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Ordine 26 Gen 2010

Il Coordinamento delle Associazioni per un Sindacato di Servizio: "Il Presidente dell'Ordine Del Boca punta a dividere la categoria ma non a cambiare le cose all'Ordine incapace di controllare l'accesso alla professione"

Il Coordinamento delle Associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio (Capss) sostiene i contenuti della riforma dell’Ordine dei giornalisti approvati all’unanimità dal Consiglio Nazionale nell’ottobre del 2008. Ad oltre un anno dal suo varo, tuttavia, la riforma attesa dai giornalisti non ha compiuto, a differenza di quella dell’Ordine degli avvocati, significativi passi avanti nell’agenda parlamentare, non è stata oggetto di un confronto nelle redazioni e tra i colleghi, non ha informato di sé un’opinione pubblica che ha dimostrato sensibilità e attenzione sui temi dell’informazionee dei diritti, dell’autonomia, dell’autorevolezza, dei doveri dei giornalisti.

Il Coordinamento delle Associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio (Capss) sostiene i contenuti della riforma dell’Ordine dei giornalisti approvati all’unanimità dal Consiglio Nazionale nell’ottobre del 2008. Ad oltre un anno dal suo varo, tuttavia, la riforma attesa dai giornalisti non ha compiuto, a differenza di quella dell’Ordine degli avvocati, significativi passi avanti nell’agenda parlamentare, non è stata oggetto di un confronto nelle redazioni e tra i colleghi, non ha informato di sé un’opinione pubblica che ha dimostrato sensibilità e attenzione sui temi dell’informazionee dei diritti, dell’autonomia, dell’autorevolezza, dei doveri dei giornalisti.

 La riforma è rimasta per più di un anno in un cassetto. Solo in questa ore la Commissione Giustizia della Camera ne ha iniziato l’esame. Inerte sulla riforma, il gruppo dirigente dell’Ordine si è occupato poco del problema di presidiare con l’efficacia e l’urgenza che la crisi economica e del settore dell’editoria avrebbe dovuto suggerire i diversi canali di accesso alla professione giornalistica.
Lo squilibrio tra offerta e domanda di lavoro – nonostante i proclami di inizio consigliatura – ha continuato ad accrescere le fila di un esercito di giornalisti di riserva che la parte meno avveduta delle aziende editoriali ha tentato di usare prima per negare il diritto alla contrattazione collettiva da parte dei giornalisti italiani e tenere in ostaggio l’autonomia dell’Inpgi, quindi per indebolire la capacità contrattuale della parte più esposta della categoria: i parasubordinati, i free-lance. Il sindacato dei giornalisti ha reagito estendendo l’area della protezione previdenziale e sociale anche a chi nonha il posto fisso. Il Capss rivendica all’iniziativa unitaria del sindacato dei giornalisti – che ha avuto nell’Inpgiun interlocutore attento e sensibile – i risultati ottenuti. Tali risultati, tuttavia, determinano solo le pre-condizioni per dare una battaglia che sarà di lunga lena per valorizzare il lavoro dei giornalisti free-lance e parasubordinati. Il protagonismo dei colleghi che in ogni regione si stanno organizzando in coordinamenti e gruppi di lavoro dovrà trovare una sintesi nel nuovo organismo di rappresentanza del lavoro autonomo della Fnsi il cui varo è all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Nazionale della Fnsi. Il sindacato è chiamato a mettere in campo impegno, proposte e combattività per costringere gli editori a definire regole condivise per governare il mercato del lavoro. Le intese sui precari della Rai sono un esempio di come le parti sociali possano firmare accordi anche su una materia difficile e complessa. Il sindacato è e continuerà a stare in campo.
L’Ordine dei giornalisti – finora distratto, inerte o semplicemente incapace di governare l’accesso alla professioneche oggi conta oltre 90 mila iscritti - ha l’opportunità di cambiare registro. Una riduzione del numero delle scuole di giornalismo elevandone la qualità e la capacità dell’offerta formativa, una selezione più rigorosa dei candidati ammessi all’esame professionale sono cose possibili, necessarie, richieste. Del pari, una rigorosa ricognizione della galassia del pubblicismo rafforzerebbe la rivendicazione dei colleghi del lavoro autonomo per ottenere un equo compenso ed eviterebbe che a giudicare della correttezza deontologica dei giornalisti italiani siano in prevalenza persone che traggono il loro reddito da attività diverse rispetto all’esercizio della professione giornalistica. L’ultimo attacco del presidente dell’Ordine ai vicesegretari della Fnsi Daniela Stigliano e Luigi Ronsisvalle – che nel corso di un’assemblea di colleghi free lance e precari organizzata dall’Assostampa della Sicilia hanno posto l’accento sugli squilibri del mercato del lavoro giornalistico – è, per quanto detto, motivo di grave preoccupazione. Il presidente dell’Ordine non contesta il fatto che il mercato del lavoro sia squilibrato da un eccesso sul lato dell’offerta, ma trae da ciò pretesto per portare l’ennesimo attacco al sindacato e al contratto nazionale che la Fnsi ha sottoposto a referendum e i giornalisti italiani hanno approvato.
La scelta del presidente dell’Ordine, Lorenzo Del Boca, punta a dividere per non cambiare. E’ una scelta pericolosa che va contrastata e che contrasteremo. Il confronto, il rispetto, la tensione unitaria nel sindacato e tra gli enti di categoria è essenziale per tentare di mitigare gli effetti di una crisi che non ha precedenti per natura, complessità e asprezza e per aprire una nuova stagione all’editoria e al giornalismo professionale. Non è ora di dividersi, maè ora di cambiare passo prima che le circostanze ci impongano i tempi di una rovinosa ritirata.
Fabio Azzolini, portavoce del Coordinamento delle associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio.

@fnsisocial

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