Sono stati rinviati a giudizio dal Gup del tribunale di Roma Giorgio Maria Rossi i cinque consiglieri Rai della Cdl che il 4 agosto 2005 votarono la nomina dell'ex direttore generale di Viale Mazzini Alfredo Meocci
L'accusa nei loro confronti è di abuso d'ufficio aggravato. Comincerà il 14 novembre prossimo davanti alla prima sezione del Tribunale penale di Roma il processo nei confronti di Giuliano Urbani (FI), Marco Staderini (Udc), Gennaro Malgieri (An), Angelo Maria Petroni (FI di nomina dell'ex ministro Siniscalco) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega). A chiedere il giudizio è stato il pm Adelchi D'Ippolito. Al centro della vicenda giudiziaria è stata la nomina di Meocci al vertice di Viale Mazzini. Avvenne con il parere contrario dei consiglieri di nomina ulivista e l'astensione del presidente Claudio Petruccioli ma in seguito fu dichiarata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l'incompatibilità di Meocci con l'incarico in quanto aveva ricoperto il ruolo di commissario della stessa Autorità. Una decisione che è costata all'ente televisivo circa 15 milioni di euro (un decimo dei quali di mora) a causa della sanzione comminata alla Rai dalla stessa Agcom che dichiarò inammissibile la nomina di Meocci. Da qui la contestazione della circostanza aggravante al reato di abuso d'ufficio. L'organo di controllo multò lo stesso Meocci di 373 mila euro. Secondo l'accusa i consiglieri della Cdl sarebbero stati consapevoli di tale incompatibilità sin dal giorno della nomina. Tra i testimoni sentiti dal pm D'Ippolito sono sfilati Sandro Curzi, presidente pro tempore in quanto consigliere anziano prima della nomina di Claudio Petruccioli. Curzi confermò al pm le perplessità manifestate in seno all'assemblea dei soci il 4 agosto del 2005. Il giudizio contrario dell'ex direttore del Tg3 a Meocci fu condiviso dai consiglieri targati Ulivo, Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni, e si fondava sul parere di autorevoli studi legali chiamati ad esprimersi sulla compatibilità del candidato Meocci, derivante proprio dal suo ruolo di ex commissario dell'Agcom. (ANSA) "La notizia del rinvio a giudizio dei cinque consiglieri di amministrazione Rai che votarono la nomina di Alfredo Mocci a direttore generale non ci sorprende di certo. Che fosse un atto sbagliato, mal consigliato, imposto da un modo di far politica miope lo avevamo detto da subito". Lo afferma in una nota l'Usigrai. "Possiamo solo sperare, a questo punto - prosegue l'Usigrai - che la decisione dei giudici di portare a dibattimento quel comportamento non rappresenti un altro ostacolo al rilancio della Rai. Sarebbe come assistere ad un gioco dove si può solo perdere e in ogni caso. Un senso di responsabilità apprezzabile è quello dei restanti consiglieri, che a suo tempo si opposero alla delibera e oggi, accantonando ogni spirito di rivalsa, confermano la volontà di andare avanti per il bene del Servizio Pubblico. Sarà un'occasione per chi è nelle attenzioni dei giudici per riscattare una decisione errata". (ANSA)