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Fnsi 07 Mag 2010

Franco Siddi: “D'Alema ha sbagliato ma Sallusti lasci la politica”

Pubblichiamo un'intervista al Segretario generale della Fnsi di Francesca Fradelloni su Il Sardegna - E Polis:D'Alema, Minzolini, Sallusti: cattivi. I buoni? Tutti quelli che invitano i cittadini a formarsi un'opinione, senza condizionamenti. Sulla lavagna di Franco Siddi, segretario generale del sindacato dei giornalisti italiani (Fnsi), i nomi e i cognomi dell'informazione e della politica. Da oggi in cattedra al decimo Meeting dei giornalisti del Mediterraneo a Cagliari, in difesa della libertà di stampa.

Pubblichiamo un'intervista al Segretario generale della Fnsi di Francesca Fradelloni su Il Sardegna - E Polis:
D'Alema, Minzolini, Sallusti: cattivi. I buoni? Tutti quelli che invitano i cittadini a formarsi un'opinione, senza condizionamenti. Sulla lavagna di Franco Siddi, segretario generale del sindacato dei giornalisti italiani (Fnsi), i nomi e i cognomi dell'informazione e della politica. Da oggi in cattedra al decimo Meeting dei giornalisti del Mediterraneo a Cagliari, in difesa della libertà di stampa.

Oratore vivace, oltre i dati del rapporto di Freedom House ("Non amo le classifiche da campionato di calcio") e le boutade dell'ultim'ora ("Non c'è più da scherzare').

Troppa libertà di stampa?
Torniamo alla realtà dei fatti. La realtà è che la libertà di stampa non è mai troppa. Anzi, più ce n'è, più un Paese può stare in cima alla lista della civiltà. Ovvio, non si può dire che in Italia non c'è in assoluto la libertà di stampa. Dico però che una serie di pressioni, condizionamenti che si abbattono sull'informazione, sulla sua organizzazione, sui giornalisti e sui giornali, ci mettono sotto minaccia. È così, sia perché ci sono leggi in discussione che individuano l'informazione come "il nemico", sia perché in questo momento dare le notizie sta diventando sempre di più un rischio.
C'è anche il rischio di essere insultati, come è capitato a Sallusti, vicedirettore de "Il Giornale", a Ballarò?

Non si risponde così a un giornalista neanche a quello più impertinente. E D'Alema, che è anche giornalista, dovrebbe saperlo bene. Più rispetto per chi svolge il proprio lavoro. Ma c'è un altro problema.

Quale?

Troppi giornalisti sono attori della sfida politica e quindi sono faziosamente impegnati a svolgere la professione secondo la propria collocazione, appunto, politica. Paradossalmente direi che Sallusti si comporta da tempo come se fosse il Pajetta direttore dell'Unità che in maniera sistematica conduceva il suo giornale contro gli avversari del suo partito. La differenza è che Sallusti formalmente sta in un giornale indipendente, di fatto si comporta come il competitore politico che fa il giornalista e non viceversa.

E sulle intercettazioni?

La legge in discussione è disgustosa, è contro i cittadini e aiutala casta. Ma ciò che è inaccettabile è che questa norma impedisca di fornire agli italiani qualsiasi notizia sulle inchieste giudiziarie, qualsiasi inchiesta. È previsto che non si possano fare neanche delle registrazioni di un evento pubblico, immagino neanche di un convegno, se prima non si ottiene l'autorizzazione dell'interessato. È o non è un problema di riduzione della libertà di stampa?

A volte però si privilegiano i dettagli privati della vita dei potenti.
In questo caso c'è un problema di responsabilità, di qualità dell'informazione, di rispetto per le persone. Ogni persona è titolare di una propria dignità. Bisogna tutelare questi aspetti. E la riservatezza è comunque protetta da una legge. Basta rispettare la legge.
Come spiegherebbe il diritto di cronaca a un bambino?

Il diritto di cronaca è ricevere le informazioni che contano per la propria esistenza. Notizie sulla propria città, il proprio quartiere, ma anche venire a conoscenza di come si affrontano i problemi del Paese in cui si vive. Sapere come funziona la giustizia, gli ospedali, le scuole, insomma raccontare la vita reale.

Caos Tg1, giornalisti epurati?

Sì. E Minzolini dice bugie quando afferma che il sindacato difende solo i volti noti. Il sindacato non ha mai detto che non si possano fare trasferimenti nei ruoli funzionali di un giornale, di una televisione. Ha solo detto che questi vanno fatti nel rispetto delle regole. Regole contrattuali. Perciò non ci possono essere demansionamenti, non ci possono essere soprattutto spostamenti dettati, come appare in questo caso, da scelte che avvengono per scopo politico. Le regole non sono un incidente, le regole sono il privilegio che abbiamo per fare le cose in maniera corretta a prescindere dalla collocazione politica che ciascuno di noi ha. Quando invece la collocazione politica diventa il tema centrale del nostro agire, siamo meno giornalisti e siamo meno giusti. Minzolini oggi è meno giornalista e meno giusto.

(di Francesca Fradelloni su Il Sardegna - E Polis del 7 maggio 2010)

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