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Osservatorio sui media 18 Gen 2011

Giornalismo partecipativo, grande fermento nel Maghreb

Mentre è in corso sulla Rete un dibattito, anche aspro, sul ruolo che i social media avrebbero avuto nelle vicende tunisine di questi giorni (‘’Per favore, per la Tunisia non mi venite a parlare di ‘Twitter revolution’ o di ‘WikiLeaks revolution’, sollecita  Luke Allnutt su Tangled Web,   mentre  un tweet del 15 gennaio affermava categoricamente  ‘’nessuno con cui ho parlato oggi a Tunisi mi ha citato Twitter, Facebook o WikiLeaks; si parla solo di disoccupazione, corruzione, oppressione’’),  è comunque chiaro che le nuove tecnologie hanno attivato giornalisti e comuni cittadini a diventare produttori di notizie e ad agire

Mentre è in corso sulla Rete un dibattito, anche aspro, sul ruolo che i social media avrebbero avuto nelle vicende tunisine di questi giorni (‘’Per favore, per la Tunisia non mi venite a parlare di ‘Twitter revolution’ o di ‘WikiLeaks revolution’, sollecita  Luke Allnutt su Tangled Web,   mentre  un tweet del 15 gennaio affermava categoricamente  ‘’nessuno con cui ho parlato oggi a Tunisi mi ha citato Twitter, Facebook o WikiLeaks; si parla solo di disoccupazione, corruzione, oppressione’’),  è comunque chiaro che le nuove tecnologie hanno attivato giornalisti e comuni cittadini a diventare produttori di notizie e ad agire

In un ampio articolo sull’ European Journalism Center, scritto comunque  prima degli ultimi avvenimenti tunisini -, attraverso l’analisi degli attuali media nella regione, Laid Zaghlami racconta anche quali movimenti di libertà di espressione si stiano muovendo e emergendo grazie alla rete in tutta la regione del Maghreb – Mettendo in rilievo come esistano dei gap fondamentali nella comunicazione all’interno della società del Maghreb, dovuti alla varietà delle barriere economiche, sociali e culturali: generazionali, educative, finanziarie e sessuali.

(su Lsdi)

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