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Editoria 15 Lug 2008

Imbavagliati dai magistrati ieri il Corriere di Livorno non era in edicola Oltre 10 ore di perquisizione

Con questo “strillo” pubblicato nella home-page del sito web i colleghi del Corriere di Livorno denunciano l’impossibilità a far uscire normalmente il quotidiano, dopo le perquisizioni di lunedì ed il blocco che si è venuto a determinare per l’attività redazionale.

Con questo “strillo” pubblicato nella home-page del sito web i colleghi del Corriere di Livorno denunciano l’impossibilità a far uscire normalmente il quotidiano, dopo le perquisizioni di lunedì ed il blocco che si è venuto a determinare per l’attività redazionale.

Il giornale dedica oggi uno “speciale” agli avvenimenti che hanno suscitato non poco sconcerto nei colleghi, insieme con le proteste della Fnsi e dell’Unci. Dal sito de Il Corriere di Livorno del 16 luglio 2008 SOTTO ATTACCO Per tutto il giorno la redazione occupata e paralizzata dal lavoro dei carabinieri e degli agenti della polizia postale Il provvedimento ordinato dalla Procura ha impedito ai giornalisti di lavorare fino a tarda sera LIVORNO - Non era ancora mezzogiorno quando hanno suonato alla porta i carabinieri: in mano i decreti di perquisizione a carico del direttore e quattro giornalisti, compresi quelli in ferie all'epoca della pubblicazione degli articoli "incriminati": carte, nomi, riferimenti agli articoli di giornale e a quelli del codice penale. Ma ci è bastato guardare le facce dei carabinieri e leggere le prime righe di quegli incartamenti per capire che il nostro lavoro di lunedì sarebbe stato vanificato. Il giorno dopo non saremmo stati in edicola. Ci hanno paralizzato le postazioni, i computer, perfino il server per quasi dieci ore. Sei-sette carabinieri dell'aliquota di Pg della procura e due della polizia postale, di supporto, per scandagliare il nostro archivio informatico a caccia delle prove. Quali? Quella della fuga di notizie sul blitz all'alba con il quale i carabinieri hanno smantellato un'organizzazione criminale dedita alle truffe con le carte di credito clonate. Così alla spicciolata sono arrivati tutti i cronisti indagati dalla magistratura livornese ai quali è stata notificata l'informazione di garanzia per violazione di atti relativi a procedimento penale, concorso in corruzione di pubblico ufficiale e, contestazione assai più grave, tentativo di favoreggiamento. Firme e notifiche. Fogli su fogli che sfilano davanti agli occhi dei cronisti e del caporedattore. Poi si passa al vero motivo della visita dei militari. La perquisizione delle postazioni e l'eventuale sequestro di materiale cartaceo dai cassetti e dalle scrivanie. Iniziano minuziosamente dalla postazione di Giacomo Niccolini. Taccuini "spulciati" foglio per foglio, alla ricerca di chissà quale informazione. Aprono i cassetti e ogni foglio che recasse in calce la scritta "Procura della Repubblica" veniva accuratamente messo da una parte, anche se questi erano soltanto carte relative a rinvii a giudizio o sentenze. Documenti di lavoro, che un giornalista di "giudiziaria" tiene normalmente nei suoi cassetti a seguito di processi seguiti o da seguire. Tuttavia, documenti pubblici e dunque perfettamente legali. I cassetti si aprono e le mani dei carabinieri si infilano. Si guarda anche nei cestini. Dopo è la volta della postazione di Diego Pretini. Anche per lui solita procedura. Cassetti, scrivania e taccuini messi sotto la lente di ingrandimento. Tocca anche al capo redattore Gabriele Masiero, tornato da un giorno appena dalle ferie e quindi assente nei giorni in cui sono usciti gli articoli "sotto inchiesta". Anche a lui non risparmiano niente. Floppy disk, cd-rom e anche macchina fotografica digitale personale. Tutto finisce nelle mani degli attenti investigatori. Sono passate appena due ore. Arriva poi il turno di Claudio Passiatore che è abituato a portare tutto nel suo zainetto. La sua posizione crea alcuni problemi in più perchè il cronista è passato di recente ad un nuovo desk, e il lavoro di indagine raddoppia. Le perquisizioni vanno avanti alacremente. Poi si passa ai computer di redazione. Tutti. "Dobbiamo sequestrare i pc della redazione di cronaca per effettuare i controlli". E' questa la prima allarmante notizia che circola in redazione intorno alle 13,30. E' questo quanto l'agente della polizia postale afferma senza tentennare. Così facendo il giornale avrebbe rischiato di essere bloccato chissà per quanti giorni. Cerchiamo di dialogare con gli inquirenti facendogli capire che in questa maniera avrebbero messo i sigilli al giornale, compiendo un provvedimento che non si è mai verificato prima. Si cerca una mediazione, anche grazie al lavoro degli avvocati del giornale, Giuseppe Batini e Silvia Miccoli. Se ne trova una: quella dell'accertamento irripetibile su ognuno dei personal computer degli indagati. Operazioni che in ogni caso hanno di fatto impedito ai giornalisti di poter lavorare all'interno dei locali del Corriere di Livorno, praticamente per tutta la giornata. Così con l'ok telefonico del sostituto procuratore Antonio Giaconi, reperibile soltanto dopo alcune decine di minuti, gli uomini della Procura iniziano a scandagliare i personal computer. Operazioni lunghe e complesse. Si cercano parole chiave all'intero della memoria del computer come "Maggiolo", "Morabito, e "Plastic". Ma dai pc dei redattori salta fuori poco o niente. Al massimo qualche file di word con delle bozze di articoli poi pubblicati sul giornale i giorni seguenti. Passano le ore. Si arriva al pomeriggio. Neanche il tempo di un panino. Di rifiatare. I carabinieri entrano e escono dalla redazione con a fianco i giornalisti accompagnati nelle proprie abitazioni per le perquisizioni che il pm Giaconi ha ordinato. Tornano con pc sotto il braccio provenienti dalle varie abitazioni, mentre i loro colleghi continuano a ispezionare i computer di redazione. I controlli irripetibili vanno avanti. Si passa anche all'ufficio del direttore Emiliano Liuzzi, assente e fuori città. Il tutto alla presenza dei due difensori Giuseppe Batini e Silvia Miccoli che si sono alternati in redazione nella lunghissima giornata di controlli, perquisizioni e sequestri. Le ispezioni informatiche terminano intorno alle 20 con la notifica dei verbali di sequestro e di perquisizione. Triplice copia, triplice firma e via. L'attività redazionale è stata completamente paralizzata. L'ultimo atto di questa giornata surreale è il back up del server. Per l'occasione il pm Giaconi permette l'acquisto di due "super hard disk" esterni sui quali viene completamente copiata la memoria storica del giornale. E per fare questo altre due ore e mezzo vanno via. Alle 21,40 gli ultimi due poliziotti della "postale" dichiarano chiuse le operazioni. "Abbiamo finito, possiamo andare". Più di dieci ore di controlli. La redazione torna finalmente in mano ai giornalisti. Ma le pagine del giornale sul computer sono bianche. Senza parole. Come i redattori del Corriere di Livorno, impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. La decisione è quella di mandare in tipografia solo una locandina che annunci ai lettori il motivo per cui ieri non hanno trovato il giornale in edicola.

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