Giovedì 28 maggio, il Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria della presidenza del Consiglio dei ministri ha organizzato un tavolo nazionale di confronto sulla vertenza della Gazzetta del Mezzogiorno. All'iniziativa, nata su sollecitazione della Federazione nazionale della Stampa italiana, parteciperanno, oltre alle parti sociali Fnsi e Fieg, i rappresentanti dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, i ministri pugliesi Teresa Bellanova e Francesco Boccia, le Associazioni della stampa di Puglia e Basilicata, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, i presidenti delle Regioni e Unioncamere. Al tavolo ministeriale è stato invitato anche l'editore Mario Ciancio Sanfilippo, con il quale nei giorni scorsi si è già svolto un incontro che però non ha sortito effetti concreti.
«Da ieri – commentano i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno in un articolo pubblicato martedì 26 maggio 2020 anche sul sito web del quotidiano – la Edisud, società editrice della Gazzetta, ha perso anche l'ombrello del concordato fallimentare. La quarta sezione civile del Tribunale di Bari, presidente Simone, ha infatti preso atto della rinuncia all'istanza di ammissione a concordato preventivo depositata a dicembre a seguito del disimpegno del socio di minoranza Denver srl. Quello di ieri, per quanto un atto dovuto previsto dalla legge, potrebbe essere un ulteriore passo verso l'epilogo ormai annunciato».
Dieci giorni fa, la Procura di Bari ha chiesto il fallimento di Edisud spa e della controllata Mediterranea spa (che possiede la testata "La Gazzetta del Mezzogiorno" e si occupa della raccolta pubblicitaria) a fronte della grave situazione economica e, soprattutto, dello stallo che si è creato dopo il disimpegno del socio di maggioranza, Mario Ciancio Sanfilippo. Il Tribunale di Bari si pronuncerà l'8 giugno sull'istanza di fallimento della Procura che ha chiesto di autorizzare l'esercizio provvisorio, in maniera tale da non cessare le pubblicazioni e non disperdere il valore dell'avviamento che i consulenti hanno valutato in 25 milioni di euro. «Un tentativo di salvataggio che dovrebbe auspicabilmente portare alla vendita degli asset attraverso la procedura fallimentare, dopo la nomina di uno o più curatori», concludono i giornalisti della Gazzetta.