Il Cdr della Direzione approfondimento Rai si unisce alla mobilitazione di Fnsi, Stampa romana, Usigrai contro la 'Legge bavaglio'. «I giornalisti delle trasmissioni di approfondimento della Rai – si legge in una nota diffusa giovedì 21 dicembre 2023 – sono allarmati dalla censura imposta per legge con il divieto di pubblicazione "integrale o per estratto" del testo dell'ordinanza di custodia cautelare fino all'avvio del processo. L'atto con cui i giudici formalizzano la misura cautelare è principale strumento di pubblicità di arresti, interrogatori, intercettazioni, perquisizioni. Indispensabile all'informazione sia per l'immediata divulgazione di notizie di interesse pubblico che per le verifiche e le ricostruzioni di fatti non solo di pubblico interesse, ma nell'interesse del pubblico».
Per il Cdr della Direzione approfondimento Rai, «la pubblicità dei fatti, che è alla base stessa del dovere dell'informazione, è infatti garanzia per tutti contro ogni forma di abuso di potere. È garanzia per il pubblico, che deve poter conoscere per deliberare. È garanzia per chi è stato raggiunto da misure cautelari, perché consente un controllo condiviso dell'azione giudiziaria».
Incalzano giornaliste e giornalisti Rai: «Ignorare tali meccanismi, non vogliamo credere che tale determinazione sia stata presa per anteporre le garanzie di qualcuno all'interesse pubblico, mette seriamente a rischio i meccanismi di base di ogni sistema democratico, impedendo ai cittadini di prendere coscienza del mondo che li circonda».
Infine, «oltre che censurare i casi giudiziari, questa legge – proseguono – espone ancor più i cittadini alla mercè di truffe, e non solo di deformazioni delle realtà dei sistemi politico-ideologici. Giova ricordare che siamo il Paese delle mafie, degli scandali finanziari e delle malversazioni da parte di numerosi gruppi di potere. Indebolire il Paese negandogli, nel contesto in cui è immerso, di essere informato è di per sé criminogeno».
Il Cdr sollecita, infine, «una rapida e chiara presa di posizione da parte di tutte le forze che si dichiarano di rappresentanza dei giornalisti a prendere netta distanza da questo come da ogni altro provvedimento liberticida».