“Per un’etica della comunicazione. Ruoli e funzioni dei mestieri della comunicazione nella società contemporanea”: è stato questo il titolo di un convegno nazionale tenutosi a Reggio Calabria nel Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio.
L’incontro, promosso dall’Amministrazione comunale di concerto con l’Ucid e con il Sindacato dei Giornalisti della Calabria, ha visto la partecipazione di alcuni dei massimi esponenti del mondo giornalistico e pubblicitario italiano. Erano presenti, infatti, il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, il presidente dell’Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti, Enrico Finzi, il giornalista nonché docente della facoltà di Scienze Politiche per il Giornalismo dell’Università di Messina, Rino Labate, il docente di Psicologia della Pubblicità dell’Università di Cassino, Filippo Petruccelli, il direttore della rivista “Operare Sud” e partner promotore del progetto “La rivista in classe”, Antonella Freno, ed il coordinatore regionale dell’Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti, Marcello Spagnolo. La tavola rotonda, moderata da Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) e segretario regionale del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, ha inteso analizzare il complesso rapporto giornalismo-pubblicità, considerati entrambi potenti forme di comunicazione appartenenti al mondo contemporaneo. Dopo i saluti del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, e del presidente della Camera di Commercio, Lucio Dattola, ha preso la parola il dirigente dell’Ufficio Europa del Comune di Reggio Calabria, Serena Angioli, che, in qualità di responsabile del progetto pilota “La rivista in classe”, realizzato in numerose scuole della città, ha inteso sottolineare il successo riscosso da tale iniziativa tra tutti gli studenti che, dotati di una buona dose di entusiasmo e curiosità, si sono avvicinati, attraverso la stesura di vari elaborati, al mondo giornalistico. Oltre al raggiungimento di un così positivo risultato, il progetto ha rappresentato l’occasione per far conoscere ai più giovani l’importanza di fondamentali diritti di libertà, quali quelli di espressione e di stampa, sanciti dalla nostra Costituzione ed inoltre contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Il convegno ha poi lasciato spazio alle relazioni degli esperti che, con le loro acute riflessioni, hanno contribuito a dare un significato al concetto di “etica nella comunicazione”, dando vita ad un vivace dibattito che ha coinvolto anche il pubblico presente. Tra questi, sono intervenuti la prof. Ornella Milella (Università Mediterranea di Reggio Calabria) ed i giornalisti Eugenio Marino, Karen Sarlo, Giorgio Neri e Margherita Ambrogio. In particolare, ci si è soffermati sul ruolo oggi svolto dalla pubblicità e sul tipo di comunicazione che essa produce andandosi, a volte, a scontrare o, addirittura, a confondersi con la notizia. La sua ingerenza nell’informazione è divenuta, infatti, un nodo cruciale del giornalismo italiano, tanto che si vanno sempre più diffondendo forme più o meno palesi di commistione e contaminazione fra esercizio della professione giornalistica e diffusione di messaggi pubblicitari. Mentre lo scopo principale della notizia è semplicemente quello di informare, quello della pubblicità tende, proprio come l’“ars retorica”, esclusivamente a persuadere fino a divenire talmente intrusiva da imbrogliare e manipolare i meno accorti e spesso a distorcere i mezzi di comunicazione di massa. In tal senso, si è riflettuto sul fatto di come la televisione faccia passare un modello ideale di famiglia che nella realtà non esiste. Un modello che pericolosamente per i più piccoli tende a far aumentare le distanze con la famiglia reale. Ancora, se da un lato la pubblicità può risultare sicuramente utile per lo sviluppo economico, dall’altro ha lo svantaggio di essere completamente di parte, al contrario della notizia giornalistica che, per essere davvero etica, deve necessariamente essere imparziale. Inoltre, delimitare il campo degli interessi del pubblico e fissare una gerarchia delle funzioni del giornale sono operazioni indispensabili per il giornalismo. Come si fa altrimenti a distinguere la notizia dalla comunicazione pubblicitaria? In tal senso l’informazione deve essere dotata di una grande empatia che ogni testata dovrebbe tendere a stabilire con il proprio pubblico, con il suo linguaggio, le sue idee, le sue esigenze. Proprio su tali riflessioni ha inteso portare l’attenzione specialmente il presidente Del Boca che, nel suo incisivo intervento, si è soffermato, inoltre, ad indicare le qualità che ogni “vero” giornalista deve possedere, dal saper scrivere correttamente in italiano, senza errori di grammatica e di sintassi e magari con una certa eleganza ed uno stile personale, alla conoscenza delle materie e delle cose che si ritrova a trattare, fino al recupero di un aspetto importante: la “terzietà” rispetto alla notizia. Un buon giornalista, infatti, non dovrebbe essere né un educatore né un giudice che emette sentenze, ma una persona che ha il compito di rappresentare la realtà così come l’ha vista e conosciuta. È sicuramente questo il valore etico della comunicazione, la ricerca continua della verità ed uno spiccato senso di giustizia, onestà e trasparenza che tende a rimuovere atteggiamenti pregiudiziali o partigiani e che sollecita ad abbandonare privilegi per le élites al potere, a favore dell’eguaglianza di tutte le componenti della nostra società. (Margherita Ambrogio - L’avvenire di Calabria)