CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Editoria 31 Mag 2008

Il Consiglio di Stato respinge il ricorso di Mediaset contro Europa 7, ma non "spegne" Retequattro: "Il Governo si pronunci sulle frequenze"

Spetta al governo pronunciarsi sull'assegnazione a 'Europa 7' di frequenze analogiche. E' quanto deciso dal Consiglio di Stato (sesta sezione) che ha respinto il ricorso in appello di Rti spa, ossia Mediaset, per l'annullamento della sentenza del Tar Lazio del 2004

Spetta al governo pronunciarsi sull'assegnazione a 'Europa 7' di frequenze analogiche. E' quanto deciso dal Consiglio di Stato (sesta sezione) che ha respinto il ricorso in appello di Rti spa, ossia Mediaset, per l'annullamento della sentenza del Tar Lazio del 2004

Il Consiglio di Stato ha infatti ritenuto "la persistenza del dovere del ministero di rideterminarsi motivatamente sull'istanza di Centro Europa" intesa alla attribuzione delle frequenze, "anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia del 31 gennaio 2008". (Dire) Il governo, attraverso il ministero dello sviluppo economico, deve pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di Europa 7 di avere assegnate delle frequenze, ''anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia'' europea del 31 gennaio 2008. E' uno dei passaggi centrali delle sentenze del Consiglio di Stato, sezione VI, sulla vicenda dell'emittente che nel 1999 vinse il bando di gara per una concessione tv e che da allora lamenta la mancata assegnazione delle frequenze Quanto al risarcimento danni in denaro chiesto da Europa 7, il Consiglio di Stato si riserva di decidere, e a in tal senso e' gia' convocata un'udienza per il 16 dicembre 2008, tenendo conto sia della decisione dell'amministrazione pubblica e sia della ulteriore documentazione che lo Stato dovra' presentare entro il 15 ottobre 2008. In sostanza, i giudici di Palazzo Spada sottolineano che non possono imporre all'amministrazione la distribuzione delle frequenze, ma che tuttavia il Ministero deve pronunciarsi nuovamente sull'istanza di Europa 7, tenendo conto della sentenza della Corte Ue che, interpellata dallo stesso Consiglio di Stato, il 31 gennaio scorso ha stabilito che il sistema dell'assegnazione delle frequenze in Italia non risponde a criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori fissati in sede Ue. La questione, quindi, torna al ministero che deve riprendere in esame la vicenda e ''rideterminarsi motivatamente''. Sul risarcimento danni - Europa 7 aveva chiesto poco piu' di 2 miliardi di euro nel caso in cui avesse ottenuto le frequenze, oppure 3 miliardi in caso di mancata assegnazione delle frequenze stesse - il Consiglio di Stato si e' riservato invece di pronunciarsi successivamente. La Suprema magistratura amministrativa ha anche respinto il ricorso di Europa 7 per l'annullamento della sentenza del Tar con la quale era stato dichiarato inammissibile e irricevibile il ricorso dell'emittente relativo all'abilitazione di Rete 4. Di fatto, quindi, Rete 4 e' legittimata a proseguire l'attivita' di radio diffusione televisiva in ambito nazionale. (ANSA) CONFALONIERI: "NESSUNA OMBRA SULLA LEGITTIMITA' DELLE FREQUENZE DI RETEQUATTRO" «Europa 7 non ha alcun diritto alle frequenze di Rete4 e non c'è nessuna ombra sulla legittimità delle frequenze di rete4». Così il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, arrivando al festival dell'economia di Trento, ha commentato la sentenza del consiglio di stato che, ha aggiunto Confalonieri, «ha detto che bisogna applicare la sentenza comunitaria, ma questa sentenza non dice che Rete4 doveva restituire le frequenze. Europa7 non ha alcun diritto alle frequenze di Rete4, caso mai, dopo una istruttoria che durerà da qui al 15 ottobre, potrebbe aver diritto a un risarcimento la cui entità dovrà essere valutata dal Consiglio di Stato e dal ministero». (Radiocor) GENTILONI (PD): "ORA IL GOVERNO NON SIA PILATESCO E LIBERI LE FREQUENZE" ''La decisione del Consiglio di Stato riconosce finalmente e definitivamente il diritto a Europa 7 di avere le frequenze necessarie a trasmettere. Ora il Governo non puo' Rispondere in modo pilatesco'': lo dichiara l'on. Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Partito Democratico. ''La decisione odierna e' interlocutoria dal momento che chiede al Governo, alla luce della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 31 gennaio scorso, di rispondere alla richiesta di frequenze di Europa 7'', sottolinea Gentiloni. ''A questa richiesta il Governo dovra' rispondere senza accampare il pretesto della mancanza di frequenze libere''. ''Nella scorsa legislatura - ricorda il responsabile comunicazione del PD - il Governo aveva ipotizzato di trasferire in anticipo sul digitale Rete4 e una rete RAI, proprio per soddisfare i diritti di Europa 7 e aprire il mercato delle frequenze. Sarebbe troppo comodo ora -osserva Gentiloni - dire che di frequenze non ce n'e' e far pagare a dicembre ai contribuenti un risarcimento miliardario''. ''La decisione di respingere la richiesta di sospensione delle trasmissioni di Rete 4 era largamente attesa - prosegue il responsabile comunicazione del Partito Democratico - anche perche' del giudizio in corso Rete 4 non era parte''. ''Il problema del regime italiano delle frequenze e del suo contrasto con la normativa europea, su cui il recente emendamento del Governo aveva tentato una maldestra sanatoria, e' piu' che mai attuale e non potra' essere eluso'', conclude Gentiloni che esprime, infine, soddisfazione per il via libera del Consiglio di Stato alla gara per le frequenze - la prima mai realizzata in Italia - da lui indetta alcuni mesi fa in qualita' di Ministro delle Comunicazioni del Governo Prodi. (ANSA) IL TESTO DIFFUSO DAL CONSIGLIO DI STATO Questo il testo del comunicato stampa diffuso dal Consiglio di Stato- Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa Ufficio stampa, relativo alle sentenze sulla vicenda Europa 7. ''Sono pubblicate, in data odierna, le sentenze con le quali la Sezione VI: 1)respinge il ricorso in appello proposto da RTI s.p.a. contro Centro Europa 7 s.r.l. per l'annullamento della sentenza TAR Lazio, Sezione II, n. 9325/04 del 16 settembre 2004 ritenendo la persistenza del dovere del Ministero di rideterminarsi motivatamente sull'istanza di Centro Europa intesa alla attribuzione delle frequenze di cui al d. m. 28 luglio 1999, anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia del 31 gennaio 2008; 2) non definitivamente pronunciando e tenuto conto di quanto sub 1): - in parte respinge il ricorso in appello proposto da Centro Europa 7 s.r.l. per l'annullamento della sentenza TAR Lazio, Sezione II, n. 9315/04 del 16 settembre 2004, affermando la inammissibilita', in sede di giudizio risarcitorio, di una domanda di condanna dell'Amministrazione ad un ''facere'' specifico: - in parte ritiene inammissibile la domanda di risarcimento per equivalente, il cui esame di merito subordina, peraltro, all'esercizio, da parte dell'Amministrazione, del dovere affermato sub 1), nonche' al deposito di documenti entro il 15 ottobre 2008, rinviando le parti alla successiva udienza del 16 dicembre 2008; 3) respinge in parte il ricorso in appello n. 9258/07 proposto da Centro Europa 7 s.r.l. per l'annullamento della sentenza TAR Lazio, Sezione II, n. 7147 del 27 luglio 2007, ritenendo infondata la pretesa, relativamente all'emittente 7 plus, di essere destinataria di un provvedimento concessorio e, nei confronti di Rete A, della pretesa all'annullamento della conseguita autorizzazione. Dichiara correlativamente inammissibili gli appelli n. 10103/07 e n. 804/08 proposti da Centro Europa 7s.r.l.; 4) dichiara inammissibili i ricorsi in appello n. 2862/07 proposto da RTI s.p.a. e, in opposizione di terzo, n. 9527/07 proposto da Centro Europa 7 s.r.l. per la riforma della sentenza TAR Lazio Sezione III ter, n.13415/06, che ha accolto il ricorso di Rete A avverso i motivi delle determinazioni ministeriali di rigetto delle sue istanze intese all'assegnazione di frequenze utili a completare la copertura della sua rete nazionale; 5) respinge il ricorso in appello proposto da Centro Europa 7 contro ministero delle Comunicazioni ed RTI s.p.a. per l'annullamento della sentenza TAR Lazio, Sezione II, n. 9319/04, sentenza che aveva dichiarato inammissibile ed irricevibile il ricorso di I grado inteso all'annullamento dell'autorizzazione (d. m. 28 luglio 1999) a proseguire, con Rete 4, l'attivita' di radiodiffusione televisiva privata in ambito nazionale''. (ANSA) EUROPA 7: LE TAPPE DI UNA LUNGA VICENDA COMINCIATA NEL 1999 E' arrivata oggi, un po' a sorpresa, la sentenza del Consiglio di Stato sul caso Europa 7 che pero' non mette ancora la parola fine all'annosa vicenda. I giudici di Palazzo Spada chiedono al Ministero dello Sviluppo Economico di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta dell'emittente di ottenere le frequenze, tenendo conto della sentenza della Corte di Giustizia di Strasburgo emessa il 31 gennaio di quest'anno. Il Consiglio di Stato rinvia invece il pronunciamento sulla richiesta di risarcimento danni da parte di Europa 7 in base alla decisione che il governo prendera' sulle frequenze e alla documentazione aggiuntiva che lo stesso governo dovra' presentare entro il 15 ottobre. Per valutazioni piu' approfondite bisognera' attendere ancora perche' i testi delle sentenze del Consiglio di Stato non sono ancora disponibili neanche per i legali delle parti interessate. Queste le principali tappe della vicenda di Europa 7: LUGLIO 1999 - Europa 7 ottiene dallo Stato la concessione per varare una tv nazionale, ma non le frequenze necessarie a trasmettere: e' l'inizio di una lunga battaglia legale per l'emittente di Francesco Di Stefano. Retequattro, munita allora di un'autorizzazione provvisoria, continua a trasmettere. NOVEMBRE 2002 - La Corte Costituzionale impone il rispetto del termine del dicembre 2003. DICEMBRE 2003 - Dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica, con cosiddetto decreto 'salvareti', il governo Berlusconi evita il trasloco di Retequattro su satellite e lo stop alla pubblicita' su Raitre. Sempre nel 2003, Europa 7 presenta un ricorso al Tar del Lazio per ottenere che ministero e Autorita' le assegnino le frequenze. Respinto dal tribunale amministrativo, quel ricorso finira' al Consiglio di Stato. APRILE 2004 - Viene definitivamente approvata la legge Gasparri. L'articolo 25 ingloba il testo del dl salvareti e di fatto allunga la vita a Retequattro, affidando l'apertura del mercato tv e l'aumento del pluralismo al passaggio al digitale terrestre (fissato al 31 dicembre 2006, termine poi slittato prima a fine 2008 e poi a fine 2012). LUGLIO 2005 - Il Consiglio di Stato sospende l'esame del ricorso di Europa 7 e chiama in causa il tribunale del Lussemburgo, che si e' espresso oggi, dopo due anni e mezzo. LUGLIO 2006 - La Commissione europea apre una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia perche' favorisce gli attuali operatori analogici, Rai e Mediaset, nel passaggio al digitale. OTTOBRE 2006 - Il governo Prodi vara il ddl di riassetto del sistema tv, che porta la firma del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Tentando di rispondere ai rilievi dell'Europa, il provvedimento punta ad aprire il mercato intervenendo sulla concentrazione delle risorse pubblicitarie (viene fissato il tetto del 45% per ciascun operatore) e delle frequenze (e' previsto il passaggio anticipato di una rete Rai e una Mediaset sulla nuova tecnologia). LUGLIO 2007 - L'Europa da' ancora due mesi di tempo all'Italia per modificare la Gasparri, chiedendo di fatto un'accelerazione della legge, che tuttavia non c'e' stata. L'ultimatum Ue scade il 20 settembre e a nulla vale la richiesta di Gentiloni di una proroga dei termini. In caso di deferimento alla Corte di giustizia europea, il nostro Paese - ricorda Gentiloni in piu' di un'occasione - rischia sanzioni pari a 300-400 mila euro al giorno finche' non si rimette in linea con la normativa europea. Approvato a dicembre dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il ddl Gentiloni sarebbe dovuto approdare in Aula agli inizi di quest'anno. GENNAIO 2008: Arriva la sentenza della Corte di Giustizia europea sul caso Europa 7 che, interpellata dallo stesso Consiglio di Stato, impegnato a decidere sul caso, afferma che il sistema televisivo in Italia non e' conforme alla normativa europea che impone criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell'assegnazione delle frequenze. (ANSA)

@fnsisocial

Articoli correlati