di Marina Castellaneta
Professore associato di diritto internazionale
«A oltre due anni dall’allarme lanciato dal Relatore speciale dell’Onu sulla promozione del diritto alla libertà di opinione e di espressione, Frank La Rue (oggi è David Kaye), sugli attacchi giudiziari ai giornalisti italiani, nulla è cambiato. Il Relatore speciale, nel rapporto adottato dal Consiglio per i diritti umani il 29 aprile 2014 (A/HRC/26/30/add.3), a seguito della visita effettuata in Italia per verificare il livello della libertà di stampa nel Paese, aveva denunciato l’assedio subito dai giornalisti, vittime di querele, di azioni temerarie e pretestuose, avviate senza alcun reale fondamento, con il solo scopo di intimidire i cronisti, in particolare quelli investigativi. Evidente che colpire i giornalisti con continue azioni giudiziarie pretestuose è una spada di Damocle per i cronisti che, assediati, potrebbero rinunciare a divulgare fatti scottanti di interesse generale. Con un effetto a catena sugli editori, non disponibili, non fosse altro che per ragioni economiche, a impegnarsi in lunghe diatribe giudiziarie e a sostenere spese, anche legali, molto elevate e questo anche quando un procedimento si chiude prima di arrivare a sentenza. Senza dimenticare l’impatto negativo per ogni sistema democratico perché un giornalista, continuamente intimidito da querele e azioni civili di risarcimento con richieste economiche esorbitanti, potrebbe rinunciare a far conoscere fatti, primi tra tutti quelli di corruzione, alla collettività. Chiare le parole del Relatore Onu secondo il quale: “Even if claims are dismissed at the preliminary hearing, the economic impact of the expenses generated by various lawsuits can intimidate the journalist or the media vehicle, with repercussions for the work of the entire press”».
Questo l'inizio dell’intervento di Marina Castellaneta, professore associato di diritto internazionale, al convegno "Una legge per fermare le querele temerarie" organizzato da Fnsi e Articolo21 il 14 dicembre 2016, a Roma.
Allegato qui di seguito riportiamo il testo completo della relazione della professoressa Castellaneta.