Il Consiglio di Amministrazione dell’Inpgi, con la sola contrarietà dei due esponenti designati dalla Fieg, ha deciso di elevare la possibilità di cumulare redditi da lavoro (autonomo e dipendente) e pensione di anzianità dagli attuali 8 mila 900 euro a 20 mila euro.
Si tratta di una decisione che tende ad armonizzare, così come previsto dalla legge di privatizzazione dell’Istituto, la normativa Inpgi alla legislazione generale che prevede la totale abolizione del cumulo dal primo gennaio 2009. A questa decisione si è arrivati attraverso un attento processo di analisi dei dati della platea dei giornalisti, dell’evoluzione del mercato giornalistico, delle proiezioni attuariali recentemente realizzate. Anche la Commissione Previdenza è stata chiamata ad esprimere un giudizio. “La stragrande maggioranza dei colleghi ha concordato sulla linea di un aumento sostanziale – afferma il Presidente dell’Istituto Andrea Camporese - che supera il raddoppio dell’attuale soglia, permettendo ai giornalisti in pensione con meno di 65 anni di cumulare fino a circa 900 euro netti al mese senza vedere decurtato l’assegno di pensione. Il cumulo era e resta totale per le donne che abbiano compiuto i 60 anni, per gli uomini che abbiano superato i 65 e per chi va in pensione di anzianità con almeno 40 anni di contributi. Nel corso del Cda è stata decisa una verifica a 12 mesi dell’impatto della nuova norma, che ora viene trasmessa ai Ministeri Vigilanti per l’approvazione, per capire se si possa proseguire nel percorso che porta alla totale liberalizzazione del cumulo.
L’Inpgi, in via assolutamente prioritaria, è chiamato a garantire la sostenibilità del suo sistema previdenziale per i prossimi decenni. D’altro canto le proiezioni attuariali, consegnate proprio in questi giorni dal professor Micocci, redatte secondo le regole stabilite dal Ministero del Lavoro, evidenziano, a partire dal 2021, uno squilibrio tra entrate per contributi e uscite per pensioni. Il mancato rinnovo del contratto di lavoro, la propensione al pensionamento non appena raggiunti i requisiti minimi, la diminuzione sostanziale delle medie retributive dei giovani giornalisti sono elementi che gravano sul quadro generale.
Il nuovo livello di cumulo adottato sostanzialmente cancella le decurtazioni di pensione in essere alla quasi totalità dei pensionati che oggi esercitano la libera professione. I dati estratti dalla Gestione previdenziale evidenziano 457 iscritti con età tra i 58 e i 65 anni con una media di collaborazioni di 18 mila euro annui. Il nuovo limite stabilito supera le retribuzioni percepite per lavoro autonomo e dipendente da parte di circa l’85 per cento dei colleghi pensionati .
Questo dato, a maggior ragione, evidenzia lo sforzo che l’Istituto ha voluto mettere in campo in presenza di una erosione inflativa di salari e pensioni che grava pesantemente sui bilanci delle famiglie.
Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana,
Franco Siddi, ha dichiarato:
Cumulo pensione lavoro giornalisti: nuove regole Inpgi eque e rispondenti a patto
solidarietà fra generazioni
“Le nuove regole per il cumulo della pensione di anzianità dei giornalisti varate ieri dal
Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Nazionale di Previdenza della categoria
(l’Inpgi) rispondono ad uno sforzo di gestione solidale, equa ed efficiente del
patrimonio previdenziale e delle pensioni di tutti.
La manovra, che sarà esecutiva dopo il decreto dei ministri vigilanti, dà valore
ulteriore anche all’autonomia dell’Istituto previdenziale di una categoria che - ieri
sotto la presidenza di Gabriele Cescutti e oggi di Andrea Camporese - continua ad
amministrare le proprie risorse con un’attenzione forte alla tenuta dei conti, alle
garanzie per le pensioni future, ai diritti di chi risulta più esposto sulla frontiera
dell’erosione del potere d’acquisto delle pensioni, senza dimenticare che occorre tener
conto delle aspirazioni e degli spazi di lavoro per i giovani.
La possibilità di sommare redditi da lavoro e pensioni di anzianità dagli attuali 8.900
euro a 20.000 euro non appena sarà esecutivo il provvedimento, è in linea con i
nuovi indirizzi della legislazione e con le possibilità di determinazione autonoma
dell’Inpgi in relazione alla condizione dei propri assicurati e dei propri bilanci.
Le restrizioni e i limiti di legge rispetto ai meccanismi di rivalutazione delle pensioni
rendono la decisione del Cda dell’Inpgi, inoltre, di significativo valore per i pensionati
precoci, la gran parte dei quali costretti - dalle dinamiche del mercato del lavoro o da
stati di crisi- ad uscire dall’attività prima del raggiungimento dei 40 anni di
contribuzione. Essi potranno operare un recupero di reddito familiare con attività
giornalistica complementare senza che si occupino posti stabili, che devono essere
assicurati alle nuove generazioni.
Una cumulabilità totale, immediata, avrebbe invece potuto determinare squilibri per i
conti dell’Istituto e per le esigenze del mercato del lavoro dei giornalisti.
La categoria tutta – e la Fnsi è in prima linea nelle attenzioni al problema anche
attraverso il confronto per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro e per
l’eliminazione dei costi assistenziali impropri oggi caricati sull’Inpgi – è chiamata a fare
i conti con un mutamento radicale della propria condizione economica: i dati
evidenziano infatti una sostanziale diminuzione delle media retributive dei giovani
giornalisti, che determinano contrazione delle entrate contributive unitarie di cui
occorre tenere debita considerazione nell’amministrare le risorse, affinché vengano
tenuti in sicurezza i capisaldi dei diritti di una giusta pensione futura per tutti e
dell’indispensabile solidarietà tra generazion