(Astro9colonne) - New York, 11 nov - La giornalista Judith Miller, protagonista del cosiddetto Ciagate, lascia il New York Times. Ufficialmente, la 57enne giornalista “ha scelto di prendere il suo meritato riposo dopo 28 anni di lavoro”.
La decisione arriva dopo molti giorni di negoziati sulla sua retribuzione e sul suo ruolo all’interno del giornale. Judith Miller ha pubblicato, nell’edizione di ieri, una lettera d’addio. “Me ne vado con sentimenti contrastanti, soprattutto perché in questi ultimi mesi sono divenuta un soggetto di attualità”, ha spiegato la giornalista riferendosi al suo arresto ma anche agli articoli errati sulle armi di distruzione di massa in Iraq. “Ero diventata il parafulmine della collera pubblica a proposito delle false informazioni che hanno contribuito a portare il nostro paese in guerra”, ha aggiunto la Miller, soprannominata dall’editorialista Maureen Dowd “donna di distruzione di massa”. Lo scorso luglio, la reporter appariva come una vittima, che difendeva la libertà di stampa, messa in carcere perché aveva celato le sue fonti. E’ uscita dal carcere il 26 settembre. Ha suscitato un enorme vespaio, all’esterno ma anche dentro la redazione del quotidiano, per i suoi rapporti con Lewis Libby, ex direttore di gabinetto di Dick Cheney, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla rivelazione che Valerie Plame, moglie dell’ambasciatore Joseph Wilson, forte oppositore della politica statunitense in Iraq, era una spia della Cia. Il direttore del New York Times, che l’ha difesa per mesi, ha voluto rendere onore alla giornalista affermando: “Siamo riconoscenti a Judy per il suo sacrificio personale, significativo per difendere il principio portante del giornalismo. Rispetto la sua decisione di andarsene dal giornale”. Al di là del caso personale, è l’insieme del NYT ad essere criticato per la gestione della crisi. Il quotidiano aveva pubblicato numerosi editoriali per fare della giornalista un simbolo della lotta per la difesa del primo emendamento, che garantisce la libertà di stampa. L’inchiesta del procuratore speciale Patrick Fitzgerald ha rivelato che la testimonianza della Miller è stata determinante per arrivare ad incolpare Lewis Libby di intralcio alla giustizia, spergiuro e falsa testimonianza. Questo ha provocato un crescente malessere in seno alla redazione, che ha condotto una contro-inchiesta nei confronti della collega. Premiata con un Pulitzer ma giudicata una “reporter incontrollabile”, Judith Miller è sempre stata considerata una figura controversa all’interno del giornale. Il caso Miller arriva proprio mentre il New York Times annuncia tagli ai posti di lavoro, decisi peraltro nonostante sia uno dei pochi giornali americani a poter vantare un aumento della tiratura, arrivata a 1.126.000 copie (+0,5%) nel corso degli ultimi sei mesi.