Mentre è in corso sulla Rete un dibattito, anche aspro, sul ruolo che i social media avrebbero avuto nelle vicende tunisine di questi giorni (‘’Per favore, per la Tunisia non mi venite a parlare di ‘Twitter revolution’ o di ‘WikiLeaks revolution’, sollecita Luke Allnutt su Tangled Web, mentre un tweet del 15 gennaio affermava categoricamente ‘’nessuno con cui ho parlato oggi a Tunisi mi ha citato Twitter, Facebook o WikiLeaks; si parla solo di disoccupazione, corruzione, oppressione’’), è comunque chiaro che le nuove tecnologie hanno attivato giornalisti e comuni cittadini a diventare produttori di notizie e ad agire
In un ampio articolo sull’ European Journalism Center, scritto comunque prima degli ultimi avvenimenti tunisini -, attraverso l’analisi degli attuali media nella regione, Laid Zaghlami racconta anche quali movimenti di libertà di espressione si stiano muovendo e emergendo grazie alla rete in tutta la regione del Maghreb – Mettendo in rilievo come esistano dei gap fondamentali nella comunicazione all’interno della società del Maghreb, dovuti alla varietà delle barriere economiche, sociali e culturali: generazionali, educative, finanziarie e sessuali.
(su Lsdi)