''Il testo delle intercettazioni rende di drammatica evidenza quanto per Tizian e tutti igiornalisti era, ahinoi, risaputo da tempo. Le minacce ricevute dalla ndrangheta che pensavano addirittura di ucciderlo, sono l'indice forse più alto della gravità del pericolo della mafia e della ndrangeta per la vita civile del nostro paese''. Lo pensa il segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi. ''Tizian è un esemplare protagonista di giornalismo, testimone di fatti - aggiunge Siddi - e capace di offrire ai cittadini la ricomposizione di elementi di verità fondamentali per vita pubblica e democratica. A lui la solidarietà e il sostegno morale e civile del sindacato di tutti i giornalisti italiani. A Tizian il riconoscimento del giornalismo libero e disinteressato che merita profondo rispetto culturale in termini di diritto da parte di tutti a cominciare dalle istituzioni.
Idealmente lo accompagnamo tutti convinti che le parole e le notizie di verita' non potranno essere spente da nessuno''.(ANSA) 23 gennaio 2013.
'NDRANGHETA: SIDDI, DA TIZIAN GIORNALISMO LIBERO TEMUTO DAL CRIMINE
Il deposito degli atti giudiziari rende ancor più evidenti "notizie terribili che a noi erano già note da tempo e per le quali Giovanni Tizian deve vivere e lavorare sotto scorta". Franco Siddi, segretario della Fnsi, commenta la vicenda che vede il giornalista della Gazzetta di Modena e collaboratore de La Repubblica e L'Espresso minacciato di morte dalla 'ndrangheta per le sue inchieste sul giro d'affari legato alle slot machine in Emilia Romagna, giro d'affari che avrebbe come regia la criminalità organizzata calabrese con i suoi terminali sul territorio. Quello di Tizian - dice Siddi - "è la dimostrazione che l'informazione pulita e completa è condizione di libertà e di legalità a tutela di tutti", e che la criminalità organizzata teme questo genere di informazione.
Siddi sottolinea che "fare giornalismo libero e puntuale, ispirato dalla ricerca meticolosa di verità e dalle capacità di mettere insieme i fili per comprendere vicende altrimenti inspiegabili, per le organizzazioni criminali è forse l'attività più temuta". Le "reali minacce" di morte nei confronti di Tizian, "con l'evidente volontà di tappargli la bocca e impedirgli di continuare a scrivere su gravi misfatti giornalisticamente evidenziati con correttezza e lealtà, devono essere respinte da tutte le coscienze libere e condannate con fermezza da tutti i livelli istituzionali". Il segretario della Fnsi ribadisce la solidarietà della categoria a Tizian, "oggi come ieri", e verso "tutti i giornalisti minacciati". La Fnsi è "pronta a ribadire alle organizzazioni criminali e a chiunque voglia un'informazione condizionata o accomodante che i loro disegni non potranno affermarsi. Certo è grave - aggiunge Siddi - che per fare questo mestiere Tizian e con altre decine di colleghi debbano vivere sotto scorta.
Serve uno scatto delle componenti sociali e istituzionali nella promozione di una cultura di rispetto per l'informazione e i suoi operatori". (ROMA 13 GENNAIO 2013 -AGI)
'NDRANGHETA: MINACCE A GIORNALISTA,O SMETTE O GLI SPARO IN BOCCA'
"O la smette o gli sparo in bocca e finita li'": questa la minaccia nei confronti del giornalista della Gazzetta di Modena, Giovanni Tizian, emersa in un'intercettazione telefonica nell'ambito dell'inchiesta della Guardia di Finanza e della Dda di Bologna su un'associazione a delinquere nel settore del gioco on line capeggiata da Nicola Femia (detto Rocco), ritenuto un importante esponente della 'ndrangheta, che ha portato a 29 arresti e al sequestro di 90milioni di euro. Da questa conversazione, risalente a dicembre 2011, tenuta tra lo stesso Femia ed un faccendiere piemontese, Guido Torello (tra gli arrestati dalle Fiamme Gialle) gli inquirenti hanno deciso di mettere sotto protezione il cronista autore di inchieste sulla criminalita' organizzata. Il Femia, si era preoccupato di alcuni articoli in cui Tizian ne denunciava i legami con la criminalita' organizzata calabrese. E nella telefonata si lamenta: "C'e' un articolo sulla Gazzetta di Modena, sempre per quanto riguarda giochi o non giochi, e in mezza pagina parla di me questo giornalista, e' gia' la seconda volta in due anni". Cosi' il Torello si informa: "Mi dici come si chiama il giornale e il nominativo e lo facciamo smettere immediatamente". Una volta ottenuta la risposta lo stesso faccendiere si mette a disposizione per contattare una terza persona a cui sottoporre la questione e a cui demandare il compito di far tacere il giornalista. "Diro' che c'e' un giornalista che rompe le palle ad una persona che mi sta aiutando e gli diro' chi e' questo giornalista. O la smette o gli sparo in bocca e finita li'". Allo stato dalle indagini dei finanzieri, comunque, non sono emersi riscontri su un suo concreto intervento. L'intercettazione si conclude con una considerazione del Torello: "Ti spiego. Sappi una cosa che ci sono due poteri in Italia. La magistratura ed i giornali". Poi la replica del Femia: "Lo so, i giornali sono peggio che la magistratura". (BOLOGNA 13 GENNAIO 2013 - AGI)