CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Fnsi 16 Giu 2011

"Il nostro dovere di informare i cittadini è precluso Si tratta di una vera anomalia democratica"

Possibilità di trattenere gli extracomunitari nei Cie fino a 18 mesi (dagli attuali sei), ripristino delle espulsioni dirette per i clandestini, introduzione dell'allontanamento coattivo anche per i cittadini comunitari. A tre giorni da Pontida, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, fa approvare dal Consiglio dei ministri un decreto legge che dà un colpo di acceleratore alla strategia contro l'immigrazione irregolare, recentemente ingolfata da sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte Costituzionale. Insorgono opposizioni ed associazioni.

Possibilità di trattenere gli extracomunitari nei Cie fino a 18 mesi (dagli attuali sei), ripristino delle espulsioni dirette per i clandestini, introduzione dell'allontanamento coattivo anche per i cittadini comunitari. A tre giorni da Pontida, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, fa approvare dal Consiglio dei ministri un decreto legge che dà un colpo di acceleratore alla strategia contro l'immigrazione irregolare, recentemente ingolfata da sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte Costituzionale. Insorgono opposizioni ed associazioni.

 Il titolare del Viminale non teme censure da parte delle istituzioni europee. Il decreto, ha sottolineato, ''è coerente con le norme dell'Unione''.
Il provvedimento, ha spiegato Maroni, ''fornisce un'interpretazione della direttiva europea sui rimpatri (la 115 del 2008), che finora era stata interpretata dalla magistratura con la possibilità di consegnare ad alcuni clandestini un foglio di via, dando loro da 7 a 30 giorni per allontanarsi dall'Italia, vietando di fatto le espulsioni coattive''. Col decreto approvato oggi, ha proseguito, ''noi le ripristiniamo per tutti gli extracomunitari clandestini pericolosi per l'ordine pubblico, a rischio fuga, coloro che sono stati espulsi con provvedimento dell'autorità giudiziaria, violano le misure di garanzia imposte dal questore, violano il termine per la partenza volontaria''. E il giro di vite riguarda anche i cittadini comunitari, per i quali, ha sottolineato il ministro, ''viene introdotta per la prima volta l'espulsione per motivi di ordine pubblico se permangono sul territorio nazionale in violazione delle prescrizioni della direttiva sulla libera circolazione dei comunitari''.
Ma il punto più contestato del decreto è il prolungamento del periodo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) fino a 18 mesi, ''attraverso una procedura di garanzia - ha rilevato Maroni - che passa dal giudice di pace.
Nel 2009 - ha ricordato - quando noi abbiamo messo mano alle normative, si poteva trattenere nei Cie solo due mesi, poi siamo passati a sei e adesso termine il termine è di 18 mesi per consentire l'identificazione oppure l'effettiva espulsione, cioè l'ottenimento da parte dell'autorità diplomatica del Paese di origine del visto d'ingresso. Può passare molto tempo, in 18 mesi siamo in grado di garantire l'espulsione di tutti coloro vengono messi nei Centri''.
Con il decreto di oggi, ha commentato Sandro Gozi (Pd), ''il ministro Maroni ha voluto solo mostrare il pugno duro, ma è propaganda con le gambe corte, buona solo per Pontida e conferma che il governo affronta il fenomeno dell'immigrazione solo con politiche repressive''. Felice Belisario (Idv), ha parlato di ''politica razzista dei rimpatri coatti e la speranza che questo basti alla Lega per tenere a bada i militanti''. Per Paolo Ferrero (Prc), ''riemerge l'anima autenticamente xenofoba e securitaria'' del ministro. L'Arci ha definito una ''vergogna'' l'aumento a 18 mesi per il trattenimento nei Cie, il Cir (Consiglio italiano rifugiati),  un ''atto punitivo, viste le condizioni in cui versano questi centri''.
Intanto, sempre sul fronte immigrazione, sarà firmata domani a Napoli un'intesa tra Governo italiano e Consiglio nazionale transitorio libico, per contrastare il flusso di migranti irregolari e per i rimpatri. Finora sono 20mila le persone sbarcato in Italia dalle coste libiche. Il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva parlato di ''pieno coinvolgimento'' dell'Unhcr nell'intesa, ma l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha smentito seccamente. (di Massimo Nesticò) (ANSA)

LETTERA AL MINISTRO DELL'INTERNO, MARONI, DI ORDINE E FNSI

Roma, 14 giugno - “Con la presente Le chiediamo un urgente incontro, per segnalare alcune difficoltà insorte, tali da limitare il nostro dovere di informare liberamente i cittadini, in ottemperanza all’articolo 21 della Costituzione.
In particolare, i problemi che intendiamo segnalarLe riguardano la possibilità per gli operatori dell’informazione di avere accesso – nel rispetto della privacy di tutti i soggetti interessati – ai luoghi di accoglienza e di trattenimento di migranti e profughi, in questa fase provenienti soprattutto dall’Africa settentrionale.
Tale accesso, a seguito della Sua circolare prot. n. 1305 del 01.04.2011, è oggi e “sino a nuova disposizione” consentito solo ad alcuni organismi umanitari internazionali.
Questo si traduce nel fatto che risulta impossibile, per chi intende esercitare il diritto di cronaca, poter verificare con i propri occhi e con i propri strumenti cosa accade in tali luoghi.
A tale proposito, recentemente alcuni giornalisti hanno lanciato un appello - che l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti hanno ritenuto di accogliere - in cui si chiede espressamente che detta circolare debba considerarsi non più applicabile.
Pur comprendendo le problematiche derivanti talvolta dalla gestione quotidiana e materiale dell’accoglienza, crediamo che non sia giusto considerare l’informazione un intralcio al funzionamento di queste strutture; anzi siamo convinti che la credibilità e la trasparenza delle stesse debbano essere considerate fondamentali per rafforzare la fiducia nelle istituzioni.
Purtroppo, per quanto riguarda soprattutto i Cie (un tempo Cpt), tali limitazioni non nascono con la suddetta circolare ma sono intrinseche all’esistenza stessa delle strutture. Tutte le direttive finora emanate riguardo alle figure sociali a cui è garantito l’accesso non menzionano gli operatori dell’informazione. Accade anche se queste non sono giuridicamente definite come luoghi di detenzione, e quindi soggette alle limitazioni previste, che comportano preventive richieste di autorizzazione all’ingresso.
Siamo convinti che un momento di discussione in merito risulti estremamente importante, oggi più che mai, non essendo a nostro avviso ammissibile l’esistenza di luoghi di concentramento non volontario di persone che siano inaccessibili alla libera informazione.
Si tratta di una vera e propria anomalia democratica, che peraltro non può essere rimessa - come finora è stato - né alla discrezionalità delle singole autorità prefettizie, né tantomeno alla disponibilità di parlamentari della Repubblica che si fanno garanti per i giornalisti.
Siamo certi che sia possibile addivenire ad una intesa atta a regolamentare il dovere dell’informazione anche in questi luoghi: in maniera tale da non precludere il normale funzionamento delle procedure che in essi vengono svolte e da garantire, come già affermato, l’imprescindibile diritto alla privacy per gli “ospiti”, per gli operatori degli enti gestori, per le forze di polizia predisposte alla vigilanza e alla sorveglianza.
In attesa di una Sua pronta e positiva risposta.”

NATALE: “I GIORNALISTI INTRALCIANO NEI CIE? LA CIRCOLARE DI MARONI
UNA MINACCIA AL DIRITTO-DOVERE D'INFORMARE”

''C'è una minaccia in più al nostro diritto e dovere di informare: la circolare del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che dal primo aprile impedisce ai giornalisti di entrare nei Cie e nei Cara per evitare che intralcino le attività di sostegno agli immigrati. Questa giustificazione è un'inaccettabile bugia''.
Lo ha detto il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Roberto Natale, durante la presentazione a Roma del Rapporto di monitoraggio a un anno dalle raccomandazioni del Consiglio dell'Onu per i diritti umani.
I giornalisti, ha insistito Natale, non intralciano i lavori e ''l'opinione pubblica ha il diritto di sapere cosa avvenga in quei centri''. Secondo Natale, la circolare ministeriale è ''pericolosa per la credibilità delle istituzioni italiane perché il divieto d'accesso legittima i sospetti più pesanti su ciò che realmente avvenga all'interno di quei centri''. (ANSA)

LASCIATECI ENTRARE NEI CIE! L'APPELLO DEI GIORNALISTI

Su alcuni quotidiani nazionali è uscito l'appello di un primo gruppo di giornalisti, che negli anni recenti ha seguito da vicino le questioni dei centri di espulsione e che chiede l'abrogazione della circolare che da due mesi vieta alla stampa l'ingresso nei Cie. Per i colleghi delle altre testate:pubblicate l'appello sui vostri giornali e sui vostri siti, leggetelo in radio e in televisione.  Segnalateci le adesioni e soprattutto chiedete alle vostre Prefetture l'accredito per visitare il Cie della vostra città e mandateci le risposte di diniego. Facciamoci sentire! Di seguito l'appello e i primi firmatari.

LASCIATECI ENTRARE!
APPELLO DEI GIORNALISTI
PER L'INGRESSO DELLA STAMPA NEI CIE

"Fora da i ball, giornalisti compresi. In Italia è di nuovo censura. Dal primo aprile una circolare del ministero dell'Interno (prot. n. 1305 del 01.04.2011) vieta alla stampa l'ingresso nei centri di identificazione e espulsione (Cie) e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo politico (Cara). Il pretesto giuridico è la dichiarazione dello stato di emergenza per gli sbarchi. Un salto indietro di diversi anni, quando la direttiva Pisanu stabilì che nei centri di espulsione, che allora si chiamavano Cpt, nessun giornalista poteva entrare, se non al seguito di qualche delegazione parlamentare. Anzi pure peggio, perché oggi la stampa non può entrare nemmeno con i parlamentari. Chiediamo pertanto al governo di rispettare il diritto di cronaca e l'articolo 21 della Costituzione, che sancisce la libertà di stampa. La censura non può essere istituita con una circolare del Viminale. I cittadini hanno il diritto di essere informati. E la stampa di monitorare quello che succede nei centri dove in queste ore sono detenuti migliaia di cittadini tunisini in attesa del rimpatrio forzato".

Primi firmatari:
Gabriele Del Grande, freelance, curatore di Fortress Europe (si è visto negare l'accesso al cie di Trapani e Brindisi e al Cara di Mineo)
Raffaella Cosentino, freelance (si è vista rifiutare l'accesso al Cie di Roma, vedi articoli su Redattore Sociale e Repubblica)
Stefano Liberti, Il Manifesto (vedi copertina del 26 maggio 2011, ha chiesto l'accesso al Cie di Roma e al Cara di Mineo)
Alessandro Leogrande, autore fra l'altro di Uomini e caporali
Antonello Mangano, autore fra l'altro di Gli africani salveranno l'Italia
Marco Rovelli, autore fra l'altro di Lager Italiani
Giovanni Maria Bellu, L'Unità
Stefano Galieni, Liberazione
Cinzia Gubbini, Il Manifesto

Hanno aderito:
- Vilma Mazza e Sarah Castelli, Global Project, ha chiesto l'accesso al Cie e al Cara di Gradisca
- Nicola Grigion, Melting Pot Europa, Melting Pot, ha chiesto l'accesso al Cie e al Cara di Gradisca
- Orsola Casagrande, Il Manifesto, ha chiesto l'accesso al Cie e al Cara di Gradisca
- Ilaria Sesana e la redazione di Terre di Mezzo, hanno chiesto l'accesso al Cie di Milano
- la redazione di Volontari per lo Sviluppo
- Radio Popolare Network, ospita Fortress Europe il 26 maggio alle 18,50 per lanciare l'appello

CIE VIETATI ALLA STAMPA, DUE INTERROGAZIONI PARLAMENTARI

Sulla circolare ministeriale del primo aprile intervengono i senatori radicali Perduca e Poretti e la deputata Bernardini. I giornalisti lanciano l’appello “lasciateci entrare”, aderisce anche Touadì (Pd): “Maroni censura le Guantanamo d’Italia”

ROMA - Sono state presentate da parlamentari del partito Radicale due interrogazioni, una al Senato e una alla Camera, al ministro dell’Interno Roberto Maroni sui respingimenti dei giornalisti dai Centri di identificazione e di espulsione e dai Centri di accoglienza per richiedenti asilo. Le azioni parlamentari arrivano in risposta all’appello “Lasciateci entrare” lanciato da un gruppo di giornalisti che ha seguito da vicino le questioni dei centri di espulsione e che chiede l'abrogazione della circolare ministeriale del primo aprile scorso. La circolare restringe l’accesso a tutti i centri per migranti ai soli parlamentari e consiglieri regionali come individui singoli e ad alcune organizzazioni come l’Acnur, la Cri e l’Oim. L’appello sollecita altri giornalisti e testate a chiedere l’accesso ai centri alle prefetture delle città italiane dove questi sono presenti. I primi firmatari sono: Gabriele Del Grande, Raffaella Cosentino, Stefano Liberti, Antonello Mangano, Alessandro Leogrande, Giovanni Maria Bellu, Stefano Galieni, Marco Rovelli e Cinzia Gubbini.

All’appello ha aderito anche il deputato del Pd Jean Leonard Touadi che in un comunicato afferma:  "Sull'immigrazione Maroni sta mettendo in atto una vera e propria strategia della censura che cancella gli spazi di democrazia per l'informazione in Italia". In riferimento alla circolare ministeriale n. 1305 del primo aprile 2011, Touadì scrive: “ Ormai la destra si sente talmente tanto la padrona assoluta della democrazia che si permette di liquidare con una circolare di poche righe la liberta' di informazione, istituendo di fatto un regime censorio senza nemmeno passare dal Parlamento.  Questa riduzione dei diritti d'informazione non trova, tra l'altro, alcuna giustificazione sostanziale per un governo che si muove ormai fuori dalla legalita' europea per non aver recepito la direttiva rimpatri del 2008.
Se a questo aggiungiamo i reiterati episodi che hanno visto impedire a diversi parlamentari la visita ai CIE, in palese violazione della Costituzione, ci troviamo di fronte ad un'inquietante e deliberata 'strategia della censura' volta ad impedire ai cittadini italiani di venire a conoscenza della portata, della gravita' e della drammatica situazione dei migranti ormai da considerarsi dei veri e propri "detenuti" dentro le piccole "Guantanamo d'Italia" disseminate da Maroni su tutta la penisola”. Il parlamentare conclude la nota con queste parole: “ Questo modo di agire impedisce l'emergere delle gravissime violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate in questi centri, con il risultato di non dover rispondere in alcuna misura all'opinione pubblica che rimane totalmente all'oscuro del trattamento riservato ai migranti. Per queste ragioni aderisco e sostengo convintamente l'appello pubblicato oggi e la mobilitazione che ne seguira'".

L’interrogazione parlamentare a risposta scritta depositata ieri dai senatori radicali Marco Perduca e Donatella Poretti chiede conto al ministro Maroni proprio della circolare che non consente l’ingresso ai giornalisti.  “Dopo interventi in Parlamento e dichiarazioni pubbliche di decine di Parlamentari è stato ripristinata la possibilità a individui singoli come parlamentari europei, deputati e senatori della Repubblica e consiglieri regionali di avere accesso ai Centri di identificazione ed espulsione nonché ai Centri di Assistenza pei Rifugiati – scrivono i senatori - Sulla base della summenzionata circolare le prefetture hanno negato l’accesso a molti CIE e CARA ad operatori dell'informazione, episodi si sono sicuramente verificati al Cie di Roma Ponte Galeria, di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, di Trapani e di Brindisi. Considerato che:dopo una fase in cui si sono verificati sbarchi nell'ordine delle migliaia di profughi dall'Africa del nord, dalla fine del mese di aprile si è registrata una drastica diminuzione degli arrivi, che alcuni dei centri creati per far fronte all'emergenza nel mese di aprile come le tendopoli di Trapani Kinisia, Palazzo San Gervasio (Pz) e Santa Maria Capua Vetere (Ce) sono trasformate in CIE fino al dicembre 2011. A seguito di visite di parlamentari o di fuoriuscite di messaggi allarmanti si ha spesso notizia di condizioni al limite della legalità alle volte corrispondenti al vero altre volte esagerati per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica anche a fini elettoralistici, si chiede di sapere se: codesto Ministero non intenda consentire di nuovo agli operatori dell'informazione di poter accedere senza limitazione alcuna ai centri di accoglienza pei rifugiati che sono in attesa del riconoscimento formale di un qualche livello di protezione da parte delle competenti commissioni territoriali; non si ritenga ormai inutile limitare l'accesso anche ai centri di identificazione ed espulsione ai soggetti elencati nella circolare interna (prot. n. 1305 del 01.04.2011) peraltro in parte modificata da accordi verbali ad hoc a seguito di richieste avanzate da molti parlamentari; non si ritenga urgente e necessario introdurre una norma di legge che disambigui finalmente tale argomento creando quindi un quadro normativo certo che eviti discriminazioni, privilegi o applicazioni arbitrarie di direttive spesso in conflitto colle normative europee relative alla libera circolazione degli individui e le tematiche del rimpatrio volontario”. (rc)

@fnsisocial

Articoli correlati