Nuovo appello dei collaboratori del Messaggero in stato di agitazione, su decisione dell'Assemblea dei giornalisti non dipendenti, dopo la proposta unilaterale di essere pagati 7 euro ad articolo. «Sembra un fatto di poco conto – scrivono – un problema che riguarda una manciata di giornalisti e lavoratori. In realtà il problema è ben più ampio perché chi legge il quotidiano si rischia privato di una fetta di informazione locale. Il sindacato unico e unitario dei giornalisti, la Fnsi, sta seguendo e sostenendo la nostra vertenza». Giovedì 9 luglio è prevista una nuova riunione con il segretario generale aggiunto e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo, Mattia Motta.
La costituzione dell'Assemblea si è resa indispensabile dopo l'invio, da parte dell'editore, a tutti i collaboratori di una proposta di riduzione unilaterale dei compensi con la formula del "prendere o lasciare". «Questa decurtazione – aggiungono i giornalisti non dipendenti – è l'ultima di una serie iniziata più di dieci anni fa, che ora arriva in un contesto in cui i collaboratori sono pagati con importi sotto la soglia minima di dignità professionale, e soprattutto, al di fuori dei minimi tariffari previsti dagli accordi fra parti sociali».
L'azienda, ben consapevole che i collaboratori sono una componente fondamentale nella confezione del prodotto editoriale a ogni latitudine, pone come termine ultimo per l'accettazione – di quella che si fatica a chiamare "proposta" – la data del 14 luglio 2020.
«Il giornalismo di qualità è un contributo fondamentale per arricchire il dibattito del Paese. Il lavoro di giornalisti senza diritti, senza tutele e senza garanzie non può che riflettersi sull'intera società. E alle condizioni che intende dettare unilateralmente Il Messaggero proporre un’informazione di qualità risulta impossibile», rispondono i giornalisti non dipendenti, che chiedono «a cittadini e personalità della società civile di unirsi alla battaglia in difesa di diritti e libertà».