consiglio, chiediamo un soprassalto di dignità: ripristinando nei palinsesti gli approfondimenti politici e  trattando il direttore del Tg1 come merita chi ha confuso il servizio  pubblico col servilismo. Ma questa vicenda chiama in causa pesantemente anche l'Agcom: se l'Autorità vuole essere credibile nel suo ruolo di arbitro, non può rimanere ancora una volta privo di conseguenze e di sanzioni il comportamento del commissario Innocenzi, che già ai tempi  della vicenda Saccà si era comportato da fazioso portaordini del  Presidente Berlusconi. L'Agcom ha un delicato ruolo anche riguardo ai programmi di informazione: ma se un commissario può impunemente confondere i ruoli, ogni richiamo dell'Agcom potrà d'ora in poi essere considerato dai giornalisti totalmente privo di autorevolezza”.

«Il sindacato dei giornalisti non ha nemmeno sfiorato la questione di un eventuale procedimento giudiziario a carico del Direttore del Tg1 - sottolineano in una nota congiunta Carlo Verna (Usigrai) e Roberto Natale (Fnsi)-. Il punto decisivo è se un direttore di testata possa avere un rapporto così subalterno e servile con un esponente politico-istituzionale. Non abbiamo parlato di reati: c'è invece un elementare dovere di dignità professionale, che quelle intercettazioni mostrano essere stato platealmente violato. Un direttore non concorda i suoi editoriali con nessun politico, di governo o di opposizione. Dovrebbe essere chiaro persino ai colleghi di Lettera 22 - concludono Natale e Verna - che però sono forse troppo occupati a prendere nomine per potersi andare a rileggere quei principi-base della professione che evidentemente hanno dimenticato». (ANSA) RAI-AGCOM: MINZOLINI, NON CAMBIO GUARDO AGLI ASCOLTI
NESSUN FILO DIRETTO CON BERLUSCONI, MIO TG EQUILIBRATO
''Non cambio''. Intervistato da Enrico Mentana per 'Mentana condicio'' on line su Corriere.it, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini difende il suo tg: ''è equilibrato, lo dimostrano gli ascolti'', dice. Mentre nega di avere uno stretto rapporto con il presidente del Consiglio (''con lui nessun filo diretto, da giugno l'avrò sentito 5 o 6 volte'', ''non ci siamo sentiti dopo le vicende degli ultimi giorni'') e passa al contrattacco nella vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto, sottolineando che ''intercettazioni, inchieste e scoop'' sono una costante delle campagne elettorali degli ultimi anni. Fatti ''che non portano a nulla'', chiosa. Vestito grigio e cravatta cioccolata, disinvolto sulla poltroncina in plexiglass disegnata da Philip Stark, Minzolini è un fiume in piena. Ricorda tutti gli editoriali fatti negli ultimi mesi, spesso accompagnati da polemiche, e sottolinea che li rifarebbe, tutti. Cosiì come non ha intenzione di cambiare nulla del suo tg, nemmeno i pezzi di 'alleggerimento', che ''servono a far passare le notizie importanti''. Nessun filo diretto con Berlusconi, rivendica Minzolini, pur sottolineando che  il premier ''è il politico più moderno che c'è''. Niente scandali per i giudizi di Berlusconi su Annozero, ''È un giudizio'', nota, ''ma contano i fatti, quelle trasmissioni non sono mai state chiuse''. Respinta anche l'accusa di avere opinioni sempre in sintonia con l'esecutivo: ''sono indipendente e autonomo, mi comporto da giornalista'', sostiene citando ogni editoriale, da quello delle vicende Berlusconi D'Addario (''gossip di cui non è rimasto nulla''), all'immunità parlamentare, dall'intervento su Craxi alla vicenda Mills, quando il Tg1 venne investito da polemiche per aver usato nel titolo di un'edizione delle 13, il termine 'assolto' invece di 'prescritto''. Un errore del quale non si scusa: è successo una sola volta, nota, e ''già dall'edizione successiva abbiamo precisato''. Dialogando con Mentana, Minzolini dice quindi la sua sul Trani-gate: i giudici che lo hanno ascoltato a dicembre, spiega, sospettavano che ci fosse stata da parte dei media una sorta di 'trascuratezza'' voluta nel riferire della vicenda relativa alle carte di credito: ''la cosa strana però è che il Tg1 ne ha parlato, anzi è stato l'unico Tg Rai a parlarne, allora perché mettere sotto controllo proprio il mio telefono, perchè il pm non ha verificato prima?''. Da qui il sospetto ''che l'iniziativa abbia trovato un pretesto''. Oggi - spiega definendo ''ignobile'' l'articolo de Il Fatto Quotidiano che ha portato alla ribalta la vicenda-  non sa ancora se è indagato, 'non so neppure se devo prendere un avvocato'', dice. Mentre critica ''l'inciviltà di come vengono usate le parole sui media'' e denuncia ''l'atteggiamento pretestuoso'' nei suoi confronti, ''quasi intimidazioni''. Attacchi che arrivano da Il Fatto (''quotidiano che non leggo'', precisa) da Marco Travaglio ad Annozero (''che non vedo quasi mai, non sento il raglio di Travaglio'') da Parla Con Me di Serena Dandini (''anche divertente'', ammette). Lui comunque non cambia: ''Vado avanti sia con la linea sia con i cambiamenti che ho apportato - conclude- preferisco essere cacciato per la linea ma non perché gli ascolti vanno male''. Domani, ospite di Mentana ci sarà Giovanni Floris. (ANSA)

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