La vicenda di presunte attività illegittime di spionaggio nei confronti di alcuni giornalisti vittime di spionaggio indebito suggerisce un aggiornamento delle azioni istituzionali per la tutela della privacy.
La stessa autorità di garanzia, sull’onda della equilibrata linea sin qui seguita in materia di intercettazioni, dovrebbe ora occuparsi del caso e non più solo della questione legata alla pubblicazione di intercettazioni utilizzate dall’autorità giudiziaria. Certamente si tratterebbe di un terreno insolito per l’Autorità di garanzia della privacy intervenire su operazioni di un apparato dello Stato preposto alla sua sicurezza. Ma un intervento di questo tipo, oltre quello naturale della magistratura, apparirebbe congruo, interessante e concreto dal momento che siamo in presenza di violazioni illegittime della privacy di persone pedinate ed intercettate perché giornalisti (su tutti il caso D’Avanzo-Bonini) che si occupavano in maniera critica delle attività degli stessi apparati. In questo senso, la grande attenzione posta oggi dal garante della privacy, prof. Franco Pizzetti, alla questione delle intercettazioni, unite alla forte sottolineatura della necessaria tutela dei valori della libertà e della dignità delle persone e del libero esercizio dell’attività di informazione, alla luce degli avvenimenti di questi giorni e di queste ore, appare meritevole di uno sviluppo supplementare di iniziativa: la verifica di come apparati dello Stato si siano intromessi illegittimamente nella vita di giornalisti al lavoro per verificare verità ufficiali, incerte o cariche di dubbi e dense di sospetti manipolatori.