“Caro Presidente, con molto rammarico, impegnato a seguire la fase conclusiva del Congresso dell’Usigrai e poi a Catania per un precedente impegno con l’Ordine degli Avvocati, debbo rinunciare a prendere parte al Convegno che celebra il Ventesimo anniversario dell’Ordine da te autorevolmente presieduto.
Faccio a Te ed a tutti i Colleghi le mie più sentite congratulazioni per quello che è certamente un importante traguardo, tanto più carico di significati in una fase che vede gli Organismi di categoria, Federazione e Ordine, come anche lo stesso INPGI, sottoposti a ripetuti e pesantissimi attacchi, primo dei quali il tentativo posto in essere dalla FIEG di annullare la pluridecennale storia di conquiste e di diritti che si incarna nel Contratto Nazionale di lavoro della categoria. E’ una stagione di difficoltà senza eguali nella lunga storia del giornalismo italiano, che ci deve vedere tutti impegnati nella difesa dei principi e dei diritti che sono alla base dei nostri organismi di tutela e di autodisciplina, presidi della nostra autonomia da ogni forma di interferenza e di potere esterno. Certo le trasformazioni intervenute vuoi nel mondo dell’informazione, vuoi nell’ambito della società stessa, richiedono che si ponga mano a riforme ed a migliorie di alto profilo e immediatamente riconoscibili. Ce lo chiede la categoria e ce lo chiedono i cittadini. La Federazione ha fatto nel recente passato uno sforzo di autoriforma, credo non banale, per far corrispondere il proprio assetto organizzativo alle nuove esigenze della rappresentanza e della tutela del lavoro giornalistico. L’Ordine è chiamato parimenti a riformare la propria Legge istitutiva, ovviamente reclamando il decisivo intervento del Legislatore, sempre però mantenendo quella bussola di riferimento che sta inscritta nell’articolo 2 della Legge, ovverosia il rispetto assoluto del principio di onestà e fiducia nei confronti del lettore. Quanto sapremo e riusciremo a fare di buono e di valido per il nostro impianto complessivo di rappresentanza e di tutela, a partire da una più pronta efficacia nell’autonoma applicazione della deontologia, non potrà non riverberarsi sull’insieme della classe dirigente del Paese, la quale pure è attraversata da correnti di stanchezza e di non sempre lucida e coerente determinazione nell’esercizio delle sue responsabilità. Aggiungo senza alcuna ritualità i miei migliori auguri di buon lavoro, sia per il Convegno che tocca un tema assolutamente centrato sull’orizzonte che ho cercato brevemente di delineare, sia per i prossimi vent’anni di attività dell’Ordine delle Marche.”