Come i dispositivi mobili salveranno il giornalismo dal suo peccato originale: aver regalato i propri contenuti on-line – Sulla Columbia Journalism Revue Curtis Brainard fa il punto sull’evoluzione dei mobile devices
– Non si tratta ancora di una vera e propria rivoluzione, sottolinea, ma è sempre più evidente che i dispositivi mobili hanno il potenziale di offrire al business del giornalismo una cosa tanto meravigliosa quanto rara: una seconda opportunità – un’ altra chance per monetizzare i contenuti digitali e assicurarsi una futura profittabilità che non è stata colta con l’avvento del Web 1.0 – Le cifre: nel 2008 sono stati venduti 1 milione di lettori con display in carta digitale, cifra che è salita a 5 milioni nel 2009. ed entro il 2018 i dispositivi venduti nel mondo dovrebbero essere 90 milioni – Perché gli utenti sembrano più propensi a pagare per il ‘mobile’? – Si può pensare al Web come al magazzino di un museo, colmo di ogni sorta di cianfrusaglia polversosa, mentre il ‘mobile’ è identificabile con le gallerie del museo stesso, i cui pezzi sono stati amorevolmente selezionati da esperti in materia. Secondo la qeusta teoria, quindi, una simile esperienza ristretta aggiunge valore ad un prodotto di informazione e fa sì che gli utenti siano disposti a pagare per usufruirne – Ma gli editori devono fare chiarezza su ciò che intendono fare, poiché “non si possono regalare i contenuti su di una piattaforma e farli pagare su un’altra” – Il progetto Next Issue Web, che punta a creare un unico spazio per contenuti digitali di quotidiani e riviste, una sorta di iTunes per le notizie, in cui gli utenti possono abbonarsi a diverse pubblicazioni per destinarle a qualsiasi tipo di dispositivo – L’ obbiettivo di uno sviluppo di nuovi strumenti metrico-analitici differenti da quelli utilizzati per la pubblicità su carta e su Web
http://www.lsdi.it/2010/09/25/dal-mobile-una-seconda-grande-occasione/
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Google: algoritmi segreti, neutralità in dubbio
Impossibile sapere se una posizione in classifica sul motore di ricerca possa essere determinata sulla base di criteri che tengono conto degli interessi commerciali di Google poiché l’ algoritmo di classificazione è segreto almeno quanto la formula della Coca-Cola – Come la neutralità della Rete condiziona il dispiegamento concreto della libertà di espressione, così la neutralità del motore di ricerca diventa una grossa questione di ordine politico, osserva Numerama.com – In Cina ad esempio, se Google favorisse i siti governativi, ritenendoli più credibili (o per altri motivi di ‘diplomazia’ internazionale e commerciale, aggiungiamo noi) e li piazzasse ai primi posti nelle classifiche, giocherebbe un ruolo politico essenziale, appoggiando di fatto la comunicazione ufficiale rispetto alle opinioni divergenti – Nuove inchieste su Mountain View
http://www.lsdi.it/2010/09/24/google-algoritmi-segreti-neutralita-in-dubbio/
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Aggregatori: i buoni e i predatori
In una delle sue MondayNote Frédéric Filloux analizza gli aggregatori giornalistici, distinguendo fra quelli ‘corretti’, come Techmeme, e quelli furbi e con pochi scrupoli, come Huffington Post, giudicata “una delle più intelligenti macchine informative mai realizzate”, ma accusata anche di essere “la madre di tutte le frodi giornalistiche su internet” – Per colpa, soprattutto, degli editori tradizionali a causa soprattutto della scarsità di investimenti in tecnologie e di una ingenuità mista a una eccessiva fiducia nel talento dei loro uomini
http://www.lsdi.it/2010/09/21/aggregatori-i-buoni-e-i-predatori/
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Giornalismo e giornalismi
‘War is boring’, la vita di un inviato di guerra in un libro a fumetti
Nelle tavole di Matt Bors l’ esperienza di un reporter che negli ultimi cinque anni ha coperto i principali conflitti nel mondo collaborando con radio e tv, siti internet e giornali, fra cui anche una rivista che fa capo all’ industria degli armamenti – E che ha elaborato una amara convinzione: “siamo i più abili fra i mostri e ci meriteremo tutto quello che ci capiterà”
http://www.lsdi.it/2010/09/24/war-is-boring-la-vita-di-un-inviato-di-guerra-in-un-libro-a-fumetti/
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A New York il primo Centro di giornalismo imprenditoriale
E' stato costituito in questi giorni alla Graduate School of Journalism della City University di New York. Il centro si chiama Tow-Knight Center for Entrepreneurial Journalism e sarà diretto da Jeff Jarvis - Il Centro proseguirà le ricerche nel campo di nuovi modelli economici per il giornalismo e cercherà di contribuire a creare delle nuove imprese nel campo dell’ informazione
http://www.lsdi.it/2010/09/21/a-new-york-il-primo-centro-di-giornalismo-imprenditoriale/
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Un ufficio stampa low cost per la diffusione di comunicati
Per una tariffa minima di 199 euro Clicpresse, un sito francese lanciato qualche giorno fa, diffonde un comunicato stampa a 2.000 giornalisti selezionati da una banca dati di 700.000 nominativi di professionisti in 170 paesi di tutto il mondo – Assicurando il criterio del ‘soddisfatti o rimborsati’
http://www.lsdi.it/2010/09/25/un-ufficio-stampa-low-cost-per-la-diffusione-di-comunicati/
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Il giornalismo in declino? Ma se ora c’ è anche la Barbie reporter…
Si tratta della prima bambola scelta direttamente dalle bambine, ma la Mattel ha messo al mondo la sua 125^ Barbie proprio nel momento in cui il giornalismo rispettabile si sta stemperando nella sfera della non esistenza
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Giornalisti digitali
Nella giungla delle offerte di lavoro spunta anche il ‘blogger professionista
Per la serie manodopera “giornalistica” on line allo sbando, offerte di lavoro sempre più fantasiose - “Vuoi raccontare una notizia, non perdere l’occasione di far sentire la tua voce e dare la tua notizia. Fare il reporter/web reporter/speaker, è un lavoro in crescita”.
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La Rete
Facebook e Twitter non fermano la crescita dei blog
Nel 2014 saranno almeno il 60% (contro il 50% di oggi) gli internauti americani che leggeranno un blog almeno una volta al mese – Una ricerca di eMarketer – La crescita continuerà fino a quando i blog aumenteranno la loro influenza sui media mainstream
http://www.lsdi.it/2010/09/25/facebook-e-twitter-non-fermano-la-crescita-dei-blog/
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Un blog iperlocale diventa un settimanale di carta
Un nuovo caso di migrazione dal web alla carta. Questa volta in UK, dove un blogger, Paul Smith, ha trasformato il suo blog in un settimanale su carta a pagamento. Si tratta di HU17.net, una testata che copre la zona di Hull, nella contea di Beverly, nell’ est Yorkshire
http://www.lsdi.it/2010/09/24/un-blog-iperlocale-diventa-un-settimanale-di-carta/