La Sezione catanese dell'Unci, l'Unione nazionale cronisti italiani, stigmatizza quanto accaduto nel 2014 nella sede della redazione di LiveSicilia Catania, oggetto di una "incursione" da parte del figlio dell'allora latitante Sebastiano Mazzei per lamentarsi di una serie di articoli a firma della cronista Laura Di Stefano, relativi alle vicende del clan Ercolano-Mazzei.
«Il caso – spiega una nota pubblicata sul sito web dell'Unci – è stato reso noto soltanto adesso a seguito della diffusione di intercettazioni sulle quali gli organi inquirenti hanno a lungo svolto accertamenti. L'episodio è stato denunciato alle autorità di polizia dal coordinatore di LiveSicilia Catania, Antonio Condorelli».
Lo stesso giornalista ha affrontato Mazzei jr spiegandogli che quell'incontro non avrebbe fatto altro che aumentare il numero di inchieste sul clan che «insieme agli Ercolano e ai Santapaola – diceva Condorelli in quel colloquio – rappresenta il volto peggiore della mafia che sta mettendo in ginocchio questa terra».
Sulla vicenda sono interventi il presidente regionale e il presidente della sezione catanese dell'Unci, Andrea Tuttoilmondo e Filippo Romeo. «Siamo di fronte a un episodio che testimonia come il mondo dell'informazione continui a ricevere tentativi di intimidazione e condizionamento Un fatto reso ancor più preoccupante ed inquietante dalla sponda che questo tentativo ha trovato in un consigliere comunale di Catania. Diventa pertanto necessario trovare una netta demarcazione tra chi informa (che va tutelato ad ogni livello) e chi invece cerca di condizionarne il lavoro al servizio di poteri criminali, mafiosi, politici ed economici», ha detto Romeo.
Mentre Andrea Tuttoilmondo ha rivolto «ai colleghi di LiveSicilia la mia vicinanza per questo increscioso episodio di cui sono stati vittime. A loro il plauso per aver mantenuto la schiena dritta, onorando la fede alla propria missione di cronisti seri e coscienziosi».