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Inpgi 22 Feb 2011

Il Presidente dell'Inpgi, Andrea Camporese rassicura sulla tenuta del sistema del welfare: "Le pensioni dei giornalisti non sono in pericolo"

“Le pensioni dei giornalisti non sono in pericolo”, dichiara a “Prima Comunicazione” il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese. Tra il 2020 e il 2040 i contributi saranno insufficienti per pagare le pensioni dei giornalisti, ma l’istituto di previdenza sta già affrontando il problema, come spiega Camporese in un’intervista a “Prima”.

“Le pensioni dei giornalisti non sono in pericolo”, dichiara a “Prima Comunicazione” il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese. Tra il 2020 e il 2040 i contributi saranno insufficienti per pagare le pensioni dei giornalisti, ma l’istituto di previdenza sta già affrontando il problema, come spiega Camporese in un’intervista a “Prima”.

  Milano, 21 febbraio 2011. “Per effetto del ciclo economico negativo cominciato due anni fa, tra pensionamenti e prepensionamenti hanno lasciato le redazioni oltre mille giornalisti e per la prima volta nel decennio il numero degli iscritti all’Inpgi è iminuito. Di 280 persone precisamente”, spiega Camporese. Questo aggrava un fenomeno previsto dall’Inpgi già da un decennio, la cosiddetta gobba negativa, cioè un periodo in cui per effetto del non equilibrio tra entrate e uscite, l’istituto avrà grandi difficoltà a pagare le pensioni. “Una fase che partirà all’inizio degli anni Venti e dovrebbe concludersi all’inizio degli anni Quaranta. Ma la situazione non è drammatica. Innanzitutto, perché il patrimonio dell’Inpgi - a oggi 2,3 miliardi - è sufficiente a garantire lo squilibrio tra entrate e uscite”, chiarisce Camporese nell’intervista a “Prima”. E su come l’Inpgi intende affrontare il problema della “gobba”, Camporese dice: “Sull’argomento non c’é ancora alcuna delibera dell’Inpgi. Il Cda, però, ha deciso di affrontare la questione entro il 30 giugno. Comunque, a mio parere ci sono due o tre leve su cui si potrebbe agire. La prima riguarda i contributi a carico degli editori”. “Io propongo un aumento graduale prospettico delle aliquote a carico degli editori. Oltre a questa leva puramente economica, si sta valutando di aumentare l’età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni. Anche in questo caso è indispensabile la gradualità e sono esclusi i cosiddetti scaloni, cioé’ passaggi bruschi”. Ma l’Inpgi si pone anche il problema di come stimolare un mercato editoriale ancora molto depresso. “Stiamo discutendo la possibilità di concedere per un periodo da definire sgravi contributivi a quanti assumono a tempo indeterminato. Sarebbe uno stimolo al mercato del lavoro, un investimento che ritengo l’Inpgi dovrebbe fare insieme alle parti sociali”, conclude Camporese nell’intervista a “Prima”. (ITALPRESS).

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