Pubblichiamo un' intervista alla presidente dell'Ordine di Milano, Letizia Gonzales, condotta dal collega Mario Consani che appare nell'edizione odierna del quotidiano Il Giorno.
di MARIO CONSANI* — MILANO — BUGIARDI, superficiali, anche un po’ corrotti. Niente di nuovo, in fondo, dal Bel-Ami di Guy de Maupassant in poi. Ma è non comunque bella l’immagine del giornalista che emerge da uno studio recente condotto da Enrico Finzi di Astra Ricerche con interviste telefoniche a 2 mila italiani e divulgato proprio dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Letizia Gonzales, presidente dell’Ordine sottolinea però un dato che può far sperare: il 73% degli intervistati ritiene comunque «utile» l’attività dei giornalisti. «C’è un’importante richiesta di "autorevolezza" per il nostro mestiere, che arriva non solo dall’opinione pubblica ma persino dagli inserzionisti di pubblicità, che forse si stanno rendendo conto di come sia controproducente per tutti avere dei giornali asserviti alle loro esigenze». Ma come può, un giornalista, acquisire autorevolezza? «Essendo sempre più libero, grazie alla sua preparazione e alla verifica puntuale delle fonti». Ma è possibile in un mondo sempre più dominato da Internet e dalla fretta dei tempi? «E’ un problema. Perché spesso, come mi confermava anche il direttore dell’Ansa, i colleghi più giovani si fidano troppo di Internet, che diffonde anche un sacco di balle. Anche per questo, come Ordine, ci prefiggiamo di incentivare corsi di formazione permanente per insegnare ai più giovani il modo antico e però corretto di fare informazione». Nel frattempo, però, l’Ordine rischia di sparire se passerà il referendum proposto da Beppe Grillo. Perché un cittadino-lettore dovrebbe augurarsi che rimanga? «Perché c’è un gran bisogno di regole, in questo settore, anche se certo l’Ordine è da riformare visto che la legge che lo prevede è del ’63». In Europa siamo però un’eccezione. «Come osserva il direttore del Sole24Ore Ferruccio De Bortoli, forse il nostro Paese è mediamente più succube a interessi e pressioni di tipo economico, politico e finanziario». E in Italia si continuano a vendere pochi giornali. «Il presidente degli editori Carlo Malinconico sostiene però, dati alla mano, che è aumentata la lettura: una sola copia passa di mano in tutta la famiglia. Per me c’è una fascia di pubblico giovane che non compra i giornali ma si informa su Internet. Il futuro è lì e non dobbiamo farci trovare impreparati, perché della "mediazione" del giornalista ci sarà sempre bisogno». *redattore del Giorno e consigliere delll’Ordine “Siamo pronti a una vertenza generale sulla libertà d’informazione che coinvolga, come protagonisti e soggetti del confronto, giornalisti, editori, centri media, agenzie di pubblicità e lettori- consumatori”: così Letizia Gonzales, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, a chiusura del convegno su “Il futuro del giornalismo. Le notizie, le idee, gli italiani, la pubblicità” che si è svolto ieri nell’aula magna dell’Università Statale di Milano. Il convegno è stata l’occasione per presentare i risultati di una ricerca scientifica che l’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha commissionato a Enrico Finzi di AstraRicerche. Lo studio demoscopico (il primo del genere in Italia) ha preso in esame tre filoni: l’immagine dei giornalisti tra i lettori, il ruolo di Internet e l’efficacia della pubblicità. I risultati della ricerca sono stati poi dibattuti in una tavola rotonda moderata da Enrico Regazzoni (Direttore dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Milano) con Lorenzo Del Boca, presidente Ordine nazionale giornalisti (“Oggi non è più il giornalista che cerca le notizia, ma sono le notizie che cercano il giornalista. Internet ha cambiato il “mestiere” e messo in difficoltà la nostra professione. Abbiamo di fronte una sfida che dobbiamo affrontare e vincere, ma la società civile dica se vuole un giornalismo omologato o se vuole ancora che il giornalismo sia cane da guardia del potere”), Maurizio Belpietro, direttore direttore di Panorama (“siamo troppo autoreferenziali. Rappresentiamo un sistema di potere che parla al potere. Oggi c’è un’overdose d’informazioni, il lettore chiede di capire e di essere orientato”), Emilio Carelli, direttore di Sky Tg 24 (“Nostro obietivo è fare Tg indipendenti e non schierati: è l’unico modo per differenziarci. Su Internet si leggono troppo spesso delle bufale: è necessario verificarle, sempre. In questo senso il ruolo del giornalista va difeso a oltranza”), Giampiero Gramaglia, direttore Ansa (“è nostro dovere selezionare, scegliere e certificare le notizie. Per noi, poi, è tempestivo non chi dà per primo la notizia, ma chi sa mettere in evidenza gli elementi essenziali e certi”), Carlo Malinconico, presidente Fieg (“il numero delle copie vendute dai giornali è in continuo calo, ma la domanda e il ruolo del giornalista rimane fondamentale. La presenza di nuovi soggetti sul mercato deve essere interpretata come risorsa. Ma chi lavora in questo mondo ha ancora troppe barriere che coinvolgono il sistema, dalla produzione alla distribuzione”), Rosanna Massarenti, direttore di Altroconsumo (“abbiamo 300mila abbonati e niente pubblicità. Siamo quindi, per nostra natura, indipendenti e vogliamo fare servizi e inchieste con un tipo di informazione che risponde solo ai lettori e su prodotti anche usando il metodo comparativo. E’ un tipo di giornalismo che altri media preferiscono non fare”), Roberto Natale, presidente Fnsi (“il contratto può servire per diminuire quella forbice tra i giudizi negativi e le aspettative positive dei lettori. Il precariato abbassa la qualità. Puntiamo su un accesso qualificato e sulla deontologia come punti cardine per una riforma radicale dell’Ordine. Se i giudizi dei lettori s’incontrano col ‘grillismo’ che chiede l’abolizione, le conseguenze saranno pesantissime”), Giancarlo Santalmassi, direttore di Radio 24 Il Sole 24 Ore (“i giornalisti devono essere chiari e farsi capire. Oggi la distinzione fra buon giornalismo e cattivo giornalismo è diventata oscura. In Italia la politica ha mangiato tutto e svuotato, è necessario che il giornalismo faccia ancora il cane da guardia al potere, non del potere”), Carlo Verdelli, direttore de La Gazzetta dello Sport (“bisogna rimettere il lettore al centro di tutto. Sia in Vanity Fair sia nella Gazzetta dello Sport non ho fatto altro che inserire argomenti che prima non avevano spazio, ma va combattuta l’overdose d’informazioni”), Emanuele Pirella, presidente Lowe Pirella Fronzoni (La pubblicità non è necessariamente un elemento di disturbo, può invece essere un mezzo per dare vitalità e nuove idee. Con la sua creatività e imprevedibilità può dare una mano, l’importante è che venga mantenuta la separazione tra contenitore e contenuto”). Sono state, inoltre, proiettate alcune videointerviste registrate a Ferruccio De Bortoli, direttore de Il Sole 24Ore, don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, Ezio Mauro, direttore de La Repubblica, Concita De Gregorio, direttore de L’Unità, Valentino Parlato, presidente de Il Manifesto e Vincenzo Vitelli, vice Presidente Upa. "Non vogliamo arrivare impreparati all’appuntamento con la storia. C’è chi profetizza che, fra cinque o sei anni, in America i quotidiani cartacei lasceranno il posto al web. Sul mercato italiano e occidentale le previsioni sono diverse. Per questo stiamo creando un Osservatorio su come sta cambiando il lavoro del giornalista in Italia. La ricerca di Finzi mette in evidenza non solo la cattiva reputazione dei giornalisti, ma anche il grande bisogno d’informazione di qualità e la richiesta dei lettori di essere orientati a capire. La qualità globale dei giornali serve ai giornalisti, agli editori, ai pubblicitari e ai lettori. Il sapere e il conoscere è democrazia", spiega Letizia Gonzales. Al convegno ha portato i suoi saluti il rettore dell’Università Statale di Milano Enrico Decleva. Tra gli ospiti: Piergaetano Marchetti, presidente di Rcs, Giampaolo Roidi, direttore di Metro, Franco Siddi, segretario della Fnsi, Giovanni Negri, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti e Roberto Antoniotti, esperto internazionale di tecnologie applicate al giornalismo e collaboratore dell’Associazione internazionale dei quotidiani.. La ricerca completa di Enrico Finzi, le videointerviste e materiale fotografico sono disponibili sul portale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia www.odg.mi.it