Giovanni Paolo II invita i mass media a rispettare la loro vocazione alla libertà e alla giustizia. Serventi Longhi: "Dal Papa arriva un autorevole messaggio". Siddi, dal Papa aiuto a recuperare il senso dell’autonomia e a non cadere sotto la pressione di interessi ristretti
Il Papa invita i mass media a rispettare la loro «vocazione» alla «libertà e alla giustizia» perchè in questo modo possono davvero «dare un valido contributo alla pace» e invita tutti a «riflettere sul ruolo dei media nella costruzione di un mondo pacifico». Il discorso del Papa, pronunciato durante l'appuntamento domenicale con i fedeli in piazza San Pietro, ha presente il problema dei mass media nel mondo, anche se alcuni osservatori vi hanno letto un riferimento alla situazione dell'informazione in Italia. Giovanni Paolo II collega il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa all'insegnamento di Giovanni XXIII e ai «quattro pilastri» della pace che questi delineò nell'enciclica Pacem in terris: libertà, giustizia, verità e amore. Nel quarantesimo dell'enciclica giovannea papa Wojtyla ha intitolato la giornata mondiale dei mezzi di comunicazione sociale, giunta oggi alla XXXVII edizione, proprio «I mezzi della comunicazione sociale a servizio della autentica pace, alla luce della 'Pacem in terris'». Ribaditi i principi giovannei e invitato a riflettere sul ruolo pacifico dei mezzi di informazione, Giovanni Paolo II ha osservato che «in effetti i mezzi di comunicazione sociale possono dare un contributo alla pace, abbattendo le barriere della diffidenza, incoraggiando la comprensione e il rispetto reciproco e, ben oltre, favorendo la riconciliazione e la misericordia». «E' dunque in virtù della loro vocazione e della loro professione - ha aggiunto - che gli operatori dei mass media sono chiamati ad essere operatori di pace». Quanti interpretano anche in chiave italiana la sottolineatura fatta oggi dal Papa sulla libertà dei media ricordano che per la XXXVII giornata mondiale dei mezzi comunicazione sociale Giovanni Paolo II ha scritto un messaggio centrato sull'indipendenza dei giornalisti e dei mezzi di informazione. Nel messaggio, diffuso il 24 gennaio scorso in occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il Papa sottolinea come il dovere di «cercare e riferire la verità», proprio dei media, presuppone, accanto all'onestà dei giornalisti, che essi e i mezzi nei quali operano siano «liberi» da pressioni e dal «controllo governativo». Il tema dell'indipendenza dell'informazione è sottolineato da papa Wojtyla sia per giornalisti, che hanno il «grave dovere» ossia la responsabilità morale di «resistere alle pressioni» ad adattare la verità «per soddisfare le pretese dei ricchi e del potere politico», sia per gli stessi mass-media che «hanno una responsabilità ineluttabile in questo senso». «Essi - scrive il Papa - spesso rendono un servizio coraggioso alla verità, ma talvolta funzionano come agenti di propaganda e di disinformazione, al servizio di interessi ristretti, di pregiudizi nazionali, etnici, razziali e religiosi, di avidità materiale e di false ideologie di vario tipo». Da tali «pressioni» per il Papa nascono errori che devono essere «contrastati» da «uomini e donne che operano nei media ma anche dalla Chiesa e da altri gruppi responsabili». Tale concezione dei mezzi di comunicazione è stata manifestata da papa Wojtyla fin dai primi anni del suo pontificato, e ripetuta in vari interventi. Se ne ha una sintesi in un discorso del febbraio 1989 nel quale, volendo tracciare l'identikit della autentica libertà di informazione, Giovanni Paolo II ha affermato che essa «consiste nella sintesi vitale tra autonomia, verità, senso del bene comune e senso della responsabilità».(ANSA). «Da molto tempo ormai le parole del Pontefice rappresentano un autorevole messaggio al mondo dei media ed ai giornalisti». Lo ha dichiarato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Paolo Serventi Longhi. «Il sindacato sostiene che il giornalismo è un mestiere difficile, importante che va esercitato con grande senso di responsabilità. Ma il Papa - sottolinea Serventi Longhi - ha ancora una volta ragione quando ribadisce l'esigenza che sia evitata ogni forma di condizionamento e di limitazione della libertà d'informazione. Proprio per difendere i cittadini e il loro diritto ad una informazione plurale i giornalisti italiani sono chiamati la prossima settimana allo sciopero generale contro ogni tentativo di attaccare l'indipendenza dell'informazione. Siamo convinti che occorra però che, accanto alla protesta dei giornalisti, accanto ad iniziative forti ma significative come lo sciopero dei colleghi del Corriere della Sera per l'autonomia del loro giornale, occorra che le istituzioni e il mondo politico sappiano dare una risposta positiva alle parole del Papa. Il sindacato dei giornalisti italiani, farà, come sempre, la sua parte».(ANSA). Intervenendo oggi a Cagliari a un incintro di giornalisti cattolici, il presidente della Fnsi, Franco Siddi, ha tra l’altro, affermato: Un messaggio che dà forza e coraggio a chiunque voglia vivere la professione giornalistica secondo i canoni di una missione fondamentale per la libertà, la giustizia sociale e la pace. Ancora una volta il Papa, domenica scorsa, giornata delle comunicazioni sociali, si è espresso in termini universali sulla funzione e sul ruolo dell’informazione e dei media. Giovanni Paolo II rinnova la chiamata alla responsabilità: ai giornalisti, perché sappiano resistere alle pressioni dei potenti che vogliono verità “adattate”; ai potenti e, soprattutto, ai governanti, perché abbiano chiaro che una certa regolamentazione dei media “appropriata nell’interesse comune” non è la stessa cosa di un controllo governativo, che appropriato non è. Il Papa individua una strada che è di libertà e di solidarietà. Autonomia, verità, senso del bene comune, responsabilità sono i capisaldi di un sistema d'informazione pulita. A partire da queste basi, i media possono garantire conoscenza e “incoraggiare la comprensione e il rispetto reciproco”. Le considerazioni e le esortazioni di Giovanni Paolo II non hanno confini, sono universali. La questione italiana va letta entro i problemi di uno stato di salute di salute dell’informazione intossicato da troppi interessi forti estranei alla sua naturale missione e da troppe invadenze di campo. Si leggono nelle preoccupazioni esplicite per come talvolta i media funzionano da agenti di propaganda e disinformazione al servizio di “interessi ristretti, pregiudizi nazionali, razziali, religiosi, avidità materiale…”. Difendersi da questi rischi gravi non solo è necessario, è indispensabile, Occorre una sensibilità e un impegno permanente di carattere professionale, non solo a livello individuale ma collettivo. I giornalisti devono riscoprire tutto il senso di una funzione volta a soddisfare il diritto dei cittadini ad un’informazione corretta e completa, pluralistica., a partire dalle proprie realtà di lavoro. Questa funzione è messa a dura prova. E’ ad altissimo rischio. Il Papa non è strumentalizzabile, neanche per uno sciopero giusto per l’autonomia professionale. Ma il buon alimento delle sue parole può concorrere a migliorare il senso di un impegno professionale e sindacale affidato nella loro autonomia ai soggetti protagonisti dei media, nelle redazioni come nel sindacato di categoria. Sicuramente è indispensabile che autonomia, verità, senso del bene comune, responsabilità siano sintesi efficace di un’azione civile permanente. “Solo quando le persone hanno libero accesso a un’informazione verace e sufficiente (Il,Papa per San Francesco di Sales 2003) Giovanni possono perseguire il bene comune e considerare le pubbliche autorità responsabili di esso”. Ecco le pubbliche autorità, anche in Italia, devono imparare a considerare questi scopi dell’informazione come un bene essenziale e non come un pericolo o un impaccio da rimuovere. La verità va riferita anche quando è “politicamente non corretta” Questa è la radice della militanza del buon giornalista, è anche la radice di una rigorosa militanza sindacale che qui, e non altrove, colloca la sua primaria appartenenza. CAGLIARI, lì 3 Giugno 2003