Vendersi e travestirsi da imprenditori? Lo prospettano anche molte scuole di giornalismo che – spiega Antoine Fontana in un articolo su CQFD che qui traduciamo – si gettano sul concetto, finendo per confondere informazione e comunicazione, e facendo penetrare nei cervelli disponibili la panoplia del lecchino biodegradabile, che intreccia senza fiatare la sottomissione al mercato e la precarietà.
Ma attenzione: versione web 2.0 – La strada del personal branding, secondo Fontana, prospetta così un eden liberale per tutti gli editori che, in cerca dei sottoimprenditori con partita iva piuttosto che di impiegati da assumere come salariati (anche come collaboratori), sognano individui isolati, che si sentono dalla parte dell’ impresa, da arpionare colpo dopo colpo senza dover scucire un contratto, in un mercato libero, certo, deregolamentato, concorrenziale, privo dei freni sindacali e di altre tentazioni solidaristiche
http://www.lsdi.it/2010/05/22/giornalisti-in-vendita-con-il-personal-branding/
-----
Citizen journalism: un ossimoro o una definizione in codice di “contenuti gratis”?
L’ ascesa del citizen journalism nasconde in realtà la debolezza del nuovo quadro economico dell’ editoria online, che non regge più, e l’ assenza di un nuovo modello industriale – La replica di Tom Forensky, su ZDNet, a un articolo di Frédéric Filloux – E quindi “sarà pure un ossimoro, come dice Filloux, ma ‘citizen journalism’ è prima di tutto una definizione in codice di ‘contenuti gratis’ “ – I media tradizionali sono di fronte a una complessa transizione, verso un modello di business online che non può sostenere la loro vecchia struttura – Questo non vuol dire comunque che i media di qualità non includeranno i citizen journalist, visto che il futuro sembra risiedere in una sorta di santa trinità: giornalisti professionali, citizen journalist e media automatici intelligenti (algoritmi di ricerca) – Il nodo gordiano dei giorni nostri, secondo Forensky, è immaginare come si possa creare una economia dei media di qualità: chiunque riesca a tagliare il nodo otterrà la gloria, ma, più di questo, farà vincere tutti noi, che ne potremo finalmente seguire il modello
-----
Giornalismo partecipativo: Spot.Us sperimenta un nuovo tipo di pubblicità
Riempiendo un questionario preparato da uno sponsor i cittadini raccolti intorno a Spot.Us, il sito di informazione online basato sul sostegno collettivo di progetti giornalistici, possono ottenere dei crediti da utilizzare per scegliere quali inchieste affrontare.
http://www.lsdi.it/2010/05/19/giornalismo-partecipativo-spot-us/
-----
I 200 momenti che hanno trasformato il giornalismo
David Shedden, direttore della biblioteca di Poynter (una delle principali scuole di giornalismo degli Stati Uniti), ha realizzato un interessante grafico in cui presenta quelli che ritiene i 200 momenti cruciali della storia recente del giornalismo americano dal 2000 al 2009, dall’ acquisizione dell’ impero Time Warner media da parte di AOL, fino alla massiccia espansione dell’ uso dei social network
http://www.lsdi.it/2010/05/20/i-200-momenti-che-hanno-trasformato-il-giornalismo/
-----
La Rete
Reti sociali: le informazioni pericolose
Una ricerca Usa scopre che più della metà degli utenti di Facebook o Twitter pubblicano informazioni rischiose per la sicurezza della loro vita privata, ma ReadWriteWeb replica che questo tipi di Rapporti assegnano la responsabilità sulle sole spalle degli utenti, evitando di sottolineare come le regole sulla riservatezza e la protezione della privacy adottate da queste aziende sono generalmente oscure e poco comprensibili, e di solito restano sconosciute alla maggioranza degli utenti – Facebook, in particolare, ha operato dei cambiamente radicali negli standard minimi di riservatezza dei suoi utenti e quelli che si sono accontentati di accettare le nuove regole del gioco senza rimettere a punto le proprie regole di riservatezza si sono trovati dalla sera alla mattina a condividere i loro profili, le loro foto, i loro video e i loro link con tutti, e in gran parte senza rendersene conto
http://www.lsdi.it/2010/05/19/reti-sociali-le-informazioni-pericolose/
-----
Cresce il movimento di opinione contro Facebook, che promette “presto scelte per la privacy più semplici"
Secondo Giuseppe Granieri quello che sta succedendo a FB rappresenta un momento molto importante della vita del web perché, dice, dal risultato di queste dialettiche sapremo come immaginare la privacy nel prossimo futuro – Intanto, racconta Giovanni Boccia Artieri, la società di Zuckerbergreagisce alla tempesta di critiche di questi giorni promettendo di creare scelte per la privacy più semplici in un paio di settimane
http://www.lsdi.it/2010/05/20/cresce-il-movimento-di-opinione-contro-facebook/
-----
Oltre 33 milioni gli utenti di internet in Italia
Gli ultimi dati in alcune tavole realizzate da Audipress
http://www.lsdi.it/2010/05/20/oltre-33-milioni-gli-utenti-di-internet-in-italia/
-----
Editoria
Un magazine in 48 ore, dalla progettazione alle edicole
Si chiama 48HR, come il suo ciclo di produzione, la nuova rivista di giornalismo partecipativo che sta per essere lanciata nelle edicole di San Francisco – 24 ore per far arrivare in redazione, via online, articoli, commenti, illustrazioni, foto, e altre 24 ore per scegliere i materiali, confezionare il numero e mandarlo in stampa
-----
Time va su Facebook e cerca di monetizzarlo
Invece di cercare di portare verso il suo sito i lettori attraverso i link, come fanno finora tutti i giornali che sbarcano sui social network, Time ha deciso di portare i suoi contenuti direttamente su Facebook, consentendo agli utenti di leggerli o vederli senza muoversi dal network e facendolo diventare un vettore di abbonamenti e di ricavi pubblicitari
http://www.lsdi.it/2010/05/22/time-va-su-facebook-e-cerca-di-monetizzarlo/
-----
Yahoo! compra Associated Content per 90 mln di dollari
L' acquisizione di questa importante piattaforma editoriale per la pubblicazione e la distribuzione di contenuti originali sarebbe “un chiaro tentativo di Yahoo! di inserirsi nello spazio dei contenuti sociali per competere meglio con AOL e Demand Media” (un altro importante sito di social content).
http://www.lsdi.it/2010/05/20/yahoo-compra-associated-content-per-90-mln-di-dollari/