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Osservatorio sui media 15 Nov 2010

Giornalisti: una Carta per i diritti dei detenuti. Da lsdi.it

La propone la Federazione giornali dal carcere, che ha messo a punto la prima bozza di un documento (chiamato per ora ‘’Carta di Padova sui diritti dei detenuti’’) indirizzata per la discussione all’ Ordine dei giornalisti e alla Federazione nazionale della stampa

La propone la Federazione giornali dal carcere, che ha messo a punto la prima bozza di un documento (chiamato per ora ‘’Carta di Padova sui diritti dei detenuti’’) indirizzata per la discussione all’ Ordine dei giornalisti e alla Federazione nazionale della stampa

– Una tesi di laurea sul giornalismo carcerario – Settanta testate in Italia – L’ esperienza del Veneto, con un seminario nel carcere padovano dei Due Palazzi e la proposta della redazione di “Ristretti Orizzonti”, promotrice dell’incontro, che suggerisce di estendere questa iniziativa agli Ordini di altre regioni e ad altre redazioni di giornali dal carcere; ma, soprattutto, di rendere questa esperienza permanente: che il carcere, cioè, possa diventare una tappa importante della formazione dei giornalisti
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Cresce il non profit, il nuovo ecosistema del giornalismo Usa

Molti giornalisti e responsabili di redazione hanno scelto di migrare alla ricerca di un contesto lavorativo più ospitale, un ambiente non commerciale e senza fini di lucro, più incline ad un giornalismo di inchiesta votato al servizio pubblico. È così che nel corso del tempo è andato emergendo un nuovo ecosistema giornalistico, quello del giornalismo non profit – Una ricerca su questa nuova realtà ha analizzato 60 organizzazioni impegnate nell’informazione di pubblico servizio, che impiegano 443 giornalisti a tempo pieno e registrano un fatturato complessivo fra gli 80 e gli 85 milioni di dollari l’ anno – Questi nuovi siti, secondo Poynter.org, “offrono una solida base all’informazione dei cittadini, pur operando nell’atroce dubbio della sostenibilità. In quanto no-profit, sfidano in maniera più diretta il cittadino ponendogli la domanda: chi pagherà per le notizie? – L’ autore della ricerca, Charles Lewis, spiega come sia particolarmente importante questo nuovo ecosistema citando Barry Sussman, notissimo giornalista americano e docente ad Harvard: “Il Watergate ha consegnato alla gente un giornalismo onesto, un lavoro che valesse la pena svolgere. Oggi la percezione è mutata. Il modello no-profit, nel suo percorso di crescita, rafforzamento e mantenimento dell’indipendenza, potrebbe riconsegnare al pubblico quello stesso spirito, attirando nuovamente forze giovani e idealistiche verso la professione giornalistica”.
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Dieci lezioni chiave per il giornalismo iper-locale

Sul sito della OJR, l’ Online Journalism Review,  Pekka Pekkala, ricercatore di modelli di business sostenibili all’ USC Annenberg (importante scuola americana di comunicazione e giornalismo) ed esperto di tecnologia, individua 10 punti fondamentali a cui far riferimento nella gestione di un sito di giornalismo iper-locale. Le  10 lezioni raccolgono le problematiche emerse con maggior peso nel dibattito alla Online News Association Conference, che si è svolta a Washington dal 28 al 30 ottobre. Si tratta ovviamente di valutazioni tratte dalle esperienze editoriali americane, anche se alcune idee di fondo possono essere interessanti anche per la situazione europea.  Pekkala, d’ altra parte, è finlandese ed ha lavorato come responsabile del settore Sviluppo all’ Helsingin Sanomat, il più grande quotidiano di Helsinki.
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Produzione di contenuti a mezzo web editor (e il giornalista non c’ è più)

Fra i nuovi gruppi editoriali che si muovono nel campo dell’ informazione online una proposta particolare viene da GoAdv, recentemente evolutasi in Populis – Si tratta di una struttura editoriale che distribuisce contenuti (circa 10.000 fra scritti e video al mese, in 8 lingue), prodotti non da giornalisti ma da web editors che lavorano da casa – Un centinaio di persone con cui la società non ha contatti diretti, ma che vengono remunerati per i contenuti che creano
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Editoria

 

Copyright: una ricerca Usa individua 400.000 articoli ripubblicati illegalmente

 Lo studio (Graduated Response Trial for News)  ha monitorato 70.101 articoli nell’ arco di sei mesi scoprendo che in 400.000 casi essi erano stati copiati illegalmente almeno per l' 80%  e individuando 44.906 siti web che avevano adottato questa pratica.
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La Rete

 

Italia: innovazione cacio e pepe

Tra decreti, abrogazioni, investimenti e promesse, la banda larga in Italia rimane ancora un miraggio, il Wi-Fi una corsa a ostacoli, la digitalizzazione dei servizi un’ operazione di maquillage ed il digital divide il fossato che ci separa e allontana dal resto del mondo
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Due ore al giorno sull’ iPad per i francesi

Il primo studio realizzato oltralpe sull’ utilizzo della tavoletta di Apple mostra che gli utilizzatori francesi lo usano dieci volte al giorno in media – E spendono circa 27 euro al mese su AppStore e iTunes – La ricerca, raccontano gli autori, ‘’ha mostrato anche che grazie al suo design e la sua facilità nell’ utilizzo, l’iPad riesce a rendere il gratuito pagabile: gli utilizzatori pagano per dei contenuti che potrebbero trovare gratuitamente su internet’’
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Il 44% degli internauti francesi si rifiuta di pagare per i prodotti culturali su internet

 La cultura del gratuito sembra essere ben ancorata negli internauti francesi, se si crede a ciò che dice lo studio BVA-Orange presentato in occasione degli incontri internazionali della cultura, dell’economia e dei media a Avignone - Quasi la metà degli intervistati (44%) non vuole pagare per “nessun contenuto culturale su internet”, una percentuale che si alza quando si parla di stampa, video giochi e serie tv
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Media e potere

 

Relazioni pubbliche: in corso una ricerca in 76 paesi

Un sondaggio della Ferpi, l’ associazione dei comunicatori italiani che fa capo alla Global Alliance for Public Relations and Communication Management, per fare il punto sulla percezione del ruolo e del valore che le Pr ‘’possono portare’’ se interpretate alla luce delle recenti evoluzioni del settore – Ricerche analoghe in altri 75 paesi  sulla scia degli Stockholm Accords
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