«Cari Lettori, non c'è più tempo. La vostra e nostra "Gazzetta" è ogni giorno più debole e invece di ricevere sostegni e potenziamenti, subisce tagli ai rami produttivi e nevralgici. Ma noi non ci arrendiamo a una logica perversa che implica i risparmi sul prodotto giornalistico, ovvero il cuore di un giornale. Che pensereste di un ristorante stellato che decide di rinunciare allo chef, dimezzare la cucina e aumentare lo stipendio alla cassiera? Bene, è esattamente quello che succede nel giornale del quale adesso si denunciano conti in rosso, come se il deficit fosse frutto di un destino avverso». Così i giornalisti del quotidiano di Puglia e Basilicata nella seconda lettera ai lettori in due giorni, dopo la denuncia di giovedì 27 febbraio in cui denunciavano le cause di difficoltà del giornale.
«L'ultimo taglio annunciato – spiegano – è quello dell'abbonamento all'agenzia di stampa Ansa, considerato ormai un lusso: solo dopo una giornata di trattative la disdetta è stata allontanata di un mese. Ma l'Ansa, per una redazione, è una fonte di informazioni verificate, non un capriccio. E siamo certi che tale valutazione è condivisa anche da Claudio Sonzogno, consigliere di amministrazione (in rappresentanza del socio di minoranza Valter Mainetti), con un prestigioso passato alla direzione di importanti agenzie di stampa economiche, sia pure concorrenti della stessa Ansa. La notizia ci è stata comunicata dal direttore Giuseppe De Tomaso e ieri, sempre tramite il direttore, ci è stata notificata la proroga. Ma non siamo riusciti a risalire alle responsabilità di questa decisione. Nel momento in cui scriviamo, non sappiamo di chi è la paternità di una scelta a dir poco avventata e di cui necessariamente bisognerà chiedere conto».
Dunque a pagare è ancora la parte produttiva della "Gazzetta". «Nel segno di una sorprendente continuità con un passato che non passa – incalzano i giornalisti – in una situazione in cui tutto cambia per non cambiare niente. Colpire la redazione (ma anche i poligrafici) è stata l'attività sistematica di Franco Capparelli, dal 2014 direttore generale della Edisud nominato dall'editore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo, azionista di maggioranza della società editrice sottoposto a provvedimento di sequestro-confisca delle azioni nell'ambito di una inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. I contenuti dell'inchiesta condotta dalla Procura di Catania, non hanno niente a che fare con l'attività della Gazzetta del Mezzogiorno. Il provvedimento di sequestro del Tribunale di Catania è datato 24 settembre 2018. A cavallo di questa data, l'azienda condotta da Capparelli disponeva di costosi consulenti di sua fiducia, che si muovevano su auto di lusso, godendo di rimborsi spese per soggiorni in prestigiose residenze alberghiere a Bari. Contemporaneamente, tuttavia, la società non ottemperava a importanti versamenti dovuti per legge. Fin dal 2017, ben prima del sequestro, non sono state versate le quote del trattamento di fine rapporto dei dipendenti. E nemmeno i contributi previdenziali, le imposte e i crediti verso fornitori e banche».
Dall'ottobre del 2018, prosegue il Cdr, «la responsabilità legale della Edisud è passata nelle mani di Angelo Bonomo e Luciano Modica, nominati dal Tribunale di Catania. Di fronte a una gestione come sopra descritta, i due commissari hanno deciso di farsi affiancare proprio da Franco Capparelli. Senza che la lettura dei libri contabili turbasse questa scelta. E che cosa raccontano le carte a disposizione dei commissari fin dai primi giorni? Dal 2017 al 2018 il patrimonio netto è calato di ben 13 milioni di euro, con perdite nell’utile di esercizio passate da -3,9 milioni del 2017 a -16,8 milioni del 2018. Come evidenzia la relazione del Collegio sindacale, verbalizzata a Catania il 9 luglio 2019, si tratta di una perdita "fortemente influenzata dalla svalutazione di partecipazioni" per circa la metà (8,1 milioni)».
Dunque non perdite dovute alla crisi dell'editoria, al calo delle copie vendute o del fatturato pubblicitario. «Da un anno all'altro – si legge ancora nella lettera ai lettori – sono stati lasciati pressoché invariati gli altri debiti (con i fornitori e con le banche) ma tra il 2017 e il 2018 sono aumentati quelli nei confronti dello Stato (debiti tributari, passati da 3,4 a 5,5 milioni) e degli Enti previdenziali (da 4,8 a 6,4 milioni). Le partecipazioni in imprese controllate si sono svalutate, in un solo anno, da 27,4 milioni a 19,7 milioni (a conferma di quanto evidenziato dal Collegio sindacale), con il valore delle immobilizzazioni finanziarie sceso complessivamente da 28,3 a 20,2 milioni di euro. Insomma, i tecnicismi contabili raccontano una verità: la società guidata da Capparelli, nell'anno e mezzo precedente al sequestro, ha appesantito i bilanci in maniera esponenziale e non certo per una crisi di vendite delle copie o dei ricavi pubblicitari. Capparelli resta in sella fino all'estate del 2019, a quasi un anno dal sequestro, quando solo dopo una pressante insistenza dei giornalisti della "Gazzetta" esce di scena dalla Edisud per volontà del Tribunale di Catania. Ma uscito dalla porta è rientrato dalla finestra, posto alla presidenza della società Mediterranea, controllata dalla Edisud e incaricata di una raccolta pubblicitaria che registra negli ultimi mesi un calo vertiginoso ben superiore alle medie del settore. E, come se non bastasse, la Mediterranea è anche la "cassaforte" del giornale detenendo la proprietà del bene più prezioso: la testata "La Gazzetta Del Mezzogiorno", il marchio storico di un giornale che dopo 133 anni non merita di essere smembrato come sta accadendo dal 2012, favorendo di fatto la concorrenza».
La Mediterranea, concludono i giornalisti, «fino a questi giorni si è occupata della raccolta pubblicitaria anche per il Corriere del Mezzogiorno, dorso locale del Corriere della Sera. E proprio il Corriere del Mezzogiorno dedica nuove pagine al territorio di Matera subito dopo la chiusura della redazione materana della "Gazzetta". Stesso schema per Barletta: il nostro giornale chiude il presidio redazionale sul territorio del Nord Barese e il quotidiano la Repubblica inaugura pagine di cronaca specifiche per quell'area. I giornalisti della "Gazzetta" hanno l'orgoglio di aver raccontato per decenni le vicende di quei territori. Evidentemente è un sentimento che non appartiene a Franco Capparelli, Angelo Bonomo e Luciano Modica».